Sei stato anche titolare in una partita piuttosto importante: Torino-Juventus 2-1. "Sì, ero estremamente contento. Ma ero ancora più contento per le partite con l'Athletic Bilbao e quella in casa con lo Zenit. Noi nel derby tenevamo a fare benissimo, tant'è che poi vincemmo 2 a 1, la Juve prese 3 pali...la partita fu bella anche perché abbiamo dovuto soffrire fino alla fine. Però per quell'anno ricordo con maggiori emozioni la partita di Bilbao e quella contro lo Zenit in casa, quella è stata bellissima".
Un periodo diverso, rispetto ai tempi di contestazione di oggi. Con il presidente Cairo che rapporto avevi? Da calciatore ti sembrava un presidente che aveva voglia di investire nel progetto? "Sicuramente il presidente ogni volta che veniva dimostrava il suo attaccamento e la sua voglia di stupire. Personalmente con il presidente, quando ci parlavo, siccome sono appassionato di cinema e televisione, più che altro gli chiedevo come stava andando Crozza, in modo simpatico, per sdrammatizzare e farlo parlare non di calcio. Era un modo per entrare un po' in sintonia. Sicuramente le volte che veniva dimostrava di essere ambizioso e di voler fare bene, tant'è che in quel periodo le cose funzionavano".
Sulle emozioni del Toro
—Quanta differenza fa avere un ambiente caldo, come poteva essere la Maratona per te all'epoca? "Dipende dalla partita, dalle aspettative, dalle emozioni. Io ricordo la prima volta che giocai a Torino, era una partita di Coppa Italia contro il Lecce, ad agosto. Era la prima volta per me nello stadio del Torino, conoscendo tutta la storia ed essendo appena arrivato, sentivo questa tensione. Percepivo che l'ambiente era particolare, dovevo cercare mentalmente di trovarmi nelle coordinate emotive che descriveva. Poi nel corso degli anni ci sono stati dei momenti bellissimi e momenti dove ci fu anche qualche fischio, quelli chiaramente fanno parte del gioco, bisogna saperli accettare. A volte non ti fanno effetto, altre volte quando sbagli un passaggio e senti i fischi ti condizionano".
Che tipo di emozioni hai provato nell'esperienza che vivevi a Superga ogni 4 maggio? "Estremamente toccante. Quando vai a Superga ti rendi conto di tutta la storia e la cultura granata che ha inciso sull'emotività dei tifosi e che contraddistingue questo club. Mi ricorderò sempre la marea di gente che c'è stata soprattutto nel 2014/2015, anche l'anno prima, sempre presente. Questa cosa rende un po' l'idea dell'importanza della storia del club e di quanto sia importante trasmetterla ai giocatori, che comunque la sentono, perché quando arrivano qua percepiscono l'importanza della storia, e a tutti coloro che seguono il Toro".
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