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toronews interviste Ardito a TN: “Palloni? Non è un falso mito, prima di Cairo non li avevamo”
Esclusiva

Ardito a TN: “Palloni? Non è un falso mito, prima di Cairo non li avevamo”

Andrea Calderoni
Andrea Calderoni Caporedattore centrale 
In esclusiva le parole dell'ex centrocampista granata, uno dei giocatori della prima ora del Torino di Urbano Cairo

Andrea Ardito nell'estate 2005 è arrivato al Torino prima di Urbano Cairo. A metà agosto era già sotto la Mole e aveva già firmato un contratto con la società gestita dai lodisti. Poi, il 2 settembre fu annunciato Cairo e Ardito restò nel Torino iniziando una cavalcata memorabile.

Buongiorno Andrea. Vent'anni di Cairo al comando del Torino. Lei è uno della primissima ora. Cosa ricorda di quei giorni dell'estate 20o5? "Mi ricordo bene quei giorni. Arrivai da Siena e firmai con i lodisti, Giovannone e Marengo. Il 17 agosto partimmo per il ritiro più o meno per una settimana. Già lì si leggevano i giornali e si vedeva che c'era un interessamento di Cairo. C'era grande incertezza perché non sapevamo che fine avremmo fatto. Non mancava l'entusiasmo sebbene fosse una situazione instabile. In più i tifosi per un paio di volte non ci fecero allenare perché intervennero con i fumogeni e le bombe molotov per far sì che la società cedesse tutto a Cairo. Il ritiro fu rotto, restammo a casa un paio di giorni e poi Cairo subentrò. A quel punto qualcuno che non aveva ancora firmato andò via, così come chi non rientrava nei piani. Per fortuna rientrai nei piani e così vissi da vicino la crescita di quella squadra. Ogni giorno arrivavano tre o quattro giocatori e addirittura la prima partita con l'Albinoleffe esordì Muzzi che si era aggregato alla squadra la mattina. Non eravamo ancora una squadra ma si creò subito un gruppo di uomini forti. Facemmo capire cosa significava essere del Toro fin dal primo giorno". 

Cairo ripete spesso che non c'erano nemmeno i palloni al suo arrivo: è vero o è un falso mito?"Non è un falso mito. Prima dell'arrivo di Cairo non c'erano davvero i palloni. In quei giorni di ritiro avevamo davvero due palloni della Nike, tre dell'Adidas, cinque della Mitra. Qualcuno aveva le maglie rosse, qualcun'altro le maglie bianche. Avevamo però tanta voglia di far parte di quel nuovo corso che non ci fermava nulla". 

Come vede il Torino in questa stagione?"Il Torino di oggi è un cantiere aperto, c'è scritto cantiere aperto. Il Torino per tantissimi anni ha giocato a tre, anche nello scorso campionato era stato costruito per giocare a tre. Quest'anno è arrivato Baroni e ha proposto un nuovo modo di giocare. Il mercato del Torino è stato diverso rispetto al recente passato, purtroppo la batosta contro l'Inter ha immediatamente spento l'entusiasmo. Contro la Fiorentina ho visto segnali incoraggianti, ho visto una squadra tosta e unita. Non è però ancora la squadra di Baroni". 


Asllani può essere centrale per questo Toro?"Dev'essere una grande opportunità. Asllani è esploso all'Empoli dove ti concedono tanto in caso di errori. Poi è andato all'Inter e si è dovuto confrontare con grandi campioni e l'impatto non è stato facile. Ora al Torino può davvero diventare un leader tecnico del centrocampo. Un regista puro come lui è mancato al Torino negli ultimi anni". 

Va detto che in questi vent'anni al comando del Torino i numeri di Cairo non possono soddisfare. Ormai è insanabile la frattura tra tifoseria e presidente?"Una presidenza di vent'anni è come un matrimonio di vent'anni. All'inizio si vedono solo i pregi e si concedono gli errori. Tutto sembra bello. Poi, con il tempo inizi a vedere i difetti e a non scontare più nessun errore. Ora si percepisce proprio il distacco tra piazza e presidente ed è un peccato doppio per una società come il Torino che fonda tutto sull'amore reciproco. Sono i risultati a migliorare l'umore, speriamo si possa ricomporre la passione".