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Chi sono Lollo e Lallo

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Nel Segno del Toro / Torna la rubrica di Stefano Budicin: "il duo racchiuso in quelle due parole consonanti rappresenta due campioni granata di comprovata fama e talento oltre ogni dire"
Stefano Budicin

No, non sono una coppia di comici, se è questo a cui state pensando. E per quanto l'aspetto dei due soprannomi lasci pensare a stento a qualcos'altro, il duo racchiuso in quelle due parole consonanti rappresenta due campioni granata di comprovata fama e talento oltre ogni dire.

Un'altra celebre coppia granata è stata resa oggetto negli anni di un simpatico soprannome. Sto parlando di Walter Petron e Lelio Antoniotti, rispettivamente Lollo e Lallo. In realtà non è del tutto appropriato parlare di coppia, in quanto tra le due carriere vi è una distanza di un circa un decennio.

Walter Petron peregrina a Torino nel 1938, in estate, e pare quasi entrare assieme a Ferruccio Novo. Petron viene ceduto dal Padova a una cifra che ammonta a un quarto di milione di lire. Non ha neanche vent'anni e Petron è già ora uno dei calciatori più pagati della squadra. Un giornalista sportivo scriverà con un certo ghigno inemendabile:

Ha scarsa simpatia per quel suo imponente nome di Walter. È troppo romantico per lui così semplice, troppo maestoso per lui così timido. Preferisce farsi chiamare Lollo, un nometto dallo schietto sapore goldoniano che più si confà alla semplice indole della mezzala del Torino. A Padova dove seguì i corsi di istruzione calcistica lo chiamavano sempre così fin dai tempi in cui era semplicemente uno dei cinquecento sconosciuti tosi che improvvisavano partite nei prati.

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Un nome insomma che si confà all'indole spartana e deliziosamente ingenua di un calciatore molto capace. L'acquisto per 250mila lire viene infatti giustificato da una prestanza atletica rilevante, nonché una capacità tecnica sorprendente per un calciatore così giovane. Dopo aver vestito la maglia granata fino al 1942 per un totale di 107 partite giocate, Lollo si vedrà trasferito al Venezia, ultima squadra nella quale avrà la possibilità di militare. Morirà infatti a 26 anni il 21 marzo del 1945, a Padova, colpito da una scheggia cagionata da un bombardamento.

Lelio Antoniotti, invece, ebbe la fortuna di evitare un finale altrettanto tragico. A Torino rimase per tre stagioni, dal 1953 al 1956, in pieno periodo post-Superga. Giocatore brillante, si distingueva dagli altri per l'eleganza del suo gioco e una certa dose di raffinatezza nei movimenti. Era abile, veloce e intelligente, tecnico quanto bastava per fornire assist provvidenziali e intervenire al momento opportuno, fautore di "Uno stile inconfondibile, palese nella sua arte della serpentina, nella sua attitudine a inventare l'azione inaspettata, nei suoi guizzi che sfiorano l'erba del prato, nel suo stesso modo di filtrare attraverso i reticolati delle munite difese avversarie".

Il contributo di Antoniotti in quegli anni fu in altre parole fondamentale. E il soprannome Lallo, evidente storpiatura di Lelio, non può non rimandare al Lollo che si spense così tragicamente sotto le bombe a Padova. I due giocatori appartengono a due diverse fasi della storia del Torino. Il primo visse e respirò l’alone di invincibilità dei Campionissimi, il secondo fu tra coloro che si dettero più da fare per cercare di ricostruire una squadra a pezzi. A entrambi va il nostro grato e commosso ricordo.

Laureato in Lingue Straniere, scrivo dall’età di undici anni. Adoro viaggiare e ricercare l’eccellenza nelle cose di tutti i giorni. Capricorno ascendente Toro, calmo e paziente e orientato all’ottimismo, scrivo nel segno di una curiosità che non conosce confini.

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