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A trascinare i padroni di casa è proprio il numero otto che sta disputando una stagione straordinaria condita da varie gemme quali la rete fantastica con cui ha mantenuto il Toro vivo nella semifinale di andata di Coppa Italia contro la Sampdoria (un clamoroso tiro al volo di destro a 1’ dalla fine mentre i granata erano sotto per 2-0). Al 20’ Dante fa ancora ammattire Casagrande prima di crossare col sinistro verso il secondo palo dove Dossena impatta il pallone di testa a colpo sicuro, ma colpisce la traversa a portiere battuto. Qualche minuto prima, al 7’, era stato ancora Bertoneri, incontenibile, a proporsi al tiro dopo un rapido ed elegante triangolo con Bonesso, ma la difesa viola sventava la minaccia. Al 32’ ennesimo traversone da destra, stavolta di Dossena, su cui Bonesso stacca imperiosamente, ma la traversa è ancora una volta lì a strozzare in gola l’urlo della Maratona. Ancora Bertoneri sugli scudi con un tocco smarcante per Bonesso che spara altissimo da buona posizione, mentre allo scadere Galli blocca con bravura colpo di testa di Pulici su centro di Ferri. Incredibile chiudere un primo tempo dominato sul risultato di 0-0 con la Fiorentina che, a parte un colpo di testa mancato da Bertoni su centro di Graziani, non ha combinato nulla contro un Toro che pare totalmente investito dal potere del Fila.
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A inizio ripresa capita l’impensabile, guardando alla prima frazione, ma il sin troppo logico basandosi sull’andamento stagionale: la Fiorentina passa in vantaggio. La fascia destra stavolta è amica dei viola con Massaro che si libera di Ferri e centra d'esterno per Graziani che anticipa un sorpreso Beruatto, controlla e scaraventa in rete con opportunismo. “Ciccio” non segnava da 312’ e si ritrova contro la sua squadra con cui vinse uno scudetto leggendario e dove ha scritto splendide pagine di storia. Piccola parentesi: la carta stampata diverge nettamente sul trattamento ricevuto dall’ex Gemello da parte del pubblico. Secondo La Stampa fischi e qualche frase sbeffeggiante, secondo il Corriere della Sera tanto affetto a fine gara. Nel dubbio, fatemi prendere per vera seconda ipotesi perché fa meglio al cuore.
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Il Toro, preso il pugno in pieno volto, non barcolla e ritorna a caricare e a lottare con onore per il simbolo del cuor come recita uno striscione in curva. La metà campo viola viene nuovamente assediata in maniera meno bella rispetto alla prima frazione, ma comunque veemente. Mischie e tiri strozzati la fanno da padrone fino a poco più di venti minuti dalla fine quando battiamo un angolo dalla destra. Beruatto tocca corto per il solito Bertoneri che sfodera l’ennesimo gran cross e Franco Ermini, interessante centrocampista che farà le fortune dell’Ancona tra fine anni 80 e inizio anni 90, fa valere il suo metro e ottantacinque con un bellissimo colpo di testa a fil di palo degno di un centravanti di razza. L’esultanza del ragazzo di Figline Valdarno è splendidamente genuina nella sua incredulità, ma di lì a qualche minuto arriverà una nuova beffa.
Al 75’ una punizione dal limite di Bertoni colpisce Pulici in barriera trasformando malignamente la traiettoria che diviene imprendibile per Terraneo, scavalcato dal pallone. Giacomini opera due cambi al 79’ inserendo Pedro Mariani e l’esordiente Vincenzo Esposito per Bonesso e Sclosa. Non cambia, quindi, il conteggio dei figli del Filadelfia in campo: dieci. Il Toro spinge con la forza della disperazione e Dossena conquista un rigore per un ingenuo intervento in area di Contratto a una manciata di minuti dal termine. Dal dischetto va Pulici che deve ribellarsi al fatto di essere finito sul tabellino dei marcatori dalla parte sbagliata. Pupi fa una specie di saltino, due passi di rincorsa guardando negli occhi Galli, un impercettibile movimento d’anca per ingannare il portiere avversario che, appena si muove verso la sua destra, viene freddato con un rasoterra centrale. Il numero undici ruota il braccio per festeggiare e poi calcia nuovamente la sfera in porta in un misto di rabbia, gioia e liberazione. Sarà la sua ultima rete con la maglia del Toro.
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La partita finisce 2-2 e per i granata il sorriso deriva dall’aver evitato la beffa nel finale e dai risultati sugli altri campi con l’incredibile sconfitta del Milan in casa contro il Catanzaro e il poker appioppato dal Cesena al Bologna. I punti di margine sulla zona retrocessione rimangono due e a guardare bene la gara, forse la migliore stagionale, c’è da mangiarsi le mani per non aver vinto anche se resta quel calore dentro di un Toro fatto in casa che si è trovato con orgoglio nel momento più difficile della stagione. La Fiorentina perde il primato per un punto (la Juventus passeggia a Roma vincendo 3-0), ma continuerà il suo duello coi bianconeri, tra agganci e distacchi, perso in maniera assurda all’ultima giornata con più di un’ombra arbitrale a far coniare il famoso slogan “Meglio secondi che ladri”. Un pezzetto di scudetto forse è stato perso proprio in quel pomeriggio del Comunale, ma questa è un’altra storia. Il Toro dei Bertoneri, dei Beruatto, dei Ferri alla fine si salverà matematicamente a un turno dal termine permettendosi di far esordire anche un certo Roberto Cravero all’ultima giornata contro il Como prima di perdere la Coppa Italia, terza consecutiva, in finale contro l’Inter. La stagione successiva cambieranno molte cose. Inizierà l’era Sergio Rossi.
Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (o meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l’eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e…Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.
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