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L’uomo che segnò al Brasile

Culto / Torna l'appuntamento settimanale con la rubrica di Francesco Bugnone, che ci racconta di "Ciccio" Artistico

Francesco Bugnone

Il 28 maggio 1990 il Brasile di Lazaroni è in ritiro premondiale in Umbria e sta affrontando una selezione di calciatori di Perugia, Ternana e Gubbio al “Liberati”. Il team, denominato Top Umbria, usufruisce di una punizione da una trentina di metri dopo 8’ di gioco. Si incarica del tiro Edoardo Artistico, detto “Ciccio”. Prende una lunga rincorsa e scaglia una discreta mina che finisce all’incrocio dei pali con Taffarel vanamente proteso in tuffo. Non saremo ai livelli di “Ho fatto piangere il Brasile” di Paolo Rossi, ma Ciccio deve averli fatti discretamente incazzare, perché i verdeoro non riusciranno a recuperare quella rete, sbagliando dei gol incredibili fra sfiga, dabbenaggine e miracoli del portiere. Smacco incredibile per la Seleçao, che già intuisce come potrebbe essere Italia ’90.

Artistico comincia a girovagare nelle serie minori (Vicenza, Monza, Pescara, Ancona, dove sigla ben venti reti in una stagione) e nel 1996 torna al Perugia, neopromosso in massima serie. A ventisette anni fa il suo esordio contro il Verona e dopo cento secondi, letteralmente al primo pallone toccato, trova la prima rete in serie A di testa. Nonostante quest’altro colpo da mito totale, Galeone non lo vede e per Edoardo, a dicembre, è di nuovo tempo di scendere in B, direzione Salerno. Sarà la sua fortuna, perché la stagione successiva, in granata, guidato da Delio Rossi e con Di Vaio al suo fianco, troverà una promozione storica. Ma lui rimarrà in B, perché c’è un altro granata ad attenderlo. Il nostro.

Dopo l’atroce beffa contro il Perugia, il Toro fa ritornare Mondonico e cerca di fare le cose in grande per una promozione che, stavolta, non può sfuggire. Un’idea è quella di affiancare a Ferrante un’altra prima punta e tocca proprio a Ciccio Artistico completare la formula del “doppio centravanti”, anche se, sulla presunta riuscita dell’esperimento, Marcolino nostro dice che nemmeno i gemelli De Boer si passerebbero la palla davanti alla porta vuota. In un campionato strano, in cui ci fischiano parecchi rigori, più di quanti ne avessimo mai avuti negli anni precedenti, ma non è una compensazione per quello successo l’anno prima, ma va, la formula ogni tanto funziona, ogni tanto no. Il fatto è che quando funziona non ce n’è: il 3-0 contro il Genoa o il 3-1 contro il Lecce, per esempio, vedono il Toro costruire occasioni in quantità industriale ed entrambe le punte andare in rete. Però quando non va, non va. Mentre Ferrante veleggia verso il record di gol in serie B, alcuni veramente meravigliosi, Artistico è utile, ma viaggia su cifre meno elevate. Alterna grandi colpi, guai fisici e qualche intemperanza: come si fa a non volergli bene. Infatti gliene voglio. Un bene diverso dall’innamoramento che ho per Ferrante, il bene che si vuole agli underdog, a quelli che quando meno te lo aspetti ti tirano fuori il coniglio dal cilindro, poi scazzano e rovinano tutto, ma quel coniglio te lo ricordi eccome.

Esemplificativo di tutto ciò, quello che accade a Reggio Emilia all’undicesima giornata. Ferrante è squalificato, il Toro è sotto di un gol e mancano 4’ alla fine. Artistico riceve di tacco da Rodrigo Lopez e, da venti metri, lascia partire una bordata di destro che supera Pantanelli, va a esultare sotto la curva dei nostri facendosi ammonire e, poco dopo, commette un fallo che gli costa la seconda ammonizione. Tutto in pochissimi minuti, ma non sarà ancora il suo record.

Un altro gol da ricordare lo segna in casa del Chievo, dove, dopo il vantaggio di Ferrante, mette il risultato in sicurezza con una natta su punizione che picchia sotto la traversa e finisce dentro. Il capolavoro balistico, però, arriva il giorno della promozione. Sul neutro di Benevento il Toro è avanti 3-1 sulla Fidelis Andria e sta finalmente per tornare in quella serie A che gli manca da tre anni. Artistico è subentrato a Ferrante, che ha appena siglato la rete della sicurezza, e, a 3’ dalla fine, su un pallone spiovente, a una ventina di metri dalla porta, senza nemmeno guardarla, si coordina e calcia al volo di sinistro, con un movimento privo di apparente sforzo. Il pallone finisce all’incrocio dei pali con Lupatelli vanamente proteso in tuffo. Un gol alla Ibrahimovic. Il coniglio dal cilindro. “Sono colpi che c’ho” dice trattenendo a stento una risata, mentre Minotti lo intervista per “Siamo tornAti”, la videocassetta che festeggia la promozione.

