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Ludergnani in conferenza: “Programmazione, Robaldo e futuro. Ecco come la vedo”

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Il Responsabile del Settore giovanile granata risponde alle domande in conferenza al termine di una stagione storica con due tricolore portati a Torino
Irene Nicola
Irene Nicola Redattore 

Termina una stagione ricca di successi per il Settore giovanile maschile granata. Dopo aver centrato la qualificazione alle fasi finali con tre squadre - Under 18, Under 17 e Under 16 - e dopo aver portato a Torino due scudetti dal sapore di storia con l'Under 18 e con l'Under 17, il Responsabile del Settore giovanile granata, Ruggero Ludergnani, interviene in conferenza stampa. Di seguito le sue risposte alle domande dei giornalisti accreditati e presenti allo stadio Filadelfia.

Due scudetti del Settore giovanile mancavano da più di trent'anni. Cosa significa e cosa hai portato di nuovo per arrivare a questo traguardo? "Ce ne rendiamo conto con il passare dei giorni, non conoscevo questa ricorrenza dei trent'anni. Vincere due scudetti nella stessa stagione è qualcosa di difficile realizzazione ma soprattutto ne parlavamo la sera della cena con lo staff Under 18, sicuramente come si vince è figlio di una programmazione che è partita quattro anni fa. Mi dispiace che il nostro lavoro viene sempre esaltato quando si vince, se avessimo perso all'ultimo si sarebbe esaltato meno un lavoro che facciamo da anni. Più passerà il tempo, più passeranno gli anni e più ci si renderà conto di cosa sia stato fatto"


Dei ragazzi che ora hanno vinto, ha già un'idea di chi salirà? Ha avuto modo di parlare con Baroni?"Siamo stati tanto impegnati, abbiamo avuto la possibilità di conoscere Baroni dieci giorni fa ma non abbiamo ancora avuto modo di parlare approfonditamente. Il ritiro congiunto vale la continuità di un lavoro di condivisione partito anni fa. L'obiettivo primario per noi è produrre il più possibile giocatori, non è che adesso che si vince cambia il focus. La mia comunicazione è sempre quella: produrre giocatori. Di questo parlano i numeri, non le chiacchiere. Il nostro obiettivo è quello. Poi vincere fa piacere a tutti, i riflettori si accendono con le vittorie ma al di là di quello sono convinto che si facesse un grande lavoro anche prima".

Quanti dei giocatori scudettati tra U18 e U17 saranno giocatori professionisti, facendo una stima percentuale?"Domanda a cui è impossibile rispondere. Io posso avere idee, in Italia si dice che siamo tutti allenatori e ognuno fa una valutazione soggettiva sui giocatori. Alcuni credo abbiano questa possibilità, ma da qui al fatto che possa avvenire questa cosa c'è uno step. Alcuni sono ragazzi giovani, voglio spegnere l'attenzione su determinati singoli perché bisogna dare loro il modo di crescere e lavorare. Alcuni possono fare questo percorso come i sei che hanno esordito in Serie A. Ma io sono pragmatico e freddo. Cacciamani è partito con l'Under 18, a fine stagione era addirittura in Serie A. Difficile rispondere, non è giusto che lo faccia io. Ci sono tanti giocatori che hanno la propria storia, per noi la cosa più difficile nella gestione è far capire che la strada è lunga. Per loro è importante restare con i piedi per terra, c'è ancora tanta strada da fare. Sicuramente in entrambi i gruppi ci sono un paio di giocatori per annata che possono avere questo obiettivo davanti per esordire in Serie A. Devono lavorare tanto".

Il passo in più è far sì che i ragazzi si allenino e giochino tutti nello stesso luogo. A che punto siamo con il Robaldo, il prossimo anno è quello giusto?"Il Robaldo è una cosa che sento sia molto dibattuta in questi mesi. Il programma è molto chiaro. Da agosto quando ripartirà la stagione delle categorie più piccole, le squadre dall'Under 16 all'Under 13 inizieranno ad allenarsi nel centro sportivo. Under 13, Under 14, Under 15 e Under 16 svolgeranno il loro campionato ufficiale nella struttura perché gli spogliatoi del campo 3 e del campo 4 sono già operativi e quindi lì i ragazzi potranno svolgere già la settimana tipo del loro campionato. Per quanto riguarda Under 17, Under 18, Under 20 ripartiranno a Orbassano fino al completamento della struttura più corposa, con palestra e aule video, ristorante... Quando sarà completa quella struttura, andremo dentro. Idealmente a gennaio 2026 saremo tutti dentro. Poi ci sono i tempi tecnici, il nostro obiettivo è quello nel planning che ci siamo dati. A quel punto lì tutti anche le tre squadre più grande che inizialmente inizieranno la stagione a Orbassano, si sposteranno. Ci sposteremo tutti lì al Robaldo".

