È uscita su transfermarkt un'interessante classifica dei monte ingaggi della Serie B italiana. Ovviamente il Sassuolo per questa stagione 24/25 aveva il monte ingaggi più alto ed infatti ha dominato il campionato così come il Cosenza aveva il secondo monte ingaggi più basso ed è conseguentemente arrivato ultimo. Si potrebbe quindi liquidare il tutto dicendo che anche in B, come negli altri livelli del calcio nostrano ed europeo, i risultati siano proporzionati ai budget di ciascuna squadra. In realtà, però, analizzando sempre la stessa tabella con maggiore attenzione emergono alcune contraddizioni che contestano questa tesi troppo semplicistica: la Samp con il quinto monte ingaggi è arrivata terz'ultima retrocedendo clamorosamente in C, la Salernitana con il secondo monte ingaggi rischia di farlo ai playout, mentre dall'altro lato fa specie che la Juve Stabia con il budget più basso di tutta la B (inferiore anche a quello del Cosenza) sia entrata nei playoff molto agevolmente ed il Palermo lo abbia fatto al contrario con grande fatica nonostante il terzo monte ingaggi della cadetteria. Il Pisa stesso che ha inseguito il Sassuolo per tutta la stagione ed ha centrato la A diretta non aveva che l'ottavo monte ingaggi.


Il granata della porta accanto
Per vincere servono i budget o le competenze?
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Insomma, per farla breve, ancora una volta i risultati di campo ci dicono che i successi (o gli insuccessi) non si costruiscono solo con i soldi, ma anche con dosi di competenza direttamente proporzionali. Sarebbe facile in questo senso fare anche riferimento al Bologna fresco vincitore della Coppa Italia e l'anno passato qualificato alla Champions League: non è certo il budget messo a disposizione da Saputo che ha fatto la differenza per i rossoblù emiliani, ma una struttura societaria che, a partire dal DS, ha saputo fare le cose per bene scegliendo gli staff tecnici più adeguati e i calciatori con il miglior rateo tra rendimento e costo. Fa ridere quando ci si appella ai fatturati per giustificare la mancanza di risultati. Lo fa da sempre Cairo, ma lo fa anche gente come Antonio Conte salvo poi smentirsi da solo visto che il suo Napoli quest'anno è a due passi dallo scudetto. Budget o competenze quindi? In realtà l'uno non può fare a meno dell'altro. Senza soldi è quasi impossibile costruire squadre vincenti, ma senza competenze nemmeno tutto l'oro del mondo garantisce il successo. Gli investimenti dovrebbero essere proporzionati, ma soprattutto guidati da persone che hanno le giuste competenze. Sartori è un DS che ha dimostrato di saper fare ottime squadre con fondi relativamente modesti: non sempre le ciambelle escono con il buco, questo è vero, ma se il pasticciere ci sa fare non sarà solo la quantità di farina a disposizione a fare la differenza.
Quello che preoccupa è che in Italia, sono sempre di meno le realtà che puntano sulle competenze. A tutti i livelli. Non sarà sfuggito a nessuno di voi l'inchiesta delle Iene sui giri di soldi dati a procuratori (nel caso specifico all'agenzia del figlio di Salvatore Bagni, ex scudiero di Maradona nel Napoli di fine anni Ottanta) e ds compiacenti: dall'inchiesta emerge che pagando cifre intorno ai trentamila euro si può garantire ad un giovane calciatore un anno da titolare in Serie C. Robe da far accapponare la pelle! Chi bazzica il mondo del calcio giovanile e dilettantistico sa, però, che purtroppp le voci di tali pratiche sono diffuse più di quanto si immagini: ciò che Le Iene hanno portato a galla con il loro reportage è probabilmente solo la punta dell'iceberg di un malaffare che in maniera odiosa fa principalmente il male del calcio italiano. Ci stupiamo che non emergano talenti dalle giovanili dello stivale, ma forse tale stupore è da ingenui se poi le cose funzionano come ci ha illustrato Salvatore Bagni. Se un DS invece di comprare i giocatori forti per migliorare la rosa della squadra della società per cui lavora prende giocatori che pagano per fare parte della rosa stessa e addirittura per avere un posto da titolare allora è matematico che i risultati siano quelli sotto agli occhi di tutti. È chiaro che in Serie A queste dinamiche siano, per fortuna, quasi impossibili da trovare, ma è altrettanto vero che i DS della massima serie siano spesso "ostaggi" dei procuratori ai quali sono legati mani e piedi perché sono i procuratori stessi, sovente, ad orientare i mercati delle squadre sfruttando le posizioni contrattualmente dominanti dei propri assistiti (si pensi, ad esempio, a cosa succede quando un giocatore a due anni dalla scadenza del contratto decide di non rinnovare con la sua attuale squadra). I bravi ds come Sartori non aspettano che siano i procuratori a proporre i giocatori perché sanno già quali giocatori non ancora al top (e quindi non ancora contrattualmente così forti da "condurre il gioco") siano da prendere e far crescere. La competenza, unita ad un budget sufficientemente adatto allo scopo, può permettere in qualche caso alle squadre medie di far "saltare il banco" del calcio moderno che vorrebbe fossero i fatturati a comandare i risultati. E gli esempi di questo, come detto precedentemente, non mancano affatto. Forse avrete notato in questo mio articolo non citare, quasi mai, il nostro Toro, ma credo sia facile per tutti immaginare il perché...
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Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.
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