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2018/19 NAPOLI-TORO 0-0
In una delle poche partite stagionali in cui il Toro subisce tanto, Sirigu si trasforma in un baluardo insuperabile ricordando quei portieri acrobati stile il nostro ex Lorieri ai tempi dell’Ascoli quando dovevano subire una gragnola di tiri. La differenza è che i marchigiani alla fine prendevano comunque due-tre reti, noi no. Gli interventi saranno nove e la palma del migliore se la contendono un gran tuffo su una rasoiata dal limite di Fabian Ruiz e una risposta con riflesso disumano su una girata improvvisa di Milik dopo la quale i labiali dei tifosi partenopei inquadrati non sembrano proprio dire “ma che bella parata”.
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2018/2019 TORO-CHIEVO 3-0
Siamo nel bel mezzo di quello che, grazie all’arbitraggio orrorifico di Doveri sabato sera contro il Monza, è ancora l’ultimo mini-ciclo di tre vittorie consecutive granata, ma in quel momento non lo sappiamo ancora. Anzi, sembra proprio tutto apparecchiato per l’ennesima prova di maturità fallita considerando che, dopo il netto 2-0 all’Atalanta di Gasperini, non veniamo a capo del Chievo fanalino di coda nel match della mezza. Quando un traversone di Depaoli deviato finisce a pochi metri dall’area piccola a un solissimo Djordjevic siamo tutti pronti al solito peggio, ma sulla zoccolata del serbo Sirigu si butta sulla sua sinistra e respinge come in un videogioco. La sfera torna ancora all’ex laziale che, però, ha perso equilibrio, fiducia, tutto e può solo fare una specie di inspiegabile passaggio che finisce fra le braccia del portiere ancora a terra prima di disperarsi e chiedersi come abbia fatto. Al 76’ una cannonata alla Lothar Matthaus di Belotti darà il via alla festa granata che proseguirà con Rincon e Zaza ad arrotondare il risultato. Nota a margine: Sirigu supera il record di imbattibilità di Luciano Castellini.
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2018/2019 GENOA-TORINO 0-1
Se il Toro vuole sperare ancora nell’Europa deve andare a prendere i tre punti in casa del Genoa il Sabato di Pasqua e così fa. Il gol partita di Ansaldi su assist di Berenguer è una cosa da palati fini, ma ancora una volta Sirigu regala alcuni momenti ai confini dalla realtà che peseranno come un macigno sul risultato finale. Per esempio nel primo tempo quando, su un colpo di testa di Lerager che schiaccia il pallone a terra, Salvatore va giù con elasticità indescrivibile e toglie la palla quasi da dentro la porta. Oppure quando, nella ripresa, vola su una frustata di testa di Kouamè che sembrava nata per insaccarsi sotto l’incrocio dei pali e invece viene smanacciata in corner. A fine stagione il Toro, nonostante una serie di sfighe colossali, come la Coppa Italia vinta dalla Lazio contro l’Atalanta che non libera il settimo posto per la qualificazione diretta in EL, o qualche risultato un po’ discutibile come una Juventus balneare che perde 2-0 a Roma, sarà comunque europeo grazie alla squalifica del Milan. Sembra l’inizio di un sogno, invece sarà il principio della fine.
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2019/20 TORO-SASSUOLO 2-1
Sarà una stagione dura e non immaginiamo nemmeno quanto. Uno dei sorteggi più sfortunati di sempre (beccare i Wolves in uno dei loro rari momenti di grande splendore nei preliminari mentre altre sfide sono del calibro di Astana-Base Borisov non è facilmente commentabile senza turpiloquio) è solo il primo tassello, proseguito con l’ammutinamento di Nkoulou. Proviamo a dimenticare nell’esordio in campionato contro il Sassuolo e dopo un’ora siamo 2-0 grazie a una rete di Zaza dopo un’azione da Playstation e al fortuito raddoppio di Belotti che calcia addosso allo stesso Zaza spiazzando Consigli. Poi il Toro finisce di colpo la benzina e si aggrappa nuovamente a San Sirigu che sull’1-0 aveva già miracoleggiato su una zuccata di Obiang con uno zompo simile a quello fatto contro Lerager e poi, dopo la rete di Caputo che ha riaperto i giochi, chiude la porta a Boga e, da terra, alza un piede per evitare che una carambola diventi un pareggio beffardo. Il “cazzo”, e lo sguardo associato, esclamato quando si rimette in piedi la dicono lunga su quanto poco sereno sarà il campionato. Il successo contro l’Atalanta, pochi giorni dopo l’eliminazione coi Wolves, avrà ancora le mani dell’ex Psg a sancire il 3-2 finale, ma la vetta con Juventus e Inter sarà solo un’illusione.
