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CULTO

Mister Hyde

Mister Hyde

Fino all’inizio di questo secolo, il derby della Mole era tutto tranne che scontato. Merito di un Toro che spesso si trasfigurava, si trasformava

Francesco Bugnone

Fino all’inizio di questo secolo, il derby della Mole era tutto tranne che scontato. Merito di un Toro che spesso si trasfigurava, si trasformava e buttava in campo tutti quei valori che tanto amiamo permettendoci di guardare la Juventus nelle palle degli occhi e, spesso, farle abbassare lo sguardo. La stracittadina più squilibrata d’Italia, così, diventava qualcosa che i bianconeri dovevano sudarsi dall’inizio alla fine per portare a casa punti. Anche il Toro retrocesso nel 1959, con la T di Talmone sul petto e un inglorioso ultimo posto finale, contro la Juventus di Sivori e Charles indossa un’altra faccia e, dopo aver perso l’andata 4-3, vince il ritorno 3-2 con tripletta di “Pecos Bill” Virgili.

Uno degli esempi più fulgidi del Toro che diventa Mister Hyde quando sente profumo di bianconero è la stagione 1970/71. Ne abbiamo parlato relativamente all’inseguimento a Lo Bello e ai torti arbitrali, ne riparleremo per la vittoria della Coppa Italia. In quell’anno particolare i granata ottengono tre punti in due gare caldissime che vale la pena di raccontare.

E’ la settima giornata e il Toro non ha ancora vinto una gara (cinque pareggi, una sconfitta), ma la Juventus “giovane” allenata dal povero Armando Picchi non è messa particolarmente meglio con sei punti (due vittorie, due pareggi, due sconfitte). Cadè schiera, con casacche dall’uno all’undici, Castellini, Poletti, Fossati, Puia, Cereser, Agroppi, Rampanti, Claudio Sala, Pulici, Maddè e Bui. Pupi non è ancora quello della cura giagnoniana, ma quando sente profumo di cosiddetti cugini sa già come spaventarli. 

Il Toro parte fortissimo e dopo pochi minuti reclama un clamoroso rigore per mani di Morini a stoppare una torre di Bui diretta verso Pulici. L’arbitro Carminati è piazzato benissimo, ma fa inspiegabilmente cenno di andare avanti. Il Toro attacca per tutto il primo tempo, però non riesce a trovare la rete sotto la Maratona. A inizio ripresa una stangata di Agroppi centra la traversa con Tancredi immobile. Anche la Juventus ne colpisce una, ma totalmente involontaria con un traversone sbilenco di Cuccureddu. 

Al 65’ Rampanti si destreggia bene ai venti metri e mette un filtrante per Pulici che arriva come un treno in diagonale, controlla e un passo dentro l’area spara un gran destro all’incrocio dei pali con Spinosi che lo guarda stupito. Col numero nove sulle spalle, invece del canonico undici, Pupi ha appena dato il primo schiaffone di una lunga serie ai bianconeri con una rete delle sue e poco importa che il compianto Beppe Barletti sbagli l’accento sul suo cognome, perché gli addetti ai lavori ci metteranno pochissimo a pronunciarlo bene. Paolino lancia i pugni al cielo urlando, mentre i compagni arrivano ad abbracciare quello che è un demonio in maglia granata.

Al 71’ Rampanti, scatenato, triangola con Maddè a destra e centra rasoterra per Pulici che, spalle alla porta, controlla e calcia fortissimo col sinistro centrando un clamoroso palo. L’impressione è che i granata, oggi, non li fermi nemmeno se gli spari coi figli del Fila che buttano in faccia agli avversari tutto quello che hanno imparato negli anni e chi è arrivato da altre squadre che pare abbia imparato tutto in fretta. Per esempio, Gianni Bui. L’ex veronese, su punizione da destra dell’onnipresente Rampanti, si butta splendidamente in tuffo di testa, senza paura di prendersi una botta da chi lo marca, è indirizza a rete. Il tocco di Morini è quello che prevarrà per i tabellini che annoteranno “autorete”, ma il pallone sarebbe entrato lo stesso. “Morgan" si dispera, Gianni si rialza col granata della maglia sporcato leggermente dal gesso che delimita l’area piccola. Esultanza contenuta, prima di scomparire nell’abbraccio dei compagni.