Quali saranno gli allenatori del Settore giovanile, sono già state fatte le scelte? "Sugli allenatori faccio una premessa. In dodici anni non ho mai dovuto sollevare un allenatore dal proprio ruolo, mi è spiaciuto farlo con Tufano. Gli chiedo scusa e non è etico a livello giovanile. Dovevamo prendere in mano la situazione, abbiamo pensato con Vagnati, Moretti e Cairo il passaggio. Ci siamo assunti dei rischi, stravolgendo due o tre gruppi con una soluzione interna. Ho sempre avuto fiducia negli allenatori che abbiamo spostato e coinvolto. Innegabile che queste scelte comunque hanno pagato. Io faccio della continuità il mio credo. Ripartiremo da Fioratti in Primavera, da Vegliato in Under 18, Rebuffi in Under 17, Catto in Under 15. Valutiamo Under 16: La Rocca che è uno di noi, ma stiamo pensando a un progetto specifico. Continuità non perché hanno vinto, ma perché sono persone con cui si condivide un lavoro, ci si confronta, ci si può lavorare insieme. Vegliato è stato con Fioratti, Fioratti è sceso con lui a Latina a preparare le partite insieme. Queste cose valgono, sono bravissimi tecnici e uomini e persone di spessore. Come ho detto al presidente, continuità. Ripartiremo da loro".

Come è stata la programmazione dell'Under 18, considerando l'efficacia con cui sulla categoria il Toro è riuscito a passare da un campionato faticoso lo scorso anno a quello dominante di questo?"In questi dodici anni di Settore giovanile, in maniera del tutto onesta degli errori li ho fatti. L'anno scorso con l'Under 18 abbiamo avuto qualche problema, la rosa era corta. Noi siamo una società che è molto a disposizione della prima squadra, e deve essere molto disponibile per la prima squadra. Nella stagione 2023-2024 abbiamo pagato, ma quella stagione ci ha insegnato tanto. Ci ha insegnato nell'ovviare e nel prevenire i problemi. La base era diversa anche e ci ha permesso di farlo. Da lì siamo andati a costruire il gruppo. Il campionato Under 18 da sei anni a questa parte ha subito cambiamenti nella struttura, da undici squadre a due gironi a un campionato unico. Queste cose ci hanno insegnato a programmare in maniera diversa".

Quale percorso pensate per accompagnare i giocatori a diventare calciatori pronti per la Prima squadra? "Per noi è la responsabilità maggiore. Il percorso che si crea ora per i giocatori determina un indirizzo o un altro. Con Vagnati e Moretti, il focus va posto ogni settimana, ogni mese, per fare il punto sullo sviluppo dei singoli. Ogni ragazzo ha un proprio percorso migliore. C'è chi è avanti o più indietro tecnicamente, fisicamente. Su quello sarà determinante la valutazione con la Prima squadra, sapendo che abbiamo una grande responsabilità. Quello è sicuro. In Primavera da due anni ci sono regole nuove per la distinta, l'anno prossimo ancora cambieranno. Su 22 giocatori, 10 giocatori devono essere local con 24 mesi nel Settore giovanile granata e 10 italiani. Bisogna mettere insieme le regole, i percorsi dei singoli. C'è tutto un ragionamento dietro a ogni caso. Il lavoro va fatto in simbiosi con i direttori della Prima squadra, da lì si va a rendere più fruttifero o meno il percorso. Ci sono giocatori che andranno diretti in Serie A, altri per cui si valuta la B, altri la C. Su ogni singolo giocatore vanno fatte valutazioni".

Qual è la cosa che le ha dato più piacere o le è riuscita meglio nel quadriennio? "La cosa che mi fa più piacere di questo quadriennio? Io ho parlato poco in questi quattro anni, sapevo che dovevo lavorare e migliorare. Insieme al mio gruppo di lavoro, al mio braccio destro che è Caprari. Mi fanno piacere i fatti. I fatti hanno dimostrato che abbiamo lavorato tanto. La sera dello scudetto Under 18 il ci siamo detti che il destino ha voluto che vincessimo il nostro primo titolo con il primo gruppo ereditato quattro anni fa. Abbiamo perso una semifinale scudetto immeritatamente con la Primavera, abbiamo perso una finale al Viareggio, abbiamo perso con amarezza la finale di Coppa Italia sempre con la Primavera. L'U18 è il primo gruppo ereditato quando arrivato a Torino, era destino che fosse quello a vincere. Abbiamo lavorato tanto".

