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D’Ambrosio: “Superga ti rimane dentro”

Andrea Croveri
Le parole del terzino che ricorda il suo percorso a Torino

Danilo D’Ambrosio, ex difensore recentemente ritiratosi dal calcio giocato, ha ripercorso la propria carriera ai microfoni di Radio TV Serie A, soffermandosi anche sul periodo trascorso al Torino e sui momenti più significativi della sua esperienza sotto la Mole, raccontando quanto quell'esperienza sia stata importante per lui e come si sia rapportato con un tifo molto legato alla storia e alla tradizione: “Lo vivi. Vivi quella forte emozione, quel forte tifo, quel forte amore che hanno i tifosi del Torino per la storia del Torino. Per la squadra del Grande Torino. Ed è un vantaggio e anche uno svantaggio, perché vestire la maglia del Torino non è semplice e far capire questa grande aura che c'è nel club non è una cosa da sottovalutare... ogni volta che andavamo a Superga era qualcosa di emozionante. Anche il percorso che facevamo... quando il capitano legge i nomi.... è qualcosa che ti rimane dentro”.

D’Ambrosio ha ricordato anche il suo rapporto con Gian Piero Ventura, allenatore di riferimento per la sua carriera e per l'esperienza al Toro: “È stato il primo allenatore che mi ha mi ha insegnato il calcio perché tatticamente era molto, molto bravo. Molto valido. E poi dico sempre che quando si vince non c'è mai una casualità, ci sono sempre dei valori alla base che poi ti portano alla vittoria. E quindi sotto l'aspetto tattico è stato il primo che mi ha insegnato a giocare a calcio, a capire i principi del calcio. Il secondo aspetto che mi ha insegnato, che poi me lo sono portato nel corso della mia carriera, è stato umano, professionistico... nel senso che lui pretendeva che ogni volta che si scendesse in campo si accendeva la cosiddetta spina, on e off. Quando sei fuori dal campo, off. Quando sei in campo, on. È come un interruttore, una volta che sei dentro 'on' e devi dare il meglio di te per un'ora e mezza o due ore, quello che sono... però focus su quello che fai, e lui è stato il primo che mi ha inculcato questa cosa, perché ero giovane e quindi magari ogni tanto mi potevo perdere, come può succedere.  Invece il focus era proprio quel tappeto verde”.