La distinzione tra vincere e perdere, però, quando si parla di Toro è riduttiva e non inquadra il vero nocciolo della questione che alla fine è racchiuso in una semplice e magica parolina: identità. Quando penso a cosa voglia dire tifare Toro, nel mondo vedo solo un esempio che, pur coi suoi tratti unici ed irripetibili, può rendere l'idea a chi non lo capisce: l'Athletic Bilbao. La società basca accetta solo giocatori baschi e si fonda su di una caratteristica unica che richiama ad un'identità ben precisa (in questo caso nazionalistica) che accomuna chi ci gioca e chi la tifa. Il Toro, pur con un'identità meno marcata perchè non basata su un fattore "patriottico", in realtà storicamente si basa su uno schema di fondo molto simile: il tremendismo, il non mollare mai, l'antagonismo verso l'altra squadra cittadina, il conto aperto col destino sono tutti valori che fino a poche decine di anni fa erano comuni a chi scendeva in campo e a chi stava sugli spalti. Il vivaio era il trait d'union tra la tifoseria e la prima squadra: giovani (magari già tifosi) cresciuti in un certo modo che una volta grandi incarnavano sul rettangolo verde le aspettative di chi li sosteneva con passione. Oggi semplicemente per tutta una serie di circostanze esterne (la deriva economicista del calcio moderno) ed interni (pessime gestioni societarie da Calleri in avanti) hanno portato ad una progressiva perdita di identità che si riflette in una minore forza della squadra nel panorama italiano. Il Toro che si faceva rispettare da tutti e che sapeva anche costruire cicli vincenti (il Grande Torino ed il Torino degli anni Settanta) non c'è più e la società attuale (e qui mi lego a quanto sostiene Cassardo) non è in grado di ricostruire quel binomio vincente in cui l'identità della squadra era la stessa dei tifosi. La cosa grave è che, contrariamente a quanto ci vogliano far credere, in realtà sarebbe possibile seminare in questo senso, provando davvero a rifare del Torino il Toro. La cosa grave non è un Torino che non vince, ma un Torino che nemmeno ci prova a costruire se stesso per tornare a vincere. Quanto vuote suonano ancora oggi le parole di Ventura quando diceva che voleva ricostruire la cellula granata dalla quale ripartire. Ripartire siamo ripartiti, per carità, grande merito a lui, ma quella cellula, di granata, aveva ben poco ed oggi la conferma è sotto gli occhi di tutti...
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.
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