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Derby della Mole, i 5 sfottò granata più belli: dagli scarpini di Pulici, al “Benvenuti…”

Lorenzo Bonansea

"Un rito è un rito, e va rispettato. C'è qualcosa, nelle liturgie, che le rende quasi magiche, dal sapore ancestrale e sacro: il ripetersi di un gesto, per dire a qualcuno e soprattutto a sè stessi: "io sono quello". Rafforza lo spirito, la fede, ti fa sentire parte di un tutto, di una famiglia, di una cerchia speciale. Paolino Pulici, granata DOC che più DOC non si può, ad esempio, ne aveva uno preciso, quando doveva giocare il derby: all'entrata degli spogliatoi, quando i cugini giocavano in casa, c'era un grande bandierone della Juve. I giocatori, quando entravano in campo, ci giravano intorno, nel rispetto più o meno consapevole. Il suo rito, però, prevedeva qualcosa di diverso: passarci sopra, a quel bandierone, calpestandolo per bene, e magari pulendosi anche un attimo i tacchetti. "Fottersene" dei simboli altrui, innalzando i propri: nelle stracittadine è permesso anche questo, a Paolino Pulici, nella fattispecie, era permesso tutto. Anche lo sfottò più pesante: la sottomissione simbolica dell'avversario. Poesia.

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