Dopo lo Scudetto del ‘46, il Torino si prepara a difendere il Tricolore in un campionato lungo e complesso. Ma quella che prende forma è una macchina perfetta, capace di imporsi con un gioco corale, fisico e incredibilmente attuale. Il merito è anche del ritorno di Ernö Egri Erbstein, il visionario tecnico ungherese sopravvissuto all’Olocausto, che costruisce il centrocampo più forte d’Europa, imperniato su Grezar, Castigliano, Loik e Valentino Mazzola.
È proprio Mazzola, con la sua forza carismatica e il famoso gesto delle maniche rimboccate, a diventare il simbolo del “quarto d’ora granata”, quel momento magico in cui il Torino ribaltava le partite con un'energia incontenibile. Le sue giocate, i gol, le triplette (ben quattro in stagione) lo consacrano come il miglior calciatore del campionato, capace di trascinare il Toro anche nei momenti difficili.
L’episodio racconta anche la nascita di nuove stelle, come Danilo Martelli, e la ricomposizione di vecchi equilibri con il ritorno di Romeo Menti. Spazio anche agli aneddoti curiosi (Ferraris che lascia il campo per prendere il treno!) e al contesto sociale di un’Italia che rinasce attraverso lo sport.
Il finale è già leggenda: 104 gol segnati, 63 punti conquistati, imbattibilità casalinga, dieci granata su undici in Nazionale. Uno Scudetto – il terzo consecutivo – che non è solo un trofeo, ma un manifesto di bellezza calcistica, frutto di una visione lucida, moderna e straordinariamente attuale.
Ascolta l’episodio 31 di Invincibili – Il Grande Torino e rivivi un’epoca in cui il Toro non dominava solo il campo, ma scriveva la storia del calcio. Il podcast disponibile su Spotify, Apple Podcast, e tutte le piattaforme gratuite. Buon ascolto!
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