Il primo tempo vede il Toro controllare con ordine i non irresistibili attacchi nerazzurri. L’unico vero pericolo è una rasoiata di Podolski su assist di Palacio che Padelli respinge in tuffo, ma per il resto il portiere granata è spettatore delle velleitarie conclusioni dalla distanza degli avversari che terminano tutte piuttosto lontane dai pali. La ripresa vede i padroni di casa provare ancora a premere, ma Padelli fa nuovamente buona guardia su una conclusione di Podolski sul palo del portiere. A cavallo dell’ora di gioco entrano Maxi Lopez per Martinez ed El Kaddouri per Farnerud che, poco prima, aveva vanificato con una botta imprecisa un ottimo contropiede di Darmian e, lentamente, la partita cambia. Col Galina abilissimo a tenere palla in avanti, il Toro inizia a farsi vedere maggiormente in attacco anche se senza strafare. Handanovic non deve impegnarsi più di tanto per anticipare Darmian, lanciato da un filtrante di Maxi, e per bloccare un destro estemporaneo di Molinaro. L’Inter, progressivamente, si spegne e siamo preoccupati più dalla paura della beffa in extremis che dall’effettiva consistenza dell’avversario. Quando Maxi Lopez decide di non andare da solo e invece di concludere cerca senza successo Quagliarella, ci disperiamo, ma ci diciamo che tutto sommato va bene così. Mentiamo.
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Al tramonto del recupero il Toro conquista un calcio d’angolo. A questo punto i cuori granata sono divisi tra i più pessimisti che guardano come siamo piazzati fuori area per evitare un contropiede letale e fra tutti gli altri che pensano semplicemente a come sarebbe bello se fosse arrivato il momento di vincerne una a San Siro, di battere una grande, di segnare uno di quei gol che rendono un pomeriggio normale qualcosa di speciale trasformando un meritato pareggio, dove la retroguardia si è dimostrata ancora una volta un mostro di affidabilità e Gazzi la solita diga insuperabile, in una vittoria.
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La battuta di El Kaddouri da sinistra e rientrare va verso Maxi Lopez che, appostato sul primo palo, si ritrova accoppiato con Icardi e lo sovrasta prolungando la traiettoria. Il colpo di testa dell’ex milanista taglia completamente fuori la difesa avversaria e si adagia verso Moretti che si trova tutto solo al centro dell’area piccola, tenuto in gioco da Palacio che è rimasto sul palo. “Sta succedendo” è quello che pensiamo tutti in quella frazione di secondo prima che il numero ventiquattro colpisca. E succede. Emiliano è costretto quasi a inginocchiarsi, ma non fallisce: la palla gonfia la rete al 93’ e 45 secondi, ci sarà solo il tempo di mettere la palla al centro poi Irrati fischierà la fine. Moretti viene raggiunto dai compagni che, impazziti di gioia, esultano guardando alla piccionaia occupata dalla Maratona itinerante che sta liberando una gioia attesa da anni. C’è chi esulta sugli spalti, chi lo fa sul divano, nessuno ricorderà il nulla (o quasi) prima di quella rete, ma soltanto l’urlo e la sensazione che ne seguirà. Ed è bello, bellissimo così. Però vediamo di farlo più spesso.
Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (o meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l'eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e...Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.
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