Quale è il valore aggiunto del Robaldo?"Due anni fa abbiamo investito inizialmente sull'idea di Orbassano per far lavorare lì tre squadre bene con tutti gli strumenti necessari e per avere maggior controllo sulle squadre. Questo ha alzato lo standard del Settore giovanile. Ora entreremo nella nuova dimensione del Robaldo. Ci porterà tanto. Significa che apriamo una finestra e abbiamo i ragazzi sotto che si allenano. Lo staff può parlare con noi in ogni momento, salire una scala e interpellarci. I ragazzi tra gruppi si possono conoscere con più facilità, alcuni non si conoscevano neanche di viso allenandosi separatamente in luoghi diversi. Gli allenatori potranno condividere più cose. Fare allenare i giocatori in un ambiente granata non è una stupidaggine. Sono tante cose che non possono non portare un vantaggio. Entriamo in una sfera che sarà solo un impulso in più. Anche dal punto di vista dell'immagine".

Quali sono i tre pilastri su cui si basa il suo lavoro?"Quando sono arrivato qua la prima cosa che dissi al presidente era che senza le strutture, senza un'organizzazione e un lavoro di scouting non si poteva andare da nessuna parte. Bisogna costruire dal basso i gruppi e lavorare. Abbiamo subito cercato di dare un'organizzazione capillare al Settore giovanile, inserendo più figure nell'organigramma. Ancora non abbiamo raggiunto quello che io vorrei, c'è bisogno di un'organizzazione grossa. Il Settore giovanile solo di persone che lavorano ingloba 150 persone. Ci va una struttura organizzativa forte per tenere in piedi la struttura. La seconda cosa è stata lavorare sulle strutture nel minor tempo possibile e nel migliore modo possibile. Abbiamo preso un convitto di alto livello, lavorato sui campi di Orbassano, abbiamo preso pullmini nuovi, abbiamo messo navette corpose per andare a prendere ragazzi locali fuori dalle stazioni. In ultimo, che non è ultimo, il reclutamento dei giocatori. Abbiamo cercato di creare una struttura di scouting settorializzata, con l'arrivo di Sclosa si è andato a migliorare il settore. Parliamo di scouting nazionale, territoriale ed estero. Servono più persone per tre compartimenti molto diversi. Sintetizzando: parte organizzativa, strutturale e reclutamento. Aggiungo un quarto punto. La grossa presenza quotidiana su giocatori e staff. Non possiamo lasciare soli allenatori, giocatori. Bisogna creare mentalità. Noi siamo passati con i gruppi 2007 e 2008 con tante delusioni. I 2008 tre anni fa perdettero il derby in maniera pesante, ricordo le nostre facce. Con i 2007 l'anno scorso perdemmo i playoff con il Sassuolo malissimo. Con i 2008 l'anno scorso non eravamo pronti per i playoff con l'Atalanta. Tutti step che sono serviti, lavorare su mentalità dei giocatori è stato importante. Sono quattro i punti fondamentali del nostro lavoro. L'ho detto e lo penso, da solo io non posso fare niente. Dietro di me c'è un gruppo di lavoro che lavora fortissimo, a volte anche più di me e senza loro niente sarebbe possibile. Vorrei ringraziarli pubblicamente".

I ragazzi faticano a fare il salto in Serie A, qual è l'ostacolo che impedisce ai giocatori anche poi in ottica nazionale di superare questo blocco?"Non ho la verità in tasca. Ho la mia idea. Non ci dobbiamo mai fare abbagliare dai risultati, si possono ottenere in tanti modi. L'obiettivo del Settore giovanile è far crescere giocatori, non vincere scudetti. Se alla fine di questo biennio di 2007 e 2008 non abbiamo prodotto giocatori, questi trofei sono bellissimi ma non raggiungono il nostro obiettivo. I valori assoluti nelle squadre fanno i giocatori. Non guardiamo i risultati pensando che per forza ci siano valori all'interno delle squadre. Se arrivano è innegabile che ci siano, ma poi ci sono valutazioni continue. L'altra cosa che dico è, in questo sono fortunato, ci deve essere più attenzione a chi sta sopra nelle società a quello che c'è sotto, al patrimonio nel Settore giovanile. Se non conosci, non puoi accompagnare i giocatori. Io sono fortunato, mi confronto tanto con Moretti e Vagnati. Da sopra è opportuno che nelle società ci sia maggiore sensibilità e conoscenza. La responsabilità che noi abbiamo nel creare il percorso fa la differenza nel produrre più o meno i giocatori".

