Cosa non ha funzionato? Siamo consapevoli di non aver acquisito un metodo di studio, sì? Bene, organizziamoci per il futuro. Condividiamo un progetto che convinca i tifosi a riempire lo stadio anche se piove a secchiate come domenica, e puntiamoci l’anima, su quell’idea. Che l’esperienza Miha serva a capire in cosa vogliamo essere diversi, e che Mazzarri disegni il Toro che vorrei. E lo faccia a porte aperte al Fila, magari. In modo che non ci tocchi sempre bussare, per entrare a casa nostra. Che se in famiglia uno si sente accolto e coinvolto, poi è pronto a fare sacrifici, gli straordinari…
Finisce la partita e aver saltato due volte sul seggiolino urlando i nomi di Belotti e De Silvestri, ha migliorato un po’ l’umore. La felicità, alla fine, si vive ad attimi.
Il nostro Toro fa il giro del campo per salutare i tifosi per l’ultima volta nell’annata 2017-2018. I giocatori sfilano agitando le braccia, qualcuno al seguito ha un bimbetto, qualcun altro si leva la maglietta. E mentre camminano scatta il toto-Toro: chi rimarrà il prossimo anno? Il primo della fila, il nove, quello che ora è fermo a salutare, che farà? Per una volta sarebbe bello stabilirlo subito, se col Capitano rimarremo buoni amici o se ci fidanzeremo un altro anno. Così, tanto per provare l’ebbrezza di non ballare tutta l’estate sulla stessa mattonella. Riconosco al Gallo un altissimo merito granata: aver entusiasmato i bambini, facendo alzare loro la mano sulla fronte, a drizzare la cresta e ad inorgoglirsi di Toro.
Ormai i giocatori hanno terminato la sfilata (saltando all’interno del campo davanti allo spicchio degli ospiti però, perchè meritano l’onore delle armi, gli ospiti), scattano la foto di fine anno e se ne tornano negli spogliatoi.
Ai tifosi non rimane che salutare i vicini di seggiolino - e di pena - dell’avventura Toro 2017/2018, stringere un po’ di mani. E tutti a dire: “Allora buone vacanze!”, “Ci vediamo il prossimo anno?”, “Ah io no, basta!, l’abbonamento per venire a veder giocare alle bocce, non lo faccio più!” .
Vien quasi da sorridere, è un deja-vu: le stesse frasi dell’anno scorso.
E di quello prima.
E di quello prima ancora.
E di quello…
Vabbè dai, che è ora di andare. Ma non sei ancora fuori dal Grande Torino che inizi a pensare che c’è ancora una partita, e dici: “Oh, ma ti ricordi quella volta col Genoa, nel recupero, Immobile e Cerci…”
Mi sono laureata in fantascienze politiche non so più bene quando. In ufficio scrivo avvincenti relazioni a bilanci in dissesto e gozzoviglio nell’associazione “Brigate alimentari”. Collaboro con Shakespeare e ho pubblicato un paio di romanzi. I miei protagonisti sono sempre del Toro, così, tanto per complicargli un po’ la vita.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
/www.toronews.net/assets/uploads/202508/2152c6c126af25c35c27d73b09ee4301.jpg)