“Dopo alcuni cambi la squadra è uscita dal campo e questo non deve avvenire. Chiaro che io ho fatto qualche cambio perché ho la necessità di tenere vivi tutti, ma i segnali non sono confortanti”questa frase, pronunciata da Marco Baroni dopo la sconfitta con il Como, suona come un atto d’accusa diretto contro l’atteggiamento della squadra, crollata dopo il secondo gol, e contro chi è entrato dalla panchina per rimettere in carreggiata un gruppo che, mentalmente, era già uscito dal campo: “Qui non si sta parlando di prestazioni, si sta parlando di atteggiamento. Non è che voglio che i giocatori entrino e spacchino la partita, ma l'atteggiamento deve esserci sempre”. Dietro questo messaggio c’è un nodo evidente quanto delicato: il rendimento delle seconde linee, chiamate a portare energia, idee e reazione, e invece protagoniste - in negativo - del tracollo del Torino.

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Le seconde scelte e il monito di Baroni post Como: “I segnali non sono confortanti”
Le prestazioni delle seconde scelte
—Se la scelta di Baroni di ruotare gli uomini nasce dall’esigenza di “tenere tutti vivi”, è altrettanto vero che il campo ha parlato attraverso la meritocrazia. E ciò che ha detto è che il rendimento dei subentrati si è rivelato lontano da quello richiesto. A incidere meno negativamente è stato Anjorin: qualche spunto, qualche movimento interessante, ma nulla che cambiasse l’inerzia della gara. Molto peggio Nkounkou, entrato per dare strappo e finito per sbagliare tutto: appoggi, tempi, letture. La disattenzione sul 4-1 di Nico Paz riassume una prestazione fragile sia mentalmente che tecnicamente, un passo indietro rispetto alle recenti prove positive. Aboukhlal aveva l’occasione per rilanciarsi, ma l’ha sprecata con un pallone consegnato al Como che ha avviato il 3-1 e con la posizione errata che ha tenuto in gioco Ramon. Njie, anche lui fuori dal campo da tempo, avrebbe dovuto portare energia: invece è entrato con leggerezza, regalando un passaggio orizzontale trasformato in assist per Baturina. Un errore che un giocatore fresco non può commettere.
Va fatta una riflessione anche sulle seconde scelte schierate dal primo minuto. Masina, al posto di Coco, ha confermato le lacune già evidenziate contro l’Inter: Addai trova due volte spazio nella sua zona e può colpire indisturbato, errori che pesano. Tameze, invece, nel ruolo di braccetto al posto di Ismajli, si mostra sicuro nel primo tempo con un intervento decisivo su Diego Carlos, ma nella ripresa va in affanno anche lui. Davanti, la coppia Ngonge-Zapata non è riuscita a prendersi la squadra sulle spalle, come invece hanno fatto più volte Adams-Simeone. Ngonge statico e fumoso, Zapata ancora indietro fisicamente, con conclusioni mai realmente pericolose.
La meritocrazia e il messaggio del mister
—Al di là del risultato e del crollo nel secondo tempo, il tema centrale resta quello della meritocrazia. Baroni ha più volte ribadito di non credere nelle gerarchie fisse, ma il rendimento dei subentrati rende inevitabile una riflessione. La squadra aveva iniziato a ingranare e aveva trovato il pari al termine di un primo tempo combattuto. Poi, già al 51’, il Como è tornato avanti con Addai. Da lì, gli ingressi dalla panchina - chiamati a portare sprint e grinta - hanno invece contribuito a far perdere definitivamente lucidità alla squadra: non sono entrati freschi, sono entrati già in tilt. È vero, mancavano elementi pesanti come Simeone e Ché Adams, i due fari dell’attacco in questa stagione, e anche Ismajli, perno della difesa. Ma proprio per questo chi è entrato in campo aveva il compito e la responsabilità di colmare quel vuoto. Invece ha mostrato di non essere pronto a farlo. Uno sguardo al mercato diventa inevitabile, ma la sintesi resta nelle parole del tecnico, che pretende atteggiamento. Quello che lunedì è mancato.
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