La ripresa è iniziata da 5’ quando Vazquez cerca Muller. Il brasiliano, spalle alla porta, controlla male, ma vince il rimpallo con Mandorlini e riconquista la sfera. Viene attaccato da due avversari, si muove come un cucciolo di leone che vuole giocare, sembra cadere e invece rimbalza in piedi ritrovandosi in grado di puntare deciso al limite dell’area. Battistini lo stende e Lo Bello fischia il calcio di punizione. La palla viene posizionata al lato della lunetta e Martin Vazquez si incarica di calciare. Destro teso, forte, che approfitta di un buco della barriera per impallinare Zenga e far esplodere la Maratona. Rafa festeggia e in un momento di gioia unica conserva classe nell’esultare anche se gli occhi stanno per uscire dalle orbite mentre i compagni lo abbracciano e Ciccio Romano sembra il più contento di tutti. Vazquez probabilmente ha un quadro che invecchia al suo posto in una soffitta, come Dorian Gray. Se avete visto le foto del matrimonio della figlia (a proposito, felicitazioni) dove potrebbe benissimo essere scambiato per lo sposo, sapete cosa voglio dire.
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L’Inter non riesce a reagire e il Toro chiude la partita al 79’. Mussi, entrato da pochissimo per Sordo, arpiona un pallone volante ed è l’ultima cosa che vediamo prima dell’epifania di Lentini. Gigi è stato splendido nella seconda parte dell’anno fra i cadetti dove ha anche siglato la rete per la promozione, ma in A si sono visti solo sprazzi contenuti del suo talento, fino a quell’istante. Il tornante granata si fionda sulla palla anticipando nettamente Battistini e regalandosi l’autostrada per l’area di rigore. Gigi corre imprendibile e sull’uscita di Zenga realizza con un preciso diagonale rasoterra. I granata sfiorano addirittura il 3-0 con Muller che è sublime nel far impazzire la difesa nerazzurra per liberarsi al tiro, ma disastroso nella cosa più facile visto che sparacchia malamente sul fondo quando tra lui e la rete c’era solo più il portiere in uscita.
Come scrivevo all’inizio è una vittoria che sa di buono. Sì, perché al di là di scaramanzie e discorsi quell’anno sentiamo tutti quel profumo di qualificazione europea e nessuno si permette di mollare il sogno anche nei momenti più difficili (come quando prendevamo sempre gol alla fine verso la fine del girone d’andata). Quello stesso profumo di buono che abbiamo sentito quando stavamo per affrontare il Real Madrid o quando giocavamo il derby o durante il cammino della Coppa Italia 1993 quando anche sotto 5-2 e con un’enormità di minuti da giocare sentivamo che non l’avremmo persa nonostante lo stomaco che si contorceva. Il Toro 1990-1994 è stato l’ultimo a farci sentire sempre il profumo delle imprese che avremmo addentato, senza autocommiserazione, senza paura di essere felici. Le nostre narici hanno bisogno di risentire quel profumo.
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Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (o meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l'eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e...Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.
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