LEGGI ANCHE: Il Professore e l'arte di difendersi
È tutto un attimo, diceva Anna Oxa. E proprio in un attimo, l’inerzia era passata dai granata torinesi a quelli campani. Piatek, scatenato, sfiorava il 2-1 con un diagonale che finiva di poco a lato, poi ci provava Candreva che chiamava Vanja alla respinta. La tempesta non accennava a placarsi ma al Toro bastava cambiare qualche interprete per riprendere il filo. Non mancava, a questa tragicomica partita, un pizzico di sfortuna e l’infortunio del migliore in campo (e del più in forma del momento). Il crociato di Lazaro saltava proprio sul più bello, condizionando non poco, il nostro cammino futuro. Entravano Miranchuk per Radonjic, Singo per Vojvoda, Djidji per Zima e Rodriguez per Lazaro. Poco dopo l’ingresso di Rodriguez, Ochoa rivestiva il mantello del supereroe e riprendeva a collezionare miracoli in serie. La parata su Miranchuk era straordinaria. Ochoa compie un gesto eccezionale e di puro istinto, con un passo di lato, in direzione contraria e opposta, si sposta repentinamente da sinistra a destra. Era l’ennesimo miracolo della sua giornata: il pallone destinato nell’angolo alla sua destra, deviato a mano aperta, terminava sul fondo. Juric, inquadrato dalle telecamere, era incredulo. Si entrava nel surreale quando Rodriguez, quasi allo scadere, dribblava un avversario al limite dell’area, traslocava la palla dal destro e la portava, naturalmente, sul sinistro.
Il suo tiro era teso, angolato, e passava tra diverse gambe amiche e avversarie. Ochoa ne intuiva l’angolo e deviava la palla quel tanto che bastava per mandarla in angolo. I nostri sogni di vittoria finirono lì.
Il portiere messicano aveva deciso il match, come una entità sovrannaturale intervenuta a dirimere la sorte degli eventi. Il pensiero torna indietro ad un quarto di finale di Coppa UEFA, anno 1986/87, nella partita casalinga contro il Tirol Innsbruck di quel diavolo di Ivkovic.
Anche in quel caso ci trovammo di fronte un portiere in stato di grazia, un pallone che non ne voleva sapere di entrare e legni nemici che ci negarono la vittoria. A Salerno finisce con il 62% di possesso palla, ventitré tiri totali, otto in porta, due legni e un infortunio grave. Tornare a casa a bocca asciutta fu una cosa tutta meravigliosamente, drammaticamente, ironicamente, granata.
LEGGI ANCHE: Noi, il caso, il passato e Max
Ad un anno campione d’Italia, cresciuto a pane e racconti di Invincibili e Tremendisti. Laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Ho vissuto Bilbao e Licata e così, su due piedi, rivivrei volentieri solo la prima. Se rinascessi vorrei la voleé di McEnroe, il cappotto di Bogart e la fantasia di Ljajic. Ché non si sa mai.
Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.
Se vuoi approfondire tutte le tematiche sul mondo Torino senza perdere alcun aggiornamento, rimani collegato con Toronews per scoprire tutte le news di giornata sui granata in campionato.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
/www.toronews.net/assets/uploads/202304/221b4e900dcc998552097cc1604901ad.jpg)
/www.toronews.net/assets/uploads/202508/2152c6c126af25c35c27d73b09ee4301.jpg)