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Seguendo il filo del ragionamento dei retori dell’indipendenza dello sport dalla politica, allora forse si dovrebbe escludere la Fifa dal consesso dello sport internazionale e… ah , no, non si può fare, non esiste un organismo superiore alla Fifa nel calcio, tranne la politica, impossibilitata dall’ingerire su di essa. Siamo alle comiche inserite in situazioni di serie, fatte di un calcio italiano indebitato fino al collo, rimasto in piedi proprio solo ed esclusivamente per volontà politica, che se avesse dovuto seguire fino in fondo la retorica dell’indipendenza dello sport, avrebbe dovuto rimanere fuori dalle beghe economiche del calcio e far fallire così a ripetizione diversi e importanti club della nostra Serie A. E questa è una verità da tutti conosciuta. Non contenti di aver reso un convento da potenzialmente ricco a povero in canna, dove tutti i conventuali però sono assai ricchi e con contratti sempre in ascesa in un mondo del lavoro italiano dagli stipendi progressivamente deflazionati, i club tremano che qualcuno finalmente possa controllarli sul serio, e non come quella barzelletta della “Covisoc”, impegnata a fare la Bella Addormentata nel Bosco, a voler essere magnanimi, mentre la Juventus sprofondava in un autentico caos di bilancio(chiamiamolo così, và) e dalle parti del Milan ancora si faticava, e ancora si fatica, a capire chi sia realmente il proprietario del club. La politica sa come il calcio sia oggettivamente un bene comune e come abbia una importante funzione di pacificatore sociale, ed è solo per questo che nel corso degli anni gli ha consentito una scandalosa libertà di manovra,uno sfregio imbarazzante delle regole e un continuo aggiramento delle leggi vigenti. Ora c’è un Ministro dello Sport determinato a fare sul serio il Ministro dello Sport, profondo conoscitore della materia che fa parte di quasi tutta la sua biografia professionale, e ha giustamente avvertito tutti i naviganti delle acque del grande mare del calcio: “noi siamo profondamente convinti che la cronaca debba essere anticipata e non subita. Stiamo facendo un’azione preventiva perché di editoriali sdegnati, dopo i fatti, ne abbiamo letti veramente tanti”.
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L’Italia è un Paese abituato allo status quo, disponibile a cambiare qualcosa solo se tutto rimane come prima, refrattaria alle vere riforme perché potrebbero toccare rendite di posizione consolidate, salvo poi versare lacrime di coccodrillo quando arriva la bufera o quando ci si accorge che la nostra società immobile sta frenando ogni tipo di idea di sviluppo. La Covisoc, la Commissione di Vigilanza sulle Società di calcio Professionistiche, ha chiaramente fallito il suo mandato. Lo dicono i fatti, e le opinioni a volte è meglio lasciarle un attimo da parte. La politica sarebbe dovuta intervenire già all’epoca del caso Juventus/gestione Andrea Agnelli, ora, finalmente, ha deciso di farlo. Come ha ricordato in queste ore l’ex Amministratore delegato dell’Inter, Vincenzo Paolillo, “la politica ha creato Antitrust, Consob, Banca d’Italia. Questi enti non rispondono alla politica e questo deve avvenire anche nel calcio. I conti sono sempre più importanti e necessitano controlli. Ora sono fatti male, da incompetenti, oppure in maniera superficiale”. La sintesi dell’avvocato Paolillo è perfetta, ed è giunto il momento in cui la legge sia davvero uguale per tutti, premessa necessaria anche per un corretto svolgimento dell’avvenimento agonistico. Spero che Andrea Abodi, che vedrete come da alcuni organi di stampa sarà raffigurato come un odierno Achille Starace, porti al traguardo il suo progetto; conoscendolo so che farà tutto il lecito possibile perché ciò accada, e sarà solo un bene per il calcio.
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