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Davanti a ventisettemila spettatori, il Toro scende in campo per il ritorno alle 20,30 di domenica 29 giugno. In una Maratona stipata al massimo c’è anche Marco Ferrante venuto a tifare Toro, ma che è ignaro che l’anno successivo giocherà proprio ad Ascoli in massima serie. In quel momento non lo immagina nessuno, è vicino alla balaustra con gli ultras mentre qualcuno si accorge di lui e lancia il coro. Zaccarelli conferma l’undici di Ascoli quasi per intero, perché si rivede in campo Marazzina dal 1’ al posto di Bruno. Come all’andata è il Toro a partire forte, ma l’urlo per il gol viene strozzato in gola alla curva sia quando Marazzina non sfrutta di testa una punizione di Pinga, sia quando Lauro si oppone col corpo a una conclusione di Mudingayi. Sarà perché non ha più niente da perdere, ma l’Ascoli della coppia Silva-Giampaolo (uno in gol in Toro-Ascoli del 1976 in una gara poi vinta 3-1, l’altro futuro allenatore dei granata) è più spavaldo dell’andata e al 19’ passa: Fini cambia gioco a sinistra dove Modesto approfitta del mancato rientro di Comotto e dell’impossibilità di Mudingayi di andare in chiusura per toccare al volo in mezzo. Bucchi non ci arriva in scivolata, ma Colacone è in agguato e insacca a porta vuota. Bianconeri in vantaggio: un altro gol e il Toro sarebbe fuori. In una serata caldissima, ci si ritrova nella scomoda situazione di non sapere bene cosa fare. Non è pensabile difendere una sconfitta con 70’ a disposizione, ma al tempo stesso non ci si deve sbilanciare. La scelta può essere una sola: lottare. Quagliarella ha un’ottima occasione quando sradica un pallone a Oscar Brevi, che fra un paio di mesi si ritroverà capitano granata, ma calcia addosso a Coppola. Allo scadere del tempo è Marazzina a mettere alto un bel pallone di Codrea. Il Toro meriterebbe il pari, ma è sotto e l’intervallo, sugli spalti, è da respiro corto.
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Nonostante il caldo, lo stadio diventa di ghiaccio al 51’ quando un calcio di punizione di Bucchi scrive una parabola che sembra imparabile, ma il pallone colpisce in pieno la traversa. Per l’ex perugino è il terzo legno contro il Toro in nell’anno. Al di là della statistica è il momento in cui la partita gira definitivamente. Lo scampato pericolo fa urlare la curva ancora più forte e i granata, che già stavano lottando su ogni pallone, triplicano le forze sapendo anche a chi dare il pallone. Per esempio al 75’. Comotto recupera un pallone vagante e lo scarica indietro a Mudingayi bravo a servire immediatamente Pinga. Il numero dieci riceve spalle alla porta ai trenta metri, si gira e parte nello spazio colpevolmente lasciato dalla difesa avversaria. Qualche passo di corsa e poi, mentre tre bianconeri vanno a chiuderlo, un tiro potentissimo di collo sinistro prima di saltare per aria nell’impatto coi difensori. La palla prende una velocità pazzesca, non è angolata, ma Coppola non può nemmeno pensare di fermarla nonostante si sia tuffato e abbia alzato il braccio: l’avrebbe presa soltanto Superman. La rapidità della conclusione gonfia la rete in una maniera tale che una scarica elettrica percorre tutto il “Delle Alpi” e fa urlare il quadruplo di quanto si urlerebbe normalmente. In quell’urlo c’è tutta la tensione accumulata per tre quarti di partita, per la voglia di spareggio contro il Perugia e per una delle reti tecnicamente più belle che viste dal vivo. Pinga balla sulla pista di atletica prima di venire sommerso da chiunque abbia un minimo di granata addosso. Le inquadrature sulla curva che esulta sono pazzesche con la gente che si lancia da tutte le parti. Mancano solo i sacrifici umani. All’82’ il Toro segna anche il gol della vittoria: angolo da destra a rientrare di Pinga, la traiettoria è perfetta come sempre e Marazzina deve solo mettere la testa per tagliare fuori Coppola e gonfiare la rete. La gente è talmente provata dall’esultanza per il pareggio che esulta meno di quanto meriterebbe una rete simile. Anche i giocatori in campo sono più posati nell’esultare, tranne Comotto che sputa a un avversario e verrà espulso. Salterà la finale di andata così come De Ascentis. Finale contro il Perugia che ha battuto 2-0 il Treviso. Finalmente la possibilità di avere una vendetta sportiva sette anni dopo.
Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (0 meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l'eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e...Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.
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