Torna l'appuntamento con "Prima che sia troppo Tardy", la rubrica a cura di Enrico Tardy
I nostri eroi hanno rivitalizzato una Lazio non certo irresistibile disputando una gara piatta, senza picchi, frizzante come un bicchiere di Sangemini. Non riusciamo da tempo immemorabile a fare il fatidico passo avanti per progredire e diventare finalmente una squadra di un livello superiore. I nostri limiti sono lì, davanti agli occhi: due gare di livello medio alto e torniamo a casa con un punto. Contro la Roma la squadra mi era parsa tatticamente centrata, azzeccata, contro la Lazio meno. Nulla di evidentemente illogico o sbagliato, ma le pedine schierate non erano tutte nella giusta casella. Almeno questa è stata la mia impressione. Il duo Duvan-Tonny, forse va bene per frangenti di gara con le squadre più stanche, come formazione base ho delle perplessità. Rimangono impressioni da tifoso non da tecnico.
Depurata da questioni di schieramento la gara ha evidenziato un Toro mentalmente incapace di voler far propria la gara, ordinato il primo tempo, gabbato nel secondo da due buone giocate dei biancocelesti. C'era stanchezza, è evidente, soprattutto mentale. Quando iniziamo il nostro prolungato possesso palla intriso di tanti retropassaggi spaziando per tutto il terreno di gioco, si capisce l'aria che tira. Manca la volontà di "far male", calcisticamente parlando, all'avversario come dato culturale direi. Sfondare la porta avversaria a volte pare un'eventualità occasionale non l'obiettivo essenziale. D'accordo sul gioco, sugli schemi, ma occorre entrare in area per provare a far gol diversamente in attacco avremo sempre numeri stitici. Organizziamo una buona trama sulla trequarti e poi torniamo indietro quasi avessimo raggiunto lo scopo. Ad oggi siamo ancora altalenanti, contro Salernitana e Roma abbiamo disputato due buone gare, contro Genoa, Cagliari, Milan e Lazio no. È bene ricordarselo e non farsi confondere le idee da un singolo episodio o buona giocata di questo o quel calciatore.