mondo granata

Uno su 150 per l’Italia: dalla Cina per studiare calcio al Toro Camp

20 ragazzi tra i 12 e i 17 anni, pronti ad assorbire le competenze di cinque allenatori delle giovanili granata, e una collaborazione che può diventare sempre più stretta. Sino ad aprire un'Academy in Asia

Nikhil Jha

"Ne sono partiti 20 tra gli oltre 2000 candidati con un'associazione calcistica di Wenzhou, in una regione a sud-est della Cina, e hanno scelto il Toro City Camp per imparare a conoscere e a respirare calcio come lo si vive in Europa. "Hanno avuto i contatti con l'assessore di Torino, Ferraris, e attraverso il nostro ufficio marketing hanno preso contatti con noi", spiega il responsabile del Toro Camp Davide Cravero, che in Cina ci è stato dal '99 al '04 allo Shenzhenshi, dopo esperienze con la Lazio e prima di approdare al Torino. "Si era agli inizi del calcio, all'epoca: c'erano 15 squadre nella prima serie e 12 nella seconda, e sotto nulla".

"I City Camp organizzati dal club granata sono momenti estivi di avvicinamento al calcio normalmente pensati per i bambini più piccoli, ma per questi ospiti cinesi si è fatta un'eccezione. L'età dei ragazzi va dai 12 ai 17 anni, in una settimana, l'ultima dell'edizione 2017, completamente dedicata a loro al campo del Cit Turin, nel centro di Torino. "Sono 20 ragazzi più presidente, allenatore e un giornalista", continua Cravero, "poi ci sono tre interpreti. Traminte l'Angi (Associazione Nuova Generazione Italo-Cinese, ndr) hanno avuto questo contatto e sono venuti giù in Italia. Per questioni di età, gli italiani questa settimana sono tutti ad Orbassano".

"Le criticità? Poca competizione: "Questi ragazzi fanno 10 partite l'anno, con i piccoli Amici noi ne facciamo 50 e con i selezionati 100-110. Hanno milioni di abitanti e pochissimi club. Noi abbiamo 5 allenatori, che coordinano gli allenamenti insieme agli interpreti".

"Che la Cina si stia avvicinando a grandi passi verso la cultura del calcio è cosa nota: "C'è stato un progressivo sviluppo del calcio, perché il presidente attuale cinese è un sostenitore dei questo sport e ci sono stati investimenti. A livello di settore giovanile, però, sono molto indietro". Wang Qi, presidente dell'associazione, spiega: "Il governo cinese vuole sviluppare il calcio. Il livello è troppo basso, il desiderio è quello di studiare da luoghi, come l'Italia e Torino, dove il livello è più alto".

"Tutti sono in grado di imparare qualcosa: "I nostri allenatori hanno imparato a gestire gli interpreti: poche parole, messaggi diretti. I ragazzi hanno visto come si lavora qui, più sul ritmo, con spazi più ristretti e movimenti più veloci, e non è facile. Il loro è un livello medio-basso, in Cina è comunque più alto. Tra di loro c'è un ragazzo di Prato (zona ad altissima concentrazione di immigrazione dal Sol Levante, ndr), che gioca nella Jolly Montemurlo". Sensazioni, quelle di Cravero, confermate anche da Wang Qi: "Noi siamo un'associazione di calcio, abbiamo scelto questi ragazzi da circa 2000-3000 persone. Vengono a Torino per guardare, leggere, studiare il calcio italiano e il calcio torinese.Vogliamo utilizzare questa settimana per studiare i metodi di allenamento". Il Toro esporta metodi e competenze, dunque, sotto forma di esperienza europa che, nel calcio, ha pochi rivali.

"Ma c'è anche una valenza sociale, spiega Qi: "L'interesse per il calcio viene normalmente dalla famiglia: ai ragazzi piace giocare con il tablet, noi vogliamo aiutare loro a fare sport, questo è importantissimo per il calcio cinese".

"Esercizi tecnici, poi prove di 4-4-2, e il primo passaggio orizzontale a centrocampo è subito corretto da Cravero. Il lavoro da fare è tanto, ma l'obiettivo a lungo termine "potrebbe essere quello di aprire rapporti in Cina con l'Academy". Il mondo Toro si espande: oggi crea conoscenza, i frutti del domani andranno attesi e colti al momento opportuno.