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Toro, che succede? L’inquietante maledizione delle doppiette nell’era Baroni

Enrico Penzo
Enrico Penzo Redattore 
Quando il Toro va in difficoltà, lo fa permettendo a un protagonista preciso di prendersi la scena per due volte nella stessa gara

C’è una statistica che racconta meglio di tante analisi la fragilità strutturale del Torino in questo avvio di stagione: nelle prime 12 giornate, ogni volta che i granata non hanno vinto – 9 volte su 12 – hanno quasi sempre consegnato la partita a un singolo uomo della squadra avversaria. Non è solo una questione di gol subiti, ma di ripetizione dello stesso copione: quando il Toro va in difficoltà, lo fa permettendo a un protagonista preciso di prendersi la scena per due volte nella stessa gara. Una tendenza che fa rumore, perché non nasce da un singolo episodio sfortunato, ma da una continuità allarmante che accompagna tutto l’avvio dell’era Baroni.

Da Thuram ad Addai: tutte le doppiette che hanno segnato l’avvio dell’era Baroni

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Il filo si dipana fin dalla prima giornata, quando a San Siro Thuram firma la doppietta nello 0-5 contro l’Inter, aprendo una sequenza che oggi appare tutt’altro che casuale. All’Olimpico Grande Torino tocca poi a Krstovic, che con due gol indirizza lo 0-3 contro l’Atalanta; a Parma è Pellegrino a colpire due volte nel 2-1 che condanna i granata; nel rocambolesco 3-3 di Roma contro la Lazio è Cancellieri a firmare la doppietta; in casa con il Pisa è Moreo a segnare due volte nel 2-2; fino all’ultima trasferta di Como, dove Addai costruisce con due reti il pesantissimo 1-5. Attaccanti con caratteristiche diverse – seconda punta, centravanti fisico, esterno offensivo – ma stesso esito finale: il Torino non riesce mai a neutralizzare per tutta la partita il riferimento offensivo principale dell’avversario.

Tra testa, letture e reazioni: perché il Torino non riesce mai a disinnescare il suo “incubo”

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C’è infine un elemento psicologico che amplifica il problema: il Torino subisce il colpo e fatica a reagire sul piano emotivo e gestionale. Le doppiette non nascono quasi mai da episodi isolati, ma da sequenze simili, in cui dopo il primo gol subito la squadra smarrisce compattezza, distanze e sicurezza nelle scelte. È qui che emerge un altro limite dell’attuale gestione Baroni: la difficoltà nell’aggiustare in corsa le marcature e le scelte difensive sull’uomo più pericoloso. Una volta che l’attaccante avversario prende fiducia, il Torino sembra non riuscire più a disinnescarlo. Ed è questo che trasforma una semplice statistica in un vero e proprio campanello d’allarme: perché quando una tendenza si ripete con tale regolarità, non è più un’anomalia, ma il sintomo di un problema strutturale ancora irrisolto.