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Toro, gli esterni non decollano: serve un cambio di marcia per Ngonge e Aboukhlal

Enrico Penzo
Enrico Penzo Redattore 
Il Torino di Baroni risulta bloccato anche sulle corsie esterne: gli acquisti non sono ancora riusciti ad inserirsi

Il nuovo corso granata targato Marco Baroni nasce con un’idea chiara: sfruttare le corsie esterne per dare profondità e imprevedibilità ad un sistema che, sulla carta, dovrebbe trovare proprio lì il suo valore aggiunto. Eppure, i primi 180 minuti ufficiali raccontano un’altra storia. Sia contro il Modena in Coppa Italia sia all’esordio di campionato a San Siro, gli esterni hanno faticato a incidere. In particolare Cyril Ngonge e Zakaria Aboukhlal, i due profili scelti per dare qualità e strappi sulla trequarti, hanno offerto prestazioni ben al di sotto delle attese.

Aboukhlal, inserimento ancora incompiuto

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Aboukhlal si è visto poco sia in termini di volume di gioco sia di efficacia. Col Modena era uscito già all’intervallo dopo 45 minuti senza guizzi e diversi errori, tanto da spingere Baroni a non concedergli nemmeno un minuto nella ripresa, optando per un cambio di modulo e l'inserimento di Ilkhan. Il tecnico ha poi deciso di non puntare sul marocchino nella gara contro l'Inter, proponendo a San Siro un tridente senza di lui. E così Ngonge si è preso la fascia destra, Vlasic la sinistra e Aboukhlal è partito dalla panchina. Baroni gli ha poi concesso 33 minuti in cui il marocchino ha avuto poche occasioni per mettersi in mostra, ma va riconosciuto che è entrato in campo con la gara ormai di fatto chiusa.

Ngonge, un inizio che manca di concretezza

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Ngonge, scelto da Baroni per partire titolare, non ha fatto molto meglio. Generoso nel cercare di abbassarsi per ricevere e proporre soluzioni, ma dispersivo nell’esecuzione. I dati lo inchiodano: 30 tocchi in 80 minuti, 7 passaggi riusciti su 12 e soprattutto 13 palloni persi. Ha provato due conclusioni, solo una nello specchio, senza mai dare la sensazione di poter creare un pericolo reale. In un sistema che richiede precisione negli ultimi trenta metri, queste sbavature diventano pesanti: non basta la corsa, serve qualità nell’ultimo passaggio e capacità di leggere le situazioni. Le qualità non mancano, ora il belga è atteso da un netto passo in avanti per dimostrare di essere ancora quel giocatore che a Verona aveva impressionato, tanto da convincere il Napoli a investire quasi 20 milioni di euro per portarlo all'ombra del Vesuvio. Contro la Fiorentina, per lui come per il resto della squadra, si prospetta un esame importante: non andrà sbagliato in primis l'atteggiamento.

Torino, un nodo tattico da risolvere immediatamente

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Il problema non è solo dei singoli, ma dell’impianto complessivo. Il gioco di Baroni vive sull’efficacia delle catene laterali: esterni e terzini devono portare ampiezza, creare superiorità e offrire linee di passaggio pulite per verticalizzare. Se gli uomini chiamati a fare la differenza sulle corsie diventano prevedibili o inefficaci, l’intera squadra perde respiro e diventa facilmente leggibile. In attacco è presto per bocciare definitivamente, ma il segnale è chiaro: senza un salto di qualità immediato sulle fasce, il Torino oltre agli evidenti problemi in difesa, rischia di restare bloccato anche nella fase offensiva, limitandosi a una sterile gestione del possesso. E per una squadra che vuole crescere, questo è un limite tecnico non più rinviabile.