E’ questione di status, e quello si raggiunge a suon di prestazioni, di costanza e soprattutto, per un attaccante, a suon di gol, quelli che ti permettono di entrare nella top 50 dei migliori marcatori della Serie A. Prendiamo ad esempio la serata del 10 febbraio 2024, di 679 giorni fa. Il Sassuolo sbloccava l’incontro dopo appena cinque minuti con Andrea Pinamonti, prima che al 9’ si compisse la sentenza: Vlasic conduce palla, apre per Bellanova sulla corsa, palla bassa dell’esterno per chi, se non Duvan Zapata, pronto a insaccare il suo tap-in vincente. Ultima fotografia del colombiano al Mapei Stadium, visto che l’anno scorso, per l’infortunio ma soprattutto per la discesa in B dei neroverdi, non c’è stata più replica. Il gol che valse la doppia cifra contro il Sassuolo, la squadra più trafitta in carriera, in risposta appunto a Pinamonti che poche ore fa, intervistato da La Stampa, ha tessuto le lodi del capitano granata: “Riconosco che Zapata è stato uno degli attaccanti più forti della Serie A: all’Atalanta era straripante e facevi fatica a tenerlo – ha detto – ora ha recuperato dal brutto infortunio e sono contento per lui che sia tornato e stia bene, e sarà un piacere sfidarlo”.

FOCUS
Zapata misura il suo presente: il Mapei come banco di prova
Zapata è ancora presente
—Parole di apprezzamento, ma che potrebbero nascondere un’inesattezza che soltanto il tempo può rendere dimostrabile. Pinamonti utilizza infatti un verbo al passato e chissà cosa ne pensa Duvan, se il suo carattere presenti una certa permalosità o se sia abile a farsi scivolare tutto addosso. Di certo non ha mai nascosto di avere un’alta percezione di sé. “Ho l’autostima alta, mi metto sempre su. Ovviamente non ti dico che sono il primo, però sono in alto, tra i primi tre sì”, diceva a maggio, intervistato dalla Gazzetta, nel bel mezzo del suo piano di recupero. Un concetto ribadito anche a luglio, nelle sue prime sgambate a Prato allo Stelvio: “Mi sento uno degli attaccanti più forti della A, ogni giorno. Poi magari la realtà dice un’altra cosa, ovvero che sono infortunato e non gioco da molti mesi. Ma io questa consapevolezza di essere tra i migliori ce l’ho dentro e mi dà ogni giorno la forza di migliorare”. E a 34 anni, dopo un crociato, sono messaggi chiari e inequivocabili.
C’è un Zapata del passato, ma anche un Zapata del presente che vuole togliersi le ultime soddisfazioni della carriera anche a Torino. In una stagione all’insegna di un continuo mettersi alla prova, se alle parole di rivalsa e consapevolezza seguono i fatti, anche in questo breve lasso di tempo Zapata ha vissuto un suo arco narrativo. Il suo ingresso, forse ingeneroso, con l’Atalanta, sotto di tre, e soprattutto quell’errore dal dischetto non sono stati il suo miglior biglietto da visita. Oltre all’errore, preoccupava il suo muoversi claudicante, che faceva presagire un rientro a pieno regime più lungo. E infatti è stato così.
E ora Duvan studia i partner
—Il suo rientro dal primo minuto è coinciso con la gara contro il Como, altro enorme passo indietro di squadra, mentre Duván ha cercato di fare il suo, da capitano. A Lecce, il suo ingresso ha dato una maggiore spinta emotiva ai compagni e contro il Milan è arrivato il tanto atteso gol, che mancava esattamente da quel maledetto 5 ottobre 2024 e che sa tanto di presente. Una rete che in pochi, nel panorama degli attaccanti della Serie A, riescono a realizzare: un gol alla Zapata, tutto potenza. Il più che comprensibile individualismo, dopo tanta sofferenza, è stato marginale rispetto al sentimento di squadra: “È stata una bella emozione, ma la sconfitta fa male”.
Contro la Cremonese sono arrivati altri segnali di crescita. Il suo zampino sul gol di Vlasic e tanto lavoro fisico. La sua partita è durata poco più di un’ora, segno di come non si possa pretendere oggi una totale presenza sul piano della condizione. A sostituirlo Giovanni Simeone, che, complice l’infortunio patito durante la sosta, gli ha concesso spazio, nell’emergenza, per riprendersi la scena. Ora c’è attesa per capire quali saranno le scelte di Baroni, se i tempi siano maturi per vedere quel tandem su cui già in estate si era fantasticato. Se il tecnico non dorme sonni tranquilli per quanto riguarda difesa e centrocampo, ora il reparto più forte dei granata è al completo: Simeone, Adams e un Zapata che, a 34 anni, vuole costruirsi i presupposti per una seconda giovinezza, sempre prolifica.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

