Crollo mentale e fragilità strutturale: le statistiche spiegano l’ultimo quarto d’ora
—Il finale racconta di una squadra che, più che fisicamente, si è spenta mentalmente. Fino al 70’, pur soffrendo, il Torino era ancora dentro la partita grazie a una buona attività nei recuperi e nei contrasti. Ma la difficoltà cronica nel tenere il pallone, nel risalire il campo e nel consolidare l’azione ha trasformato ogni perdita di possesso in un potenziale pericolo: 56 palle perse dal Torino e 57 dal Como, ma in contesti completamente diversi. Per i granata, ogni errore coincideva con un ribaltamento immediato in un’area già troppo scoperta. Per il Como, gli errori erano fisiologici e distribuiti in un dominio territoriale che permetteva recuperi rapidi e seconde azioni. La differenza nella lucidità offensiva ha completato il quadro: il Como ha finalizzato e colpito con continuità, trasformando la pressione costante in gol e incrementando il risultato fino al 5-1. I granata, invece, hanno continuato a perdere metri, energie e fiducia, fino al tracollo conclusivo nato con i cambi. Le statistiche non raccontano soltanto un divario tecnico, ma soprattutto una differenza nella capacità di gestire i momenti chiave. E il Torino, negli ultimi minuti, è crollato proprio lì: nella testa, prima ancora che nei numeri.
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