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2019/20 TORO-MILAN 2-1
Se quella dell’anno precedente contro i rossoneri fu lo zenit del Toro mazzarriano, questo 2-1 è la follia più totale coi granata reduci dai ko contro Lecce e Sampdoria che vanno sotto contro il Milan di Giampaolo e meritano di rimanerci, ma poi, improvvisamente, il Gallo si abbatte sui rossoneri con una doppietta famelica. La squadra però non è minimamente affidabile dietro, dove tra i peggiori c’è sempre Lyanco lontanissimo parente di quello di Bologna. La griffe di Sirigu appare già nel primo tempo, dove ferma in controtempo un colpo di testa di Leao, ma è gigantesca nel recupero quando Piatek, pochi secondi dopo un errore fantozziano di Zaza a tu per tu con Donnarumma, ha il pallone del pareggio e incornarlo in rete sembra una pura formalità. Salvatore si butta alla disperata mischiando muro pallavolistico ad arti marziali e Dio solo sa come riesca a non far entrare il pallone. La faccia del centravanti polacco è la definizione del concetto di incredulità. Fino al gennaio terribile coi quindici gol subiti in sette giorni tra campionato e coppa a far finire malamente l’era Mazzarri è tutto un saliscendi. Poi arriverà Moreno Longo, ma soprattutto arriverà il covid che riscriverà il concetto di incubo. Alla ripartenza saremo brutti, ma ci salveremo. La stagione successiva partirà con Marco Giampaolo in panchina.
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2020/21 TORO-SASSUOLO 3-2
Nella stagione in cui il Toro va più vicino a retrocedere dal 2012 in poi, Sirigu è spesso sul banco degli imputati. Molti gol presi sembrano parabili o, per lo meno, ci si aspetta che uno come lui possa dare di più. Invece Salvatore sembra spento, nervoso, insofferente verso l’ambiente circostante. La differenza col Sirigu raggiante con la maglia della Nazionale è palese e ci fa storcere il naso. Eppure, alla fin fine, dati alla mano parate decisive ne piazza come nello psicodramma in casa della Lazio che ci darà la salvezza matematica o nel derby quando, con la punta delle dita devierà contro il palo una rasoiata di Chiesa che avrebbe ribaltato la stracittadina nei minuti finali e invece ci farà essere ancora belli vivi in una zona Cesarini dove sfioreremo il 3-2. L’intervento che vale la salvezza dei granata passati da Giampaolo a Nicola, però, è un altro e viene sfoderato nel recupero contro il Sassuolo. Il Toro, sotto di due reti, ha appena agguantato il 2-2, ma i neroverdi si fanno sotto e Obiang, ancora lui, si ritrova a battere una specie di rigore in movimento. Pallone forte, piazzato, diretto all’incrocio. Sirigu si rimette il mantello e vola con un pugno che manda la palla sopra la traversa. Pochi secondi e un cross al bacio di Ansaldi sarà recapitato sulla testa di Zaza del 3-2 che avrebbe fato venire giù lo stadio se non fossimo ancora nel primo calcio post-pandemico, quello senza la gente, quello che non abbiamo tanta voglia di rivedere.
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Sirigu va via da Torino con qualche dichiarazione criptica, ma che tradisce un forte dispiacere. Dice di non essere stato difeso dalla critiche e usa un’immagine forte come “Sono stato un po' il cane da picchiare perché tanto non avrei risposto visto che non vado in televisione o non uso i social. Forse avrei meritato di essere difeso almeno come persona”. Sicuramente è brutto chiudere così un’esperienza che, nel suo finale, ha avuto qualche zona d’ombra forse amplificata dal periodo folle che abbiamo vissuto per un paio d’anni tra chiusure, paura, mancata aggregazione e chi più ne ha più ne metta. Non ne siamo usciti né migliori né peggiori, ma in quel momento eravamo tutti quanti avvelenati. Ci potevamo salutare meglio, ma le storie si possono ancora aggiustare e alla fine mi ricordo Sirigu che vola e ci protegge, il santino da mettere sul comodino, la goduria nel vedere cos’aveva preso e, una volta tanto, sentire l’urlo di delusione arrivare dai tifosi avversari. Il resto si dimentica, si ridimensiona. Viviamo una volta sola, vogliamoci bene.
Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (o meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l'eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e...Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.
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