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tor toro Coco, niente Spartak: ora c’è Baroni da conquistare

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Coco, niente Spartak: ora c’è Baroni da conquistare

Coco, niente Spartak: ora c’è Baroni da conquistare - immagine 1
Il difensore resta in granata: tra Qatar e Russia, ora deve convincere Baroni. Ma l’addio non è ancora escluso
Matteo Curreri

Allo Stadio Luigi Penzo è il minuto 86’ di una serata afosa e umida, bloccata sullo 0-0. Il Toro ha un’opportunità da calcio d’angolo. Dalla bandierina va Ilic, che trova la sponda di testa di Masina sul primo palo. Al centro dell’area svetta più in alto di tutti Saul Coco, che insacca, regalando al Toro tre punti pesanti in una partita tutt’altro che dominata. Sembrava il gol di una prematura consacrazione, la conferma di un ottimo investimento da parte della società, che in estate aveva di fatto ricostruito l’intero reparto arretrato: via Buongiorno, Rodriguez e Djidji; dentro l’equatoguineano insieme a Maripan e Walukiewicz. Innesti, tra l’altro chiusi proprio a ridosso della trasferta lagunare del 30 agosto ’24, ultimo giorno di mercato. Una campagna acquisti che, col senno di poi, si è rivelata tutt’altro che azzeccata. A parte Maripan, che ha impiegato tempo per integrarsi e assumere il ruolo di leader, Walukiewicz oggi gioca al Sassuolo e, a completare il reparto, i due terzini Sosa e Pedersen hanno deluso: il secondo è rimasto solo per l’obbligo di riscatto che pendeva su di lui.

In pochi, forse, in quel periodo a cavallo tra la gara col Venezia e la sosta per le nazionali, avrebbero immaginato che, nel gruppo di chi non avrebbe soddisfatto le aspettative, si sarebbe iscritto anche Saul Coco. Colpa, forse, di quell’inizio roboante – fin dal ritiro di Pinzolo – a cui si aggiungono le buone prestazioni contro Milan e Atalanta e la girata al volo contro la Lazio. Poi, però, si è visto un Coco insicuro e, spesso, pasticcione. Gli errori più eclatanti? Il gol divorato accartocciandosi su sé stesso contro il Napoli e l’assist involontario per il pareggio del Genoa a Pinamonti, passando di fatto il pallone agli avversari. Due immagini difficili da cancellare. Per questo, la prima annata di Coco in Serie A può essere considerata parecchio controversa.


Coco e il “Qatargate”

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“Rispetto alla Liga, qui è molto diverso. C’è più attenzione all’aspetto difensivo ed è uno dei motivi per cui ho scelto l’Italia: volevo migliorare e crescere come giocatore”, aveva raccontato Coco qualche mese fa a proposito della sua decisione di trasferirsi in Italia. Ma, nell’arco di dodici mesi dal suo arrivo in granata – datato 17 luglio 2024 per la cifra di 8,2 milioni di euro dal Las Palmas – il suo percorso al Torino è già stato messo in discussione. Più perplessità che certezze sul suo conto. Dubbi amletici che hanno attraversato anche lo stesso Coco durante l’estate, rendendo forse meno spensierato il soggiorno nelle Filippine prima di rientrare al Fila. “Essere o non essere”, declinato in “Provo a giocarmi le mie chance in uno dei top 5 campionati o punto ai soldi dell’Al-Duhail?”. Sì, perché a un certo punto il passaggio di Coco in Qatar sembrava molto più di un’ipotesi. Cairo e Vagnati già si sfregavano le mani di fronte all’ennesima plusvalenza, peraltro per un giocatore che aveva mostrato seri limiti. L’Al-Duhail era disposto a offrire ben 16 milioni di euro. Se per il Toro era un affare da chiudere in fretta, lo stesso non si poteva dire per il diretto interessato, preoccupato di sparire dai radar del calcio che conta. Un no secco è stata la prima risposta del calciatore, poi – con l’aumento dell’offerta contrattuale da parte dei qatarioti (tra i 2,5 e i 3 milioni netti a stagione, più del doppio di quanto percepisce al Toro) – un forse, ma mai un sì convinto, fino al no definitivo.

Coco-Spartak: tra sì, no e forse

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Finita qui? Niente affatto. È tornato in scena un vecchio protagonista di un’altra telenovela dall'epilogo quasi tragicomico: lo Spartak Mosca, la stessa squadra che aveva fatto suo Ilic prima di restituirlo al mittente e che ora si era interessata a Coco. I russi hanno inizialmente offerto 10 milioni, poi alzato l’asticella fino a 16 più bonus. Il Toro, però, a fine luglio aveva ceduto Walukiewicz e non sembravano esserci le condizioni per liberarsi subito di un altro difensore. Un temporeggiamento che ha fatto perdere la pazienza allo Spartak, spingendolo a uscire di scena. A inizio agosto, però, il ritorno in pompa magna, accompagnato dall’aumento della richiesta di Cairo e Vagnati a 20 milioni, dovuto alla percentuale del 10% sulla rivendita da garantire al Las Palmas. Di fronte a tali pretese, lo Spartak ha deciso di fare un passo indietro, probabilmente definitivo, nonostante questa volta ci fosse l’assenso del giocatore: curioso, in una fase di oscurantismo verso il calcio russo per motivi geopolitici. Forse c’entravano i circa 2,5 milioni netti che Coco avrebbe percepito. Per ora, comunque, l’equatoguineano resta al Toro.

 

Coco, ora c’è il Toro

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Per Coco, l’estate non è stata soltanto un susseguirsi di suggestioni di mercato. Il difensore di Lanzarote si è sempre allenato con i compagni agli ordini di Marco Baroni, attraversando tutte le fasi della preseason granata: dal raduno al Filadelfia a Prato allo Stelvio, fino alle due amichevoli di Montecarlo. Oggi, il campo racconta di un Coco indietro nelle gerarchie: Baroni sembra fidarsi più del duo Maripan-Ismajli, anche perché l’equatoguineano si è già reso protagonista di qualche sbavatura, come l’errore in marcatura sull’unico gol della Cremonese nell’amichevole vinta 4-1, o nella seconda sfida col Monaco, quando Balogun gli è sfuggito per segnare di testa. Un habitué dei cali di concentrazione, su cui Marco Baroni dovrà lavorare per trasformarlo in una riserva – con licenza di titolare – affidabile, come era parso nelle sue prime apparizioni in granata. Ma il mercato resta aperto fino a fine mese e l’ultima parola non è ancora stata scritta.