Il suo esordio in Nazionale cadde l'11 maggio del 1947 contro l'Ungheria di Szengeller e del giovane Puskás a Torino, con il risultato a favore degli Azzurri (dieci granata in formazione, schierati davanti al portiere bianconero "Cochi" Sentimenti IV) per 3-2. Ai festeggiamenti che seguirono Rigamonti mancava. Lo trovarono in una piazza di Torino che ancora tirava calci con tanti suoi giovanissimi amici e a piedi scalzi. Appena poteva, e anche quando non doveva, saltava in moto e spariva. Per dove? Una volta, dopo una visita lampo ai suoi a Brescia, venne rintracciato da uno zio a San Secondo, un paesino presso Parma; stava aiutando nella vendemmia i fratelli Gaggiotti, gli amici di sempre, che gli avevano dato rifugio insieme ai fratelli Luigi e Dante durante la guerra. Nel parmense contava amicizie, simpatie e spesso vi ritornava in moto nei giorni di libertà. Sostava a San Secondo, ma non disdegnava di portarsi a Zibello, alla mensa della signora Zaira, dove alla Buca era di casa. A quei tempi la trattoria a ridosso di un argine del fiume Po era un posto semplice, e il nome lo conferma, dove si gustavano piatti eccezionali e dove il culatello, familiarmente servito, era il piatto clou.
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La foto storica, iconica del Grande Torino, fu scattata prima del derby Torino-Juventus 3-1., 13 febbraio 1949. L'originale in bianco e nero vede Mario Rigamonti unico giocatore senza lo scudetto sul petto. La foto venne poi opportunamente colorata per onorare la memoria del Grande Torino, e anche Rigamonti vi è rappresentato con lo scudetto sulla maglia. La Signora Bertazzini volle apporre "...solo il fato li vinse". Metà stopper, metà moto. Splendido atleta, rock solid. Insieme al signor Ferrero, che pieno di orgoglio ancora ne raccontava quella mattina dell'inverno 1977. Quando il Torino era, ancora una volta, veramente grande. Mario era anche bello. Con il mantovano Danilo Martelli, antesignano del numero 13 universale per il Grande Torino, all' occorrenza terzino, mediano o mezzala, ed il ligure di Vado Valerio Bacigalupo II, il nuovo portiere della Nazionale, componevano il Trio Nizza. Rigamonti avrebbe potuto figurare nel cast di "Easy Rider". E penso che di Lassù, Mario Rigamonti abbia seguito con un occhio di riguardo, magari ammiccando, le gesta sul campo e on the road di Enrico Annoni, indimenticabile stopper della cavalcata UEFA 1991-92. La bandana non era di moda ai tempi del "Riga", ma lo spirito era quello. Quello del Toro.
Gianni Ponta, chimico, ha lavorato in una multinazionale, vissuto molti anni all’estero. Tuttavia, non ha mai mancato di seguire il “suo” Torino, squadra del cuore, fondativa del calcio italiano. Tra l’altro, ha scoperto che Ezio Loik, mezzala del Grande Torino, aveva avviato un’attività proprio nell’ambito dell’azienda in cui Gianni molti anni dopo sarebbe stato assunto.
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