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“It’s Tino Time”: Anjorin cerca spazio nel Toro di Baroni

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Lavoro personalizzato e poco spazio nelle prime partite ufficiali: ora il tecnico prepara il lancio del centrocampista inglese
Matteo Curreri

È lo scorso 4 luglio quando sui canali social del Torino compare un video con Tino Anjorin che cammina tra i vicoli del Parco del Valentino. Sulla “Panchina degli innamorati” sorseggia un inglesissimo tè: “Ah, it’s tea time”, “No – sguardo in camera – it’s Tino time”. Sono passati due mesi dalla presentazione del suo approdo in granata dall’Empoli in prestito con obbligo di riscatto, fissato a 4,5 milioni, e il “Tino time”, il suo momento per incidere nel Torino di Baroni, non è ancora arrivato. Il suo minutaggio fin qui è stato centellinato per una scelta adottata dallo staff tecnico granata. Durante la sosta, invece, si sono svolti i preparativi per permettere al centrocampista di calarsi pienamente nelle rotazioni del Torino in campionato e far sì che il Toro, come dicono gli inglesi per indicare qualcosa che fa per loro, diventi la sua tazza di tè, “my cup of tea”.

Anjorin, le prime impressioni estive

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"Abbiamo acquistato un giovane molto talentuoso che mi dicono faccia cose spettacolari, ho visto alcune partite e ricordo un gol bellissimo, alla Zola. È un ragazzo dal grande potenziale che spero possa sostituire Ricci nel modo migliore, aveva affermato il presidente del Torino Urbano Cairo una volta giunta l’ufficialità del trasferimento. Una previsione che, col senno di poi, si rivelerà fallace, visto che si tratta di due giocatori con caratteristiche molto differenti, tanto da condurre la dirigenza negli ultimi giorni di mercato – e con il passaggio al 4-3-3 – a individuare un play come il toscano, prima nella risorsa interna Ilkhan, poi in Asllani dall’Inter. Di Anjorin si può parlare come di un giocatore box to box, dal fisico strutturato, le cui qualità tendono alla progressione e agli inserimenti. Le sue doti si sono già potute apprezzare nelle amichevoli estive. Il gol messo a segno da Gineitis nella prima amichevole col Monaco è nato da una sua giocata sull'out mancino: triangolazione con Lazaro, prima del cambio di passo che gli ha aperto la strada al passaggio per il lituano. Un lampo in cui ha abbinato dinamismo e abilità nel creare gioco. Poi il blackout collettivo di Valencia, in cui si è reso protagonista di una dormita sul primo gol dei padroni di casa e dell’espulsione che ha costretto i compagni a giocare la ripresa in dieci.

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Tino Anjorin: i numeri

Un talento frenato dagli infortuni

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Ma non è stato di certo il passo indietro del Mestalla a negargli un coinvolgimento più impattante nelle prime uscite ufficiali. La carriera di Anjorin, finora, è stata molto penalizzata dagli infortuni muscolari. Dal Chelsea, dove è cresciuto, all’Empoli, dove l’anno scorso ha sì vissuto la sua migliore stagione per continuità, ma a fronte di 1118 minuti in 22 partite: numeri che non sono sinonimo di grande affidabilità sul piano fisico. Per questo, Baroni e il suo gruppo di lavoro hanno optato per una tabella di lavoro personalizzata, affinché le noie muscolari possano incidere il meno possibile sul prosieguo della stagione. Finora, dunque, gli 11 minuti raccolti sia con Modena che con l’Inter e la panchina con la Fiorentina sono frutto di una scelta precisa per arrivare, ora, al dopo sosta, all’appuntamento con la Roma, nella migliore condizione.

Baroni ci crede: Anjorin come risorsa per il Toro

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“Anjorin ha grande qualità. Sta trovando la condizione migliore, sono certo che farà bene, ha detto di lui Marco Baroni. E ora c’è attesa per capire quale sarà la sua utilità reale in questo Torino alla ricerca di risposte importanti dopo un inizio di campionato condizionato dai 5 gol incassati a San Siro e dall’immobilismo in proiezione offensiva, come dimostra lo 0 dopo 2 partite. Anjorin può essere una risorsa, con le mezzali che hanno giocato titolari in questo primo scampolo di stagione – Gineitis, Casadei e Ilic – avvisate: “It’s Tino time”.