Infatti, a inizio ripresa, è subito 3-2. Al 51’ Fortunato verticalizza per Venturin che, di prima, allarga a destra per Scifo. Sul traversone del belga, Silenzi anticipa di testa un incerto Zinetti e conclude come meglio non potrebbe una grande azione che è anche un’altra anticipazione di quello che verrà. Penelope, romano di Roma, sarà il Re del Toro nella pazza serata che ci farà alzare la coppa. Per adesso è “solo” l’autore del gol del fondamentale vantaggio.
LEGGI ANCHE: The Last Dance
Sentiamo l’odore del sangue e continuiamo ad attaccare. Sordo, in contropiede, mette Aguilera davanti a Zinetti che, uscito sulla lunetta, lo atterra e si risparmia il rosso solo perché c’erano ancora difensori romanisti in agguato. Poco male, le punizioni di Pato, quel giorno, sono una sentenza. Scambio con Sergio, destro che gira e finisce alla sinistra del portiere giallorosso, immobile. Tripletta meravigliosa, il miglior Aguilera visto sin qui, roba da espugnare Liverpool anche noi. L’ora ad alto livello si fa sentire e, stanco, il nostro viene sostituito da Mussi. Tanto sembra finita. Sembra. Ma non lo è.
Al 63’, infatti, arriva un’altra anticipazione di quello che sarà, la più sinistra. Carnevale si tuffa in area e Luci indica il dischetto del rigore. Se ti danno contro un rigore così, può succedere di tutto, anche che in finale te ne diano contro tre, di cui due inventati. Hassler trasforma e riapre i giochi. I padroni di casa si buttano avanti con la forza della disperazionie creano mischie e all’82’ pareggiano. Punizione lunga di Hassler da destra, torre di Carnevale e la testa che la butta dentro è quella che fa più male, quella dell’ex, quella di Antonio Comi, che ora fa il difensore, ma proprio contro di noi si ricorda di essere nato attaccante. 4-4, incredibile.
E allora ci incazziamo e anche questa, volendo, è un’anticipazione di quello che verrà, di un Toro che a Roma non si arrende, che quando sarà a un passo dal baratro reagirà. A giugno difenderà per mezzora più recupero eterno la sua porta dal sesto gol che avrebbe distrutto i suoi sogni, stavolta, nel giro di pochi istanti, torna definitivamente a riprendersi quel che sentiva suo, il vantaggio. Casagrande allunga a Scifo e Comi torna amico stendendolo un passo dentro l’area. Il belga trasforma il rigore assegnato con un tiro angolato solo intuito, dal portiere. Roma quattro, Toro cinque. Finisce così.
LEGGI ANCHE: Storia di una serata magica
Pato segnerà in campionato ancora un gol, contro la disperata Fiorentina. L’anno dopo colpirà una traversa in Supercoppa a Washington col Milan (ovviamente su punizione), farà un gol di rapina contro l’Atalanta in Coppa Italia, propizierà l’autorete del 3-2 (di nuovo su punizione) nell’epica rimonta contro l’Aberdeen. Poi saluterà, in anticipo, complici situazioni extra-calcistiche. Quando lo prendemmo ero felice. C’è la sensazione che avrebbe potuto fare ancora qualcosa di più, ma, quando penso alle sue punizioni, ai suoi tocchi felpati, al suo sgusciare fra i difensori avversari, sono contento ancora adesso che sia stato con noi. Nonostante i ballettini.
LEGGI ANCHE: L’uomo che segnò al Brasile
Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (o meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l’eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e…Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.
Disclaimer: gli opinionisti ospitati da Toro News esprimono il loro pensiero indipendentemente dalla linea editoriale seguita dalla Redazione del giornale online, il quale da sempre fa del pluralismo e della libera condivisione delle opinioni un proprio tratto distintivo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
/www.toronews.net/assets/uploads/202304/475c0ecafff548ff33e475aee02499f0.jpg)
/www.toronews.net/assets/uploads/202508/2152c6c126af25c35c27d73b09ee4301.jpg)