Derby della Mole, i 5 sfottò granata più belli: dagli scarpini di Pulici, al “Benvenuti…”

Uno scontro tra mondi, tra due facce, così diametralmente opposte, di una stessa medaglia: gli stereotipi retorici che il derby della Mole porta in seno sono tantissimi, e belli da ricordare, pronunciare e innalzare come totem per dimostrare la propria congenita superiorità. Ciò che però meglio segna questo genere di sfide "epocali", sono sicuramente gli sfottò: le prese in giro goliardiche tra tifosi a suon di striscioni e cori, e "gli scherzetti" di chi - in campo - quel derby lo gioca, e si sente di rappresentare al meglio la propria fede. Ecco, dunque, una scelta dei migliori sfottò granata ai cugini bianconeri, tra striscioni, buche e scarpini sporchi... Il senso di appartenenza è chiave in un derby, c'è addirittura chi sostiene che il tutto - alla fine - giri proprio intorno ad un semplice quesito: ma Torino, di chi è? Il tifo granata, ovviamente, non ha dubbi: "la Juventus è la squadra d'Italia, il Torino la squadra di Torino", la squadra di queste strade e queste vie, quella il cui sangue scorre sotto i piedi di chi abita tra la collina e l'imbocco della Val Susa. Naturale, dunque, che tanti sfottò si siano sempre concentrati su questo, con la Juventus spesso tacciata di essere la "squadra di Venaria". Qui la corografia nel derby casalingo del 2013/14, che ben esplica il concetto. Certe cose, non si dimenticano. Ci sono giorni che fanno la storia del calcio, e il ricordo di quei giorni - quando sovviene - è talmente inteso e palpabile da renderlo solido. Si può sentire l'odore e ricordare i suoni distintamente di quegli instanti, e come una proustiana Madeleine, esserne inevitabilmente, profondamente, coinvolti a 360°. E' il caso, ad esempio del giorno 14 ottobre 2001, di un derby rimontato da 0-3 a 3-3, e di un gesto che fece la storia. Rigore al 90' per la Juve, Ricky Maspero - ancora non lo sa (o forse lo sospetta) - sta per entrare nella storia. "Pat, pat", due calci con la punta del piede, sul dischetto. Poi si allontana. Poi di nuovo: "pat, pat pat", con Salas, lì, a due passi che non capisce, non sa, non può sapere. Il cileno prende la rincorsa, la palla finisce a Venaria, lo sguardo attonito di Lippi un dolce regalo per i cuori granata, quello di Maspero "lo sfottò" più efficace di sempre. Leggenda. Il politicamente corretto non abita negli stadi, e francamente è giusto così. Uno degli sfottò più frequenti nelle curve calcistiche è quello della goduria verso le sfortune altrui. Ci sono limiti che non si possono e non si devono valicare (Heysel e Superga NON sono sfottò, ma insulti alla propria - a questo punto, supposta - intelligenza), ma altri che rendono il tutto più croccante. E' il caso, ad esempio, dello striscione esposto dalla Maratona il il 28 aprile 2013, poco dopo l'eliminazione dalla Champions della Juve, ad opera del Bayern. Tedesco perfetto. Un rito è un rito, e va rispettato. C'è qualcosa, nelle liturgie, che le rende quasi magiche, dal sapore ancestrale e sacro: il ripetersi di un gesto, per dire a qualcuno e soprattutto a sè stessi: "io sono quello". Rafforza lo spirito, la fede, ti fa sentire parte di un tutto, di una famiglia, di una cerchia speciale. Paolino Pulici, granata DOC che più DOC non si può, ad esempio, ne aveva uno preciso, quando doveva giocare il derby: all'entrata degli spogliatoi, quando i cugini giocavano in casa, c'era un grande bandierone della Juve. I giocatori, quando entravano in campo, ci giravano intorno, nel rispetto più o meno consapevole. Il suo rito, però, prevedeva qualcosa di diverso: passarci sopra, a quel bandierone, calpestandolo per bene, e magari pulendosi anche un attimo i tacchetti. "Fottersene" dei simboli altrui, innalzando i propri: nelle stracittadine è permesso anche questo, a Paolino Pulici, nella fattispecie, era permesso tutto. Anche lo sfottò più pesante: la sottomissione simbolica dell'avversario. Poesia. Back in the days, quando le curve erano più pittoresche, magari anche più volgari, ma comunque piacevolmente irriverenti. Gli insulti ai cugini erano all'ordine del giorno: a "siete più brutti della Multipla" (inizio 2000), sino al più recente "sulla maglia Expo Milano, a Torino col Tom Tom in mano", facente riferimento "l'etnia" non proprio piemontese di molti juventini. E' negli anni '90, però che i granata diedero il meglio in quanto a fantasia, e - tra i tanti non riportabili perché volgari - quello sui capelli di Antonio Conte resterà nella storia.