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Addio a Garritano: il gol al Milan resta nella storia del Torino
Un brutto scherzo del destino andarsene a 185 giorni di distanza dalla ricorrenza dei 50 anni dall’ultimo storico scudetto cucito sul petto della maglia granata. Salvatore Garritano, scomparso oggi a 69 anni, di quella storica e irripetibile vittoria è stato uno dei protagonisti secondari, ma sempre ricordato con affetto. Garritano mise a referto soltanto sei reti in maglia granata e nella stagione del tricolore giocò appena cinque partite, ma trovò comunque il modo di rendersi utile. Certo, non era semplice interpretare il ruolo di riserva dei “Gemelli del Gol”, Pulici e Graziani: quei due non concedevano molte possibilità per prendersi le luci dei riflettori. Ma la domenica del 4 aprile 1976 entra sicuramente tra i giorni di gloria, per quello che venne definito sui giornali dell’epoca come “il giorno più bello dopo il dramma di Superga”, dove sì, “ha deciso il tredicesimo”, come si legge su Stampa Sera. Era il pomeriggio di Torino-Milan e i granata avevano appena scalato la montagna dei cinque punti di vantaggio in favore della Juventus capolista, dopo essersi imposti nel derby la giornata precedente. Al 28’, Ciccio Graziani, su una punizione di Claudio Sala da sinistra, trovò lo stacco vincente di testa che infiammò la Curva Maratona. Un gol che valeva l’aggancio alla Juventus.
Nella ripresa, Radice sostituì clamorosamente Paolo Pulici e offrì un’opportunità, appunto, a Garritano. Da San Siro, dove la Juve era impegnata contro l’Inter, arrivò la notizia del gol nerazzurro di Bertini, seguito pochi secondi dopo dalla fotografia più importante che ritrae Garritano in maglia granata. “Il Torino è primo in classifica, la squadra è galvanizzata e arrotonda il punteggio al 36’ con Garritano che raccoglie un preciso centro di Salvadori: 2-0”, recitava il servizio dedicato alla partita del Comunale de La Domenica Sportiva. Pregevole la conclusione al volo dell’attaccante granata, con il portiere milanista Albertosi immobile. L’autore del gol alzò le braccia al cielo, incredulo. Era un gol pesante, pesantissimo ai fini di quello che sarebbe accaduto a maggio, ma che a cinquant’anni di distanza Salvatore Garritano non potrà più ammirare come un flashback iconico di una gioventù all’insegna delle esultanze sui campi da calcio, ma non altrettanto fortunata al di fuori di essi.
Chiusa la sua esperienza in granata nel 1978, indossò le maglie di Atalanta, Bologna e Sampdoria, per poi calarsi nelle serie minori e chiudere la carriera a 41 anni. Purtroppo, si ammalò di una leucemia cronica. Per curarsi dovette lasciare la Spagna, dove lavorava come consulente di mercato, e fare ritorno nella sua Calabria. Negli anni della malattia denunciò più volte l’abuso di farmaci nel calcio degli anni ’70 e ’80. “Chiamateci pure generazione di ignoranti, perché è vero che prendevamo sempre qualcosa per andare in campo senza neppure domandare cosa fosse. Mi ricordo, come tanti miei colleghi, che ci davano il Micoren. ‘Prendetelo, serve a rompere il fiato...’, ci dicevano i medici e i massaggiatori di allora. E noi ingenuamente ci fidavamo, convinti che la carriera venisse prima di tutto”, raccontava in un’intervista. Non mancava di ricordare le tante porte in faccia ricevute dal mondo del calcio “in cui credevo di avere tanti amici”. In un’intervista rilasciata ad Avvenire nel 2009, ringraziava la famiglia Gattuso: “Un amico vero, comunque, si è confermato Ciccio Graziani, e posso solo dire grazie al Torino e a quel gran signore del presidente Urbano Cairo. Su segnalazione di Ciccio, l’anno scorso mi ha assegnato l’incarico di osservatore per il Sud". È morto nella sua Cosenza, dove attualmente gioca suo nipote Luca Garritano, che ha seguito le orme dello zio.
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