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Schuurs tocca i due anni di stop. E il futuro al Torino è un’incognita

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Dal promettente arrivo dall’Ajax all’infortunio al crociato, il Torino e i tifosi aspettano il ritorno di Perr Schuurs
Andrea Croveri

Arrivato nel 2022 dall’Ajax a soli 23 anni, Perr Schuurs era considerato una delle promesse più interessanti del Torino: un difensore solido, forte fisicamente e abile nel gioco aereo, e capace di spingersi in avanti per supportare la manovra offensiva. Tuttavia, dal 2023 la sua carriera ha subito una brusca frenata: la rottura del legamento crociato lo ha tenuto lontano dal campo. Il 21 ottobre 2025 saranno trascorsi esattamente due anni dal suo ultimo match. Al momento, il suo ritorno resta un’incognita e la società mantiene il massimo riserbo. Ripercorriamo insieme la sua storia.

L'inizio al Torino

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Perr Schuurs è arrivato al Torino nell’agosto del 2022. In quella stagione la squadra era allenata da Ivan Juric, giocava con una difesa a tre ed era reduce dalla cessione di Bremer alla Juventus, dopo che aveva vinto il premio come miglior difensore della Serie A. Proveniente dall’Ajax, dove aveva collezionato 22 presenze in una stagione chiusa con la vittoria dell’Eredivisie e il raggiungimento degli ottavi di Champions League, Schuurs arrivò a Torino imponendosi subito al centro della difesa. A difendere la porta, insieme al numero 3 c’erano Rodriguez (capitano), Buongiorno, Zima e Djidji. L'olandese collezionò 33 presenze, offrendo prestazioni solide e lasciando intravedere il potenziale per il grande salto.

Ottobre 2023: l'infortunio contro l'Inter

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La seconda stagione in granata sembrava quella delle conferme. Di nuovo, Schuurs prese per mano la difesa nelle primissime partite, ma il 21 ottobre 2023, durante l'incontro Torino-Inter, uscì dal campo in lacrime dopo un contrasto con Calhanoglu, a seguito di un movimento innaturale del ginocchio sinistro: lesione del crociato. L'infortunio fu gravissimo, e il Toro dovette reinventarsi per tutto il resto della stagione.

Schuurs tocca i due anni di stop. E il futuro al Torino è un’incognita- immagine 2

Operato una prima volta a Bologna, Schuurs si sottopose poi a un secondo intervento artroscopico a Londra nell’agosto 2024. Da allora, però, il suo rientro è stato continuamente rinviato. Quasi due anni di stop per un infortunio da cui normalmente si recupera in otto o dieci mesi hanno alimentato speculazioni di ogni tipo: si è parlato di complicazioni mediche, di errori durante la riabilitazione o di divergenze tra il giocatore e il club sui tempi di recupero. Nel frattempo, il silenzio totale attorno al suo caso ha reso la situazione ancora più enigmatica. Eppure, nonostante l’assenza prolungata, l’affetto dei tifosi granata non è mai venuto meno. Oggi, però, il difensore olandese non è più parte attiva del progetto tecnico, e il suo futuro resta un’incognita. Sullo sfondo c’è anche la questione contrattuale: l’accordo con il Torino scade nel giugno 2026, con una possibile opzione per un’ulteriore stagione. Se Schuurs non dovesse riuscire a tornare in campo entro questa annata, sarebbe difficile pensare a un rinnovo, anche con quella clausola che offre al club un margine minimo di manovra. Il futuro di Schuurs dipenderà innanzitutto dal suo corpo — e dalla possibilità, oggi tutta da verificare, di rivederlo davvero in campo.

Non solo Schuurs: altri casi simili

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Per capire meglio la situazione di Schuurs, vale la pena guardare ad altri casi simili nella storia del calcio. Ce ne sono diversi, e raccontano quanto un infortunio grave possa non solo rallentare, ma in certi casi cambiare per sempre una carriera.

Santi Cazorla, fantasista talentuoso e perno di Arsenal e nazionale spagnola, visse uno dei calvari più incredibili del calcio moderno. Tutto iniziò nel 2013 con un problema alla caviglia destra, peggiorato tre anni dopo durante un Arsenal-Ludogorets di Champions League. Quello che sembrava un normale fastidio da tenere sotto controllo si rivelò un’infezione batterica causata da una delle tante operazioni subite: i medici gli dissero che rischiava addirittura l’amputazione. Dopo dieci interventi e quasi due anni di stop, Cazorla tornò in campo il 18 agosto 2018 con la maglia del Villarreal e l’anno successivo ritrovò anche l'uniforme della Spagna. Oggi, a 40 anni, gioca ancora, all’Oviedo, squadra con cui era cresciuto nelle giovanili.

Charly Musonda, ex promessa del Chelsea, veloce e tecnicamente raffinato, è un’altra storia segnata dalla sfortuna. Nel 2016 un grave infortunio al legamento crociato ne compromise la carriera, costringendolo a un lungo stop. Rientrato in campo, fu girato in prestito prima al Celtic e poi al Vitesse, dove un nuovo infortunio al ginocchio lo tenne fermo per oltre due anni, dal 2019 al 2021. Da allora non è più riuscito a ritrovare continuità, limitandosi a brevi apparizioni. La sua ultima esperienza risale al 2023-24, con l’Anorthosis, nel campionato cipriota, dove ha collezionato undici presenze. Dopo una stagione da svincolato, a soli 28 anni ha deciso di ritirarsi.

Più drammatica la storia di Pierluigi Casiraghi, travolto dal destino nel 1998. Anche lui indossava la maglia del Chelsea — ben prima di un Musonda che all’epoca aveva solo due anni — e, a Upton Park, si lanciò su un cross di Zola per provare a riaprire la partita contro il West Ham. Ad anticiparlo fu un giovanissimo Rio Ferdinand. Ormai sbilanciato, Casiraghi finì per scontrarsi violentemente con il portiere Hislop, oltre novanta chili di peso. L’impatto fu devastante: rottura dei legamenti crociati anteriore e posteriore, del collaterale, dei menischi e lesione del nervo sciatico. Nonostante operazioni e tentativi di recupero, non tornò mai più a giocare. La sua carriera si chiuse così, a soli trent’anni.

E infine, il caso simbolo del Cigno di Utrecht, Marco van Basten: un fuoriclasse assoluto — conta tre palloni d’oro a casa — rimase fuori quasi un anno tra il 1992 e il 1993 principalmente a causa dei problemi cronici alla caviglia destra, che erano già stati operati due volte in passato. Tutto iniziò nel 1986 con un grave infortunio alla caviglia, seguito da un intervento chirurgico e da tre mesi di stop. Da quel momento, tra infiammazioni, frammenti ossei e dolori continui, Van Basten visse un calvario di operazioni e tentativi di recupero. Dopo l’ultima apparizione nella finale di Champions del 1993, dovette arrendersi all’evidenza: la caviglia non reggeva più. Due anni dopo, a soli 28 anni, annunciò il ritiro, chiudendo troppo presto la carriera di uno dei talenti più puri della storia del calcio.

Il percorso di Perr Schuurs si inserisce in questo filone di carriere segnate dagli infortuni: come Cazorla, Musonda, Casiraghi e Van Basten, anche lui ha visto il destino fermarlo quando tutto lasciava sperare in un grande futuro. A due anni dall’ultimo match, il suo ritorno resta incerto e dipende dalla condizione fisica, e solo dal campo arriveranno le risposte sul suo futuro.