La vittoria con il Napoli, giustamente celebrata dai tifosi e dai media, racconta di una squadra sorprendente nel bene quanto nel male. Le montagne russe di questa prima parte di stagione sono difficili da interpretare. Le imbarcate con Inter e Atalanta, unite alla pessima gara di Parma, puntano il dito verso una rosa incompleta e con poca qualità, soprattutto in difesa. Le vittorie con Roma e Napoli, e il pareggio con la Lazio fanno invece registrare un centrocampo in crescita e un attacco che comincia a carburare, soprattutto