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Nel 1999/2000, Ciccio sembra in procinto di andarsene, pare chiuso in attacco. Tra gli altri il Toro ha comprato Ivic, attaccante serbo che, durante la stagione, esibirà la curiosa caratteristica di non tirare praticamente mai in porta. Artistico, però, si fa valere nell’irresistibile precampionato granata (“Non riesco a farli perdere” fu uno storico titolo di Tuttosport che riprendeva una frase, palesemente ironica, di Mondonico. Dopo, purtroppo, ci riuscimmo benissimo): segna un gran gol su punizione al Parma, un altro alla Viola con un zampata in area nel vittorioso Memorial Cecchi Gori. Soprattutto, alla seconda giornata, contro il Venezia, entra al 67’ in campo sull’1-1 e a 2’ dalla fine, su cross di Ferrante, autore del pareggio, va in spaccata fra tre difensori lagunari e la mette dentro prima di correre sotto la Maratona, dopo aver firmato la prima vittoria granata in serie A dal 28 aprile 1996, quando il gol di Mezzano, contro la Cremonese, non riuscì nemmeno a evitare la retrocessione matematica.

La partita simbolo di Artistico, però, arriva al decimo turno. A Verona la neve ha reso il campo tutto tranne qualcosa in cui si possa giocare a pallone, ma Farina decide di fare disputare la gara lo stesso. Dopo 22’ Mondonico ne ha abbastanza di Ivic e lo toglie per inserire Ciccio. Il serbo e il tecnico stanno ancora battibeccando che il numero undici si catapulta su un pallone vagante e lo scaraventa in rete di sinistro. Mondonico indica il campo come a dire a Ivic “hai capito perché ho messo lui?” Peccato che al 27’ “lui” entri malissimo su Giancarlo Filippini (scivolata a piedi uniti) e si guadagni il rosso. In 5’ c’è tutto Artistico: l’entrare subito in partita, il fiuto del gol, l’intemperanza che rovina tutto. Il resto di quella gara è storia: Ferrante spacca un dente a Brocchi  con una gomitata e ci lascia in nove, nell’intervallo spalano solo l’area dove attaccherà il Verona (meravigliosa la faccia del Mondo, mentre guarda la scena), Coco gioca la sua miglior partita in granata, resistiamo e vinciamo sotto di due uomini. Gloria effimera: dalla gara successiva inizierà un ciclo di sei sconfitte che spalancherà le porte a un’amara retrocessione, ma quella partita rimarrà negli annali.

Artistico non riuscirà dare una mano per evitare la discesa al Toro: un gravissimo infortunio lo tiene fermo un anno. Fa parte di un gruppo di giocatori a cui la società sembra non veder l’ora di dare il benservito. Però quella squadra, nel 2000/2001, ha un allenatore che si chiama Camolese che capisce quanto possa valere Ciccio, ci crede, lo aspetta e, come abbiamo già avuto modo di raccontare, lo butta dentro contro la Pistoiese, in quella che sarà l’ottava vittoria consecutiva di quel Torino. Artistico ripaga la fiducia con uno splendido tuffo vincente di testa, poi, già ammonito, tira un calcio alla bandierina, ma Morganti ha pietà e non lo espelle. Artistico non si limita a quel gol. E’ utile, ricomincia a metterla dentro. Poi arriva il pomeriggio di Pescara.

All’Adriatico si muore di caldo, i biancoazzurri sono già retrocessi e, a due turni dalla fine, i tre punti sono d’obbligo per avvicinarsi ulteriormente alla serie A. Il Toro non vince a Pescara da ventun anni e questo, nonostante la differenza di valori in campo, spinge a toccare qualsiasi ferro nei dintorni. Al 27’ un cross dal fondo di Ricky Maspero da sinistra trova Artistico sul secondo palo che, di testa, infila la sfera nell’unica fessura possibile da posizione difficile, poi va sotto il settore ospiti in festa. E’ un gol importantissimo per la lotta per la promozione, ma nel tempo di recupero diventa altro. A Piacenza, infatti, al 93’ Gautieri ribalta il risultato contro la Sampdoria e ci troviamo matematicamente in A. Artistico segna ancora in una partita che vale la massima serie, ma stavolta segna IL gol che vale la massima serie, complice l’incrocio di risultati. Se non è un lieto fine questo.

La ciliegina è l’ultima rete con la nostra maglia (un pallonetto da ex nel 2-0 a Salerno all’ultimo turno e Toro primo in classifica), poi è il momento dei saluti. Ancora a girovagare, ancora a segnare, ancora a farsi valere coi suoi pregi e coi suoi difetti. Mai banale. D’altronde, mica tutti segnano contro il Brasile. Ciccio-gol, ti voglio bene.

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Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (o meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l’eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e…Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.

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