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MILAN, ITALY - NOVEMBER 29: Samuele Ricci of AC Milan in action during the Serie A match between AC Milan and SS Lazio at Giuseppe Meazza Stadium on November 29, 2025 in Milan, Italy. (Photo by Claudio Villa/AC Milan via Getty Images)
"Mi farà un effetto particolare rimettere piede al Grande Torino. Lì sono cresciuto tantissimo, ho conosciuto bellissime persone e ho lasciato anche tanti amici". Così ha cominciato Samuele Ricci la propria intervista ai microfoni di Tuttosport. Lunedì 8 dicembre si festeggia l'Immacolata ma va in scena anche il primo ritorno dell'ex capitano granata a Torino. Questa volta, con la maglia del Milan. Lo stesso Milan che non ha mai vinto all'Olimpico Grande Torino negli anni in cui Ricci stava all'ombra della Mole, che vede in questa statistica "un motivo in più per provare a invertire questo trend". Sulle pagine del quotidiano, l'attuale numero 4 rossonero, oltre a parlare dei grandi stimoli che danno Allegri, Modric, Rabiot o lo stesso pubblico di San Siro, ha raccontato della sua esperienza in granata, degli allenatori che l'hanno aiutato di più e del rapporto con il pubblico.
"Sono arrivato con Juric e, per il modo in cui giocavo a Empoli, è stato un po’ un salto nel vuoto", ha raccontato Ricci, che prima del passaggio Torino-Milano ha fatto l'altrettanto importante trasferimento Empoli-Torino. "Volevo mettermi in gioco in una grandissima piazza con più concorrenza in squadra anche se sapevo che avrei trovato un modo di giocare totalmente diverso: mi sono messo lì, sono cresciuto fisicamente, ho messo ancor più applicazione nel curare la fase di non possesso che era quello che richiedeva nel suo gioco uomo contro uomo", ha spiegato il numero 4 del Milan, che ha poi fatto un salto nel tempo arrivando a raccontare la scorsa stagione, con Vanoli.
"Duvan sicuramente faceva la differenza. È difficile dire se poi siamo calati perché non c’era lui oppure perché ci siamo un po’ accontentati", ha acceso la miccia Ricci, ipotizzando un atteggiamento sbagliato da parte di tutta la squadra. "Quando c’era Zapata, bastava buttare la palla anche a caso davanti e lui la teneva e faceva salire tutta la squadra, senza di lui sono cambiate le prospettive", a raccontare di una perdita inevitabilmente molto pesante, quella del colombiano: dopo il suo infortunio il Torino è calato, si è ridimensionato. Forse ad oggi si parlerebbe di qualcosa di diverso...
Da ultimo, almeno tra le tematiche che relative al mondo granata, Ricci ha parlato del clima che si respira a Torino: un clima di contestazione e malcontento, che non aiuta a fare il salto di qualità. Proprio interrogato sulle motivazioni che impediscono il club granata di raggiungere risultati migliori di questi, Ricci ha spiegato: "Torino è una grandissima piazza ma c’è questo clima di malcontento generale che si porta avanti da tanti anni, anche prima che arrivassi lì. Il tifoso pretende tanto dalla squadra e dal club e, come tutti sapete, c’è questo scontro perenne con la società. E questa cosa, inconsciamente, chi va in campo la subisce. Entrare allo stadio e sentire sempre cori contro Cairo un po’ influisce". Dall'altra parte, però, il numero 4 rossonero ha concluso parlando del proprio rapporto personale con i tifosi, senz'altro positivo: "Però, nel contempo, devo dire che per giocare e per viverci Torino è davvero bella. Come è bella la passione che ci mettono i tifosi: io, in tal senso, non posso dire nulla perché con loro si è creato da subito un rapporto d’amore che si è portato avanti per tre anni e per questo non posso che ringraziarli".
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