Il Via del Mare si conferma la “terra maledetta” del Torino. Un luogo dove i granata, da decenni, faticano a trovare pace, risultati e serenità (sono solo 2 le vittorie in quello stadio dal 1995 ad oggi). E ancora una volta, come in un copione già scritto, il Toro se ne va da Lecce con una sconfitta pesante, dolorosa, carica di simboli e di presagi negativi: 2-1 il finale, l’ennesima sentenza di un campo che non perdona. Quella contro il Lecce doveva essere una partita da sfruttare, per classifica, momento e contesto. Si è trasformata, invece, in un condensato di statistiche ribaltate, tabù infranti e maledizioni rinnovate, tutte rigorosamente a sfavore del Toro.

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Via del Mare, maledizione o scelte sbagliate? Il Toro e un copione che non cambia
Via del Mare, la storia di un campo maledetto
—E pensare che tutti i numeri sorridevano ai granata: il Lecce non aveva mai vinto in casa in questo campionato, non segnava al Via del Mare da due mesi, Banda era a secco da due anni e Asllani non aveva mai sbagliato un rigore in carriera. Contro il Toro, puntualmente, tutti questi tabù sono caduti: l'attaccante zambiano ha segnato, i giallorossi hanno vinto e lo stesso regista granata ha fallito dal dischetto il possibile 2-2. Una somma di eventi che sa di maledizione. Il legame tra il Torino e Lecce, infatti, è da sempre carico di ricordi amarissimi. Proprio al Via del Mare, nel 1989, arrivò la prima storica retrocessione in Serie B del club granata, incubo che si ripeté nel 2000 con Emiliano Mondonico in panchina. Una storia che si è sporcata anche negli anni recenti: nel 2020 il Toro di Walter Mazzarri affondò con un pesantissimo 4-0, una sconfitta che, sommata al 7-0 di Bergamo contro l’Atalanta, portò alla separazione con l'allenatore toscano.
Questa "maledizione" è specchio di un Torino ciclicamente fragile
—Quella di domenica, dunque, non è una semplice sconfitta: è l’ennesimo capitolo di una lunga serie negativa che rende il Via del Mare uno degli stadi più indigesti della storia granata. Cambiano allenatori, giocatori e stagioni, ma a Lecce il copione sembra sempre lo stesso. E per il Toro, ancora una volta, il Salento rievoca solo paura, rimpianti e punti lasciati per strada. Quella di oggi, dunque, non è una semplice sconfitta, ma l’ennesimo tassello di un copione che si ripete da oltre vent’anni: occasioni mancate e illusioni che si dissolvono al primo vortice negativo. Il Via del Mare diventa così lo specchio di un Torino che ciclicamente sembra cambiare pelle, ma finisce sempre per raccontare la stessa storia. Una storia fatta di alibi che tornano, promesse non mantenute e orizzonti che si accorciano. E mentre il tempo passa resta la sensazione che a pesare davvero non siano le maledizioni dei campi, ma scelte mai pienamente risolutive.
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