Una punizione di Capello allo scadere, parsa ai più di seconda, ma concessa di prima, e un lunghissimo recupero dato da Carminati con il pubblico granata che ruggisce di rabbia per il fischio che non arriva mai regalano qualche batticuore in più, ma le palpitazioni passano e invece il derby (e il sorpasso) restano. Derby che, in realtà, non è ancora finito finito finito.

Già, perché spesso il “meglio” arriva alla fine con Angelo Cereser e Pietro Anastasi, protagonisti di duelli memorabili. Due parole su Cereser, per gli amici “Trincea” il che la dice lunga su cosa dovesse provare chi passava dalla sue parti. Angelo è uno dei giocatori più amati dai tifosi, un simbolo del “Tremendismo”, basta sentire le sue interviste, quando racconta di come bianconeri e granata in città cercassero di evitarsi avendo addirittura i “loro” ristoranti per non rischiare di incrociarsi. Angelo si avvicina ad Anastasi, “reo” di qualche provocazione verbale in campo, col pallone in mano e lo invita a toccarlo, dato che non lo ha visto per tutti i 90’. Parapiglia, qualche gestaccio (Cereser dirà di averlo fatto ad alcuni tifosi juventini che gli avevano scritto lettere di insulti in settimana, Pietruzzu a un fotografo del Toro che lo aveva apostrofato malamente), tensione che non scema. La gente, nei bar, litiga su chi avesse ragione fra i contendenti, una sorta di supplementare di una stracittadina che non finisce mai.

Derby di ritorno, ventiduesima giornata: la Juventus è quarta in classifica a 25 punti, tagliata fuori dalla lotta scudetto, mentre il Toro è a soli tre punti di distanza dalla zona retrocessione. I bianconeri sono in casa per il calendario e i suoi tifosi cantano “serie B, serie B”. Non hanno ancora imparato cosa ci fa quell’aria a quei tempi. Il Toro, tra l’altro, benedice il fatto che si giochi in casa juventina, perché, essendo ancora sotto squalifica del campo dopo i fatti post-Vicenza,  almeno rivede il Comunale.

Una nota triste: sulla panchina bianconera siede Vycpalek e la tristezza è il motivo per cui è lì da metà febbraio. Armando Picchi non è stato sollevato per motivi tecnici, ma perché non sta bene e una bruttissima malattia lo porterà via a fine maggio. In campo i bianconeri provano a vendicare l’andata, nemmeno dieci minuti e Fabio Capello ci buca ancora, stavolta di testa su cross di Causio. Al 15’, però, Morini intercetta in area col braccio un centro di Fossati e, a differenza dell’andata, stavolta viene punito dal fischio di Gussoni. Calcio di rigore che Cereser trasforma con freddezza per il pareggio. Sullo slancio il Toro la ribalta al 27’ con Rampanti che, in mischia, si avventa su un pallone vagante in area e da posizione quasi impossibile, vicina alla linea di fondo, trova un’incredibile traiettoria per il 2-1. Cereser, protagonista assoluto, ci provoca un grosso spavento con un auto-palo, ma chiudiamo la frazione in vantaggio.

Nel secondo tempo, la Juventus ribalta la situazione con due reti di Bettega, al 60’ dopo una respinta di Castellini su Causio e al 78’ in seguito a un’altra ribattuta del Giaguaro su punizione ancora di Causio. Sembra il derby del numero undici bianconero, ma un fischio di Gussoni per una spinta in area di Morini su Bui lo gela ed è forse per questo che, mentre Cereser sta per battere il rigore, gli passa vicino e gli dice “tanto lo sbagli”. Il nostro numero cinque, sotto la Maratona, è di nuovo di ghiaccio al momento di calciare, ma meno al momento di festeggiare. Gesto dell’ombrello a Bettega come risposta all’augurio di poco prima, stesso trattamento verso i tifosi avversari. E’ 3-3, “il derby più grande” secondo La Stampa che commenta così una partita meravigliosa. 

La domenica successiva, sul neutro di Novara, il Toro non va oltre uno scialbo 0-0 contro la Samp. “I tifosi granata cominciano a sognare una stagione di soli derbies” è la frase con cui La Stampa apre il commento sulla partita. Una frase che dice tutto su quanto, quell’anno, diventassimo davvero un’altra cosa col bianconero davanti.

Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (o meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l’eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e…Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.

Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.

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