Torino, dal “Gallo” al “General”: quando il soprannome precede il giocatore

Il Torino ha ufficializzato il quarto acquisto di questa sessione estiva: Tomas Rincon si unisce alla rosa di Mihajlovic andando a completare il reparto di centrocampo. Il venezuelano è giocatore di grande grinta, di cuore e di sostanza, ma allo stesso tempo ha dimostrato nell'arco della sua carriera una naturale predisposizione per la leadership sul terreno di gioco: un carico di personalità e carisma che gli sono valsi - fin dai tempi in cui vestiva la maglia dell'Amburgo - il soprannome di "El General". Si tratta solamente dell'ultimo giocatore approdato in maglia granata noto per una sorta di 'etichetta' che accompagna e talvolta precede il cognome stesso, per le motivazioni più disparate: andiamo a vedere quali sono gli altri soprannomi dei giocatori attualmente presenti nella rosa del Torino, o che vi hanno militato nelle recenti stagioni. È senza dubbio un talento cristallino, come ha confermato ieri sera la stesso Mihajlovic, pur dovendo migliorare sotto l'aspetto della continuità: Adem Ljajic sin dall'inizio della propria carriera ha messo in mostra qualità importanti e, poiché le sue movenze ricordavano quelle dell'affermato campione brasiliano, in gioventù veniva soprannominato il "Kaká dell'est". Non c'è in questo caso nemmeno bisogno di presentazioni: al solo nominare Belotti, il collegamento con la parola "Gallo" è immediato per via della caratteristica esultanza del bomber e capitano granata. Ma da dove deriva questo nomignolo? È stato il centravanti stesso l'anno scorso a svelare il mistero: tutto è cominciato come un gioco, con un amico d'infanzia - Jacopo Gallo - che rifacendosi al suo cognome ha suggerito a Belotti di esultare adogni gol segnato mimando una cresta con la mano aperta sulla fronte, ricordando proprio l'immagine del gallo. I soprannomi sono diffusi in particolare modo nei paesi Sud Americani, e non è un caso che l'esterno argentino, cresciuto nel River Plate, abbia lì guadagnato l'epiteto di "El Torito". Il motivo? La sua forza fisica, che lo rendeva un avversario particolarmente difficile da affrontare e 'spostare' per le difese avversarie. È ormai fuori rosa nel Torino, in cerca di una sistemazione per la prossima stagione: l'età è l'esperienza sono completamente diverse da quelle di Boye, ma il settore giovanile è stato lo stesso. Ed ecco che Maxi Lopez, al River Plate, si è aggiudicato il soprannome de "La Galina de Oro" per via della fluente chioma, o cresta a seconda dei tagli, bionda. Un nomignolo che gli è rimasto affibbiato per tutta la carriera e che lo contraddistingue tuttora. Passiamo dunque a quei giocatori che hanno militato nelle recenti annate al Torino e non fanno più parte dell'organico a disposizione di Mihajlovic: esploso in granata sotto la guida Ventura, Alessio Cerci ancor prima di approdare in Piemonte portava con se un soprannome pesante, per via di alcuni lampi di genio e giocate di livello realizzate negli anni precedenti ed in particolare ad inizio carriera: prendendo spunto dal luogo di nascita, ecco che l'esterno veniva chiamato l'"Henry di Valmontone". In questo caso, un nomignolo guadagnato e meritato negli anni trascorsi al Torino: quando è arrivato in granata non veniva chiamato in questo modo, ma nel momento di salutare la piazza con la quale si era creato uno strano ed unico rapporto ecco che Giuseppe Vives era "O' professore". Un segno di rispetto, pronunciato per il modo di dirigere il gioco del centrocampista napoletano. Solamente mezza stagione per l'uruguagio in granata, dove non è riuscito ad ambientarsi nonostante una carriera giocata ad alti livelli: un simbolo per la propria nazionale e Nazione, da cui è soprannominato "El Tata", che in italiano significa "Il Saggio". Un'etichetta dovuta al timbro della sua voce, che già da ragazzo era impostata come quella di un adulto. Soprannome pesante anche per uno dei protagonisti della cavalcata verso l'Europa League e dell'andata successiva, nonostante anche in questo caso venisse a mancare la continuità di prestazioni. In patria, il marocchino veniva paragonato a Zidane venendo definito, appunto, il "Nuovo Zidane". Anche per lui una provenienza sudamericana ed un soprannome curioso, legato anche alla pronuncia del cognome: in Brasile è pronunciato Amaurì, mentre in Italia soprattutto Amàuri. Il nomignolo? Calimero, affibbiatogli però questa volta non nel paese di nascita ma al proprio arrivo in Italia, probabilmente da ricondurre alla classica condizione iniziale di giovane "acerbo" ancora da sgrezzare: pulcino nero in attesa di divenire cigno.