La vigilia di Natale è quel momento dell’anno che invita alla pausa. A guardare avanti, chiedendo qualche dono da lasciare sotto l’albero, ma anche a voltarsi indietro per fare un primo bilancio della stagione. E allora: com’è andata finora la stagione del Torino? Se dovessimo definirla con una sola parola, sarebbe inevitabilmente "caos". Cambi di modulo, cambi in porta, cambi persino in dirigenza. Un caos che solo il tempo ci dirà quanto fosse necessario. Oggi, però, il quadro non è incoraggiante: il Toro ha una delle peggiori difese del campionato, è al tredicesimo posto in classifica e, soprattutto, è ancora alla ricerca della sua identità.

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Da punto fermo a punto interrogativo: Torino, chi gioca sulla fascia sinistra?
La fascia sinistra cerca il suo legittimo proprietario
—Tra le sorprese - caotiche, ovviamente - che hanno inciso in modo significativo sulla stagione del Torino c’è la questione del quinto di sinistra. E pensare che, sulla carta, sembrava una certezza. Biraghi aveva disputato una buonissima metà di stagione lo scorso anno - ricordiamo che è arrivato a gennaio - e l'acquisto a titolo definitivo è arrivato di conseguenza, in maniera naturale, con la fascia apparecchiata apposta per lui e un solo innesto durante il mercato estivo: Niels Nkounkou, ex Eintracht Francoforte, acquistato per tamponare in caso di emergenza e investimento in prospettiva, considerando anche l’età non più verdissima dell’italiano.
Oggi, però, quella fascia non è proprietà né di Biraghi né di Nkounkou. Possiamo dire che a svolgere il ruolo di “custode” sia Valentino Lazaro. Baroni sembra preferire adattarlo a piede invertito, con i limiti del caos più che del caso. Lazaro tende spesso a rientrare sul destro per crossare o giocare verso l’interno, rendendo il gioco meno immediato e, col passare dei minuti, a tratti prevedibile e persino stucchevole. Quella che sembrava una corsia lineare da percorrere si è invece trasformata in un rebus.
Com’è andata finora
—Il titolare designato per la corsia di sinistra, come detto, doveva essere Biraghi. E i numeri lo confermano: mentre Nkounkou cercava di ambientarsi, Baroni ha schierato l’ex Viola titolare nelle prime quattro giornate di campionato. Le prestazioni, però, sono state deludenti e Biraghi ha progressivamente perso terreno e minutaggio. La sua ultima presenza dal primo minuto risale all’ottava giornata. In totale, di minuti, ne ha collezionati 469. Dalla nona alla quattordicesima giornata è rimasto sempre in panchina, eccezion fatta per la decima, quando è subentrato al 28’ del secondo tempo. Decisamente troppo poco.
Passiamo a Nkounkou: 6 presenze e un assist, l’ultima nella quattordicesima giornata contro il Milan, entrando solo nel finale. L’ultima da titolare è stata alla tredicesima giornata, sostituito al 25’ della ripresa. In totale 283 minuti giocati: media di 47 minuti a partita, 10 presenze complessive, ma solo 5 da titolare.
E poi c’è Lazaro. Panoramica generale: 15 presenze, 1082 minuti, impiegato sia a destra, sia a sinistra. Un assist, come Nkounkou. Il primo adattamento a sinistra arriva alla sesta giornata contro la Lazio: una prova negativa, con grandi difficoltà nel contenere uno scoppiettante Cancellieri. Quel giorno rese molto meglio il francese, schierato titolare contro il Napoli nella giornata successiva, partita nella quale però si è infortunato. All’ottava giornata Lazaro è tornato a destra e Biraghi a sinistra. Poi, dalla nona, Baroni schiera Pedersen destra e sposta Lazaro stabilmente sulla corsia mancina, dove rimarrà “in custodia” fino ad oggi.
E adesso?
—I limiti sono evidenti, ma le soluzioni potenziali non mancano. Bisogna chiedersi cosa sia successo a Nkounkou e perché abbia perso il posto senza più ritrovare continuità. Lo stesso vale per Biraghi, che in chiave futura sarebbe opportuno considerare anche come braccetto di sinistra, viste le difficoltà difensive della squadra e la sua esperienza in quel ruolo già maturata alla Fiorentina. Resta poi il nodo Lazaro: con i limiti strutturali emersi, è davvero la soluzione migliore sul lato di sinistra? Forse il profilo giusto non è tanto nella lista di Babbo Natale, ma in quella di Petrachi: un vero quinto di sinistra, mancino naturale, capace di dare identità e certezze a una corsia che, finora, è stata uno dei simboli del caos granata.
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