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LE VOCI

Israel: “Torino era nel mio destino, non vedo l’ora di giocare il derby”

Matteo Curreri
Il portiere granata si racconta: dalle origini piemontesi al legame con l’Uruguay, passando per la scelta del Toro e l’emozione di allenarsi al Filadelfia

Il portiere del Torino, Franco Israel, si è raccontato nel format “Get to know Israel” pubblicato sul canale ufficiale YouTube del club. “Sono molto contento di essere in questa squadra. Colgo l'opportunità per ringraziare i dirigenti e lo staff tecnico che hanno fiducia in me – esordisce l’estremo difensore uruguaiano – Torino è nel mio destino, è stata la prima città che mi ha accolto in Europa. Ho fatto tre anni allo Sporting e poi sono tornato qui. Diciamo che era nel mio destino. Quest'anno ho anche il Mondiale e voglio fare bene, prima per il Toro e poi per la Nazionale”.

L’arrivo in granata

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Israel ha ripercorso le tappe del suo trasferimento: “Avevo qualche offerta dall'Arabia, dal Messico e dal Brasile, ma quando ho saputo dell'interesse del Toro non ho avuto dubbi, perché volevo giocare in Serie A. Ho detto al mio procuratore che volevo venire qui, sì o sì. Credo sia il momento giusto per me: a Lisbona ho fatto partite di livello, ora è tempo di fare un passo avanti. È una sfida personale”.

Il legame con l’Uruguay e le radici piemontesi

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Il portiere si inserisce nella tradizione di uruguaiani in maglia granata: “Tanti giocatori uruguaiani hanno giocato al Toro, li vedevo in tv. L'Uruguay è un Paese piccolo e seguiamo con attenzione chiunque giochi all’estero. In Serie A, oltre a me, ci sono Matías Vecino e Mati Oliveira. Li conosco tutti”. Israel ha svelato anche il suo legame con il Piemonte: “Le mie origini sono di Bobbio Pellice. Il bisnonno di mio padre è partito da lì per l’Argentina, poi suo figlio si è trasferito in Uruguay. Per questo ho passaporto e cittadinanza italiana. Non sono ancora riuscito a visitare il paese delle mie origini, ma voglio andarci”.

Le caratteristiche e il derby

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Sul piano tecnico, Israel si descrive così: “Chi mi conosce dice che sono un portiere reattivo, che lavora molto con i piedi. Una caratteristica fondamentale per noi è sapersi lasciare tutto alle spalle, dopo un errore come dopo una grande parata, perché subito dopo può arrivarne un’altra”.Inevitabile anche un passaggio sul derby: “Ho fatto le giovanili alla Juve e ho già affrontato il Toro: si respira un’atmosfera particolare. Ora che sono qui, tutti mi parlano del derby. Quest’anno c’è la particolarità che sarà l’ultima partita di campionato. Non vedo l’ora di giocarla”.

L’emozione del Grande Torino

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Chiusura dedicata alle sue sensazioni sul giocare al Filadelfia: “Vengo da Lisbona, città dove tutti conoscono la storia del Grande Torino. L’ultima partita di quella squadra fu proprio contro il Benfica. Ora mi alleno al Filadelfia, dove loro hanno vinto tantissimo. Posso vedere la tribuna vecchia e i nomi dei giocatori che hanno vissuto la tragedia. Per noi che ci alleniamo qui ogni giorno è un’emozione importante”.