Quanto aiuta avere in Prima squadra allenatori che sono partiti dal Settore giovanile per accompagnare i giovani?"Cento per cento. Anche quello fa parte di una filiera producente. La risposta è assolutamente sì".

Quanto è importante il budget messo a disposizione al Settore giovanile?"Importante. Non tanto per il giocatore da comprare. La professionalità ha un costo, lo sviluppo per aiutare i giocatori a crescere ha un costo. Sono d'accordo. Dal nulla non nasce nulla. Se mettiamo a disposizione dei giocatori strutture, staff, persone, competenti. Abbiamo inserito sempre di più figure collaterali, dal nutrizionista allo psicologo, a preparatori specifici. Tante persone vanno inserite attorno al giocatore. Non faccio un ragionamento sul Torino in questo caso. Anno dopo anno, non lo dico perché devo dirlo, ho cercato anno dopo anno di migliorare le cose e inserire cose in più. Il presidente Cairo mi ha sempre dato fiducia e carta bianca, chiedendo giustamente spiegazioni come è normale che sia. Per migliore il movimento italiano deve fare attenzione a questo settore".

La rivalità cittadina con la Juventus, quattro anni dopo. C'è ancora un gap così grande e quanta strada va ancora fatta per ridurlo?"Sicuramente ricoprendo questo ruolo ho capito bene questa grande rivalità, soprattutto a livello giovanile c'è veramente tanto ma è bello che sia così. Io ho sempre detto ai miei ragazzi di fare la nostra strada, di non guardare la strada degli altri. Non dico che si perda tempo, ma si perde il nostro focus. Non è questo il focus, il gap, la distanza... Noi dobbiamo fare la nostra strada, se no perdiamo tempo ed energie. Sicuramente rispetto a quattro anni fa i derby sono più combattuti. Quest'anno è capitato molto di più di vincerli (ride, ndr), a volte si perdono, a volte si pareggiano però. Ma noi dobbiamo avere la nostra strada, non guardare la Juve. Mi fa piacere che ora possiamo giocarcela, quattro anni fa non ci dormivo. Ora li giochiamo alla pari al di là del risultato. In questo momento è importante che stiamo sempre in partita".

Cosa chiederà a Baroni? Pensa se sia replicabile un anno come quello con Vanoli con tanti giocatori in Prima squadra? "Non chiederò nulla. Non ho chiesto nulla a Juric, né a Vanoli. Devo essere a disposizione, come è giusto che sia il mio ruolo e come tutto il mio staff. Se lui avrà bisogno di chiedere qualcosa in merito ai ragazzi sono super a disposizione. La cosa che spero che accada è che si continui così, ma non ho dubbi. C'è grossa condivisione tra noi dirigenti".

Cosa pensa sulla possibile seconda squadra? L'Under 23 è fattibile solo per le big o è una strada percorribile?"Parlo del Torino. Questa cosa non deve essere decisa da me, ma deve partire dal presidente e dal direttore sportivo. Noi dobbiamo alzare ancora di più il livello del Settore giovanile. Questo è il mio focus ora. Chiaro che in questo momento fanno la seconda squadra alcuni club che hanno determinati percorsi. Ora noi dobbiamo avere sempre più giocatori di alto livello che possano entrare dalla porta principale nella rosa della Serie A e giocatori che possano fare il loro percorso almeno in Serie B. Poi fare o non fare l'Under 23 è un ragionamento molto più profondo. Nel momento in cui però si scelga di farlo, servono gruppi competitivi in ogni annata perché bisogna essere pronti".

A prescindere ritiene utile l'Under 23?"Indubbiamente, velocizza il percorso di qualche giocatore. In ogni annata c'è qualche giocatore più qualitativo e poter permettere loro di far saltare categorie con giocatori maturi e formati velocizza il percorso e consente di bruciare delle tappe e formarsi in maniera diversa. Ripeto, bisogna poi fare un discorso specifico relativo a ogni club".

Trovare numericamente giocatori italiani è sempre più difficile. Quanto incide nei Settori giovanili? "Incide, io dico che anche noi come contesto sociale dobbiamo migliorare da italiani. Meno cultura del sospetto e del vittimismo, più professionalità, voglia di lavorare. Io sono molto autocritico, non sono mai contento. Faccio da 12 anni questo lavoro. Ho visto tanti ragazzi italiani e stranieri. In primis dobbiamo cambiare mentalità da italiani, non pensare di essere quelli che hanno inventato il calcio e i ragazzi per primi devono avere meno alibi e cercare di essere più professionali e lavoratori. L'argomento è delicato. Vivendo la quotidianità dobbiamo essere anche più autocritici e capire cosa dobbiamo fare di diverso anche noi come contesto sociale".