Torino, perché riprendere Praet? Serve un’alternativa di livello sulla trequarti

Che Dennis Praet fosse rimasto nel taccuino di Vagnati e Juric nel corso di tutta l’estate, non è un segreto. Dopo aver deciso di non riscattarlo per 15 milioni a giugno, perché la cifra era ritenuta troppo elevata, il Torino ha cercato di proporre al Leicester una formula più favorevole che comportasse un esborso inferiore per il club granata. L’infortunio di Miranchuk e le condizioni più favorevoli di fine mercato, sembrano aver convinto il Toro a tornare sul mercato in entrata a certe condizioni. Ecco perché, a nostro parere, il Torino dovrebbe riprendere Praet. Il primo argomento riguarda il trascorso di Praet, che nello scorso campionato ha già brillato agli ordini di Ivan Juric. Arriverebbe in granata a campionato già iniziato, ma a differenza di altri giocatori non avrebbe problemi nell’inserimento in squadra: il belga conosce Juric, i suoi schemi e le richieste dell’allenatore croato. Un trequartista di qualità, già pronto all’uso, insomma. Il secondo argomento è pienamente supportato dalle statistiche. I numeri dello scorso anno parlano chiaro: c’è stato un Torino con Praet e un Torino senza Praet. Nelle 15 partite dell'ultimo campionato in cui Juric non ha avuto il belga a disposizione, i granata hanno ottenuto un solo successo in campionato, in casa della Salernitana. Per il resto il Torino è rimasto attaccato alle giocate di Dennis, che ha portato qualità e fluidità alla manovra offensiva. Con lui in campo il Toro ha viaggiato ad 1,73 punti a partita, una media da Europa, che paragonata a quella che i granata hanno avuto senza di lui (0,6, 10 punti in 15 partite) fa quasi impressione. "In attacco serve avere più cambi" ha detto Ivan Juric dopo lo 0-0 contro la Lazio. Chiaro e tondo: le partite si vincono sulla trequarti, è da lì che arrivano le giocate decisive. E nonostante il Torino abbia Vlasic, Radonjic e Miranchuk, un'alternativa in più è necessaria. Intanto perché con 5 cambi, poter scegliere in base alle necessità della partita è un vantaggio non da poco, e poi perché in una stagione così lunga e piena di incognite (il mondiale a dicembre per esempio) i cali di forma e gli infortuni (vedi Miranchuk) sono all'ordine del giorno. Per questo Juric ha chiesto di intervenire ancora sulla trequarti e Praet, anche per questi motivi, può rappresentare il profilo ideale. L'ultimo motivo a sostegno della 'mozione Praet' non riguarda direttamente il campo ma l'ambiente in generale. Per vedere di nuovo Dennis Praet in maglia granata, i tifosi del Torino hanno scatenato una vera e propria campagna social, con tanto di hashtag (#praetback), inondando il profilo Instagram del giocatore con commenti in cui gli chiedono di tornare al Toro. È un fattore da non sottovalutare, perché l'acquisto di Praet sarebbe una buona ciliegina sul mercato granata e potrebbe spingere anche la campagna abbonamenti che, finora, ha fatto registrare i numeri più bassi dell'era Cairo. Per avere un'analisi completa, è giusto anche sottolineare le criticità di un eventuale affare Praet. La prima, che ha spinto il Toro a ritenere troppo alto il diritto di riscatto fissato dal Leicester, riguarda lo storico degli infortuni, arricchitosi anche in maglia granata. Nello scorso campionato il belga ha dovuto saltare 13 partite per due diversi problemi fisici: il primo, tra settembre e ottobre, al bicipite femorale, poi l'operazione del piede che lo ha tenuto fuori da febbraio ad aprile e nel mezzo una serie di fastidi più o meno gravi che lo hanno comunque limitato. Per questo e per una carta d'identità non così verde, il Torino prenderà Praet solo se le pretese del Leicester scendessero rispetto alle cifre di cui si è discusso finora. Vero, per i motivi già citati, avere un'alternativa in più è un bene per il Torino e per la gestione delle rotazioni. Allo stesso tempo, l'eventuale arrivo di Praet ridurrebbe notevolmente lo spazio per Demba Seck, per cui i granata hanno fatto solo sei mesi fa un investimento da 5 milioni di euro. L'alternativa migliore, a quel punto, sarebbe la cessione in prestito del senegalese, ma i tempi sono stretti e il rischio che i minuti per Seck si riducano al lumicino c'è.