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Serie A, il gioco rallenta: il tempo effettivo crolla sotto i 53 minuti

Enrico Penzo
Enrico Penzo Redattore 
La durata effettiva del gioco nelle partite di Serie A è in costante calo

Il calcio italiano sta affrontando una sfida crescente: la durata effettiva del gioco nelle partite di Serie A è in costante calo. Secondo i dati forniti da Opta, nelle prime sei giornate del campionato 2025-26, la media del tempo di gioco effettivo si è attestata a 52 minuti e 42 secondi, a fronte di una durata totale media di 97 minuti e 51 secondi. Ciò significa che, in media, solo il 54% del tempo complessivo è effettivamente dedicato al gioco. Questa tendenza evidenzia una crescente discrepanza tra il tempo totale di una partita e quello in cui il pallone è in movimento. Situazioni come interruzioni per infortuni, falli, proteste, simulazioni, controlli VAR, sostituzioni lente e tattiche di rallentamento contribuiscono a ridurre il tempo effettivo di gioco.

I minuti di recupero non bastano

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Tuttavia, nonostante l'aumento dei minuti di recupero, la differenza tra tempo totale e tempo effettivo rimane significativa. Le variazioni tra le singole partite sono notevoli. Ad esempio, nella gara Bologna-Genoa del 20 settembre, durata 107 minuti e 57 secondi, il tempo effettivo di gioco è stato di soli 49 minuti e 7 secondi, con una differenza di 58 minuti e 50 secondi rispetto al tempo totale. Al contrario, nella partita Udinese-Milan dello stesso giorno, durata 95 minuti e 26 secondi, il tempo effettivo è stato di 61 minuti e 57 secondi, con una differenza di soli 33 minuti e 29 secondi. Questa disparità solleva interrogativi sulla coerenza e sull'equità delle competizioni. Sebbene sia improbabile raggiungere i 90 minuti di gioco effettivo, è auspicabile che vengano adottate misure per ridurre le interruzioni e aumentare il tempo in cui il pallone è in movimento. Un maggiore impegno in questa direzione potrebbe migliorare l'esperienza per i tifosi e l'immagine del campionato, sia per coloro che seguono le partite allo stadio sia per quelli che le guardano in televisione.