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Toro in numeri: Lazaro, così non basta. Può dare qualcosa in più?

Enrico Penzo
Enrico Penzo Redattore 
È un giocatore corretto, diligente, ma il Toro ha bisogno di un esterno che incida

Valentino Lazaro sta vivendo una stagione fin qui poco esaltante. I numeri che accompagnano le sue prime dieci presenze – otto delle quali da titolare – raccontano un rendimento ordinato, ma troppo contenuto per un esterno che dovrebbe dare ampiezza, coraggio e imprevedibilità alla manovra. L’austriaco produce poco nell’ultimo terzo di campo: un solo assist e una grande occasione creata sono un bottino magro per un giocatore che il Torino vorrebbe più incisivo nell’accompagnare l’azione.

I numeri di Lazaro fino ad ora

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Anche la precisione dell’83% nei passaggi, che in sé è buona, si sgonfia quando Lazaro avanza: la percentuale cala nettamente nella metà campo avversaria, segno di una certa difficoltà nel forzare la giocata con qualità. Talvolta qualche spunto arriva, ma resta un episodio isolato più che un trend. L’impressione è che manchi personalità nell’alzare il livello: corre, accompagna, ma raramente sposta gli equilibri. Sul piano difensivo il quadro non cambia molto: 1,6 contrasti vinti di media, 3,7 palloni recuperati e un 40% di duelli vinti lo collocano in una fascia di rendimento sufficiente, ma non determinante. Per un esterno a tutta fascia di Baroni – ruolo che richiede intensità feroce nei duelli e aggressività costante – questi numeri risultano poco incisivi. Anche il dato sui dribbling riusciti (38%) mostra una produzione modesta, soprattutto perché Lazaro tende a perdere 9,5 palloni a partita, una cifra pesante che spesso spezza l’azione proprio nelle zone in cui servirebbe lucidità. Il giudizio complessivo è chiaro: Lazaro non sta deludendo, ma nemmeno convincendo. È un giocatore corretto, diligente, ma il Toro ha bisogno di un esterno che incida, non di un semplice esecutore. Il Torino di Baroni ha bisogno di esterni con gamba e capacità di attaccare la profondità e ciò mostrato fino ad ora sicuramente non basta. Servirà un salto di qualità netto, soprattutto in audacia e continuità, per trasformare una stagione “piatta” in una davvero utile alla squadra.