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Eppure ogni volta che qualcuno di noi tifosi si azzarda a formulare un pensiero del genere subito appare un articolo in cui si intervista il Ghione o il Pellissier di turno che ci dice che Cairo sta facendo i miracoli per tenerci lì dove siamo e che dovremmo essere tutti felici e contenti. Il main stream funziona così. La torta è appannaggio delle solite squadre e il Toro, anzi il Torino di Cairo, fa la parte della tappezzeria bella, quella che rende la stanza più elegante ma è puro contorno. È una narrazione univoca e martellante che non ammette repliche. I cento anni di gloriosa storia del Torino? Zero, non contano nulla perché i tempi sono cambiati, ci diranno. E chissà perché per noi i tempi devono essere cambiati mentre per gli altri così non è. Il Torino non ha mai fatto parte storicamente della cricca che si è spartita il potere all'interno del calcio italiano, ma ha saputo ciclicamente imporsi perché aveva una filosofia che ciclicamente, appunto, portava risultati. Poi qualcosa si è rotto ed ha fatto comodo così. Ha fatto comodo che nessuno, tanto meno il signor Cairo che se ne guarda bene, riportasse in auge quella filosofia e quel modo di agire che portava successi o almeno ogni tanto la possibilità di ottenerli.
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Oggi secondo un pensiero diffuso dobbiamo lottare per il decimo posto ed esserne anche fieri. Certo io da tifoso sono fiero dei miei giocatori che per le possibilità che hanno sono dove sono e danno il massimo per ottenere quello che riescono ad ottenere. Il decimo posto è oggettivamente un buon risultato per le loro possibilità ed io sono fiero di loro e continuo a sostenerli visto che indossano la maglia granata e lottano per lei. Ma non posso essere fiero né contento di chi non mette Vanoli nelle condizioni di lottare per l'ottavo posto e magari l'anno dopo per il sesto e magari l'anno dopo ancora per il quarto posto e la Champions. Non citerò i soliti casi di squadre della nostra "forza" economica che ce la fanno o ce l'hanno fatta. Alzare l'asticella non vuole dire solo battere il Verona e andare a prendersi il decimo posto. Alzare l'asticella vuol dire, ad esempio, programmare con anticipo la prossima stagione per provare a lottare per le posizioni che contano. E questo si fa oggi per domani, non al 31 di agosto arraffando a destra e sinistra dopo aver sistematicamente depauperato la rosa vendendo i pezzi migliori a inizio mercato. Vincere detto da noi granata non deve essere una bestemmia, né deve farci vergognare anche al solo pensarlo. Però vincere è un processo lungo che non si manifesta così all'improvviso: occorre preparazione, investimenti e unità di intenti fra tutte le componenti. Cominciare a fare, almeno, questi passi sarebbe già una bella vittoria...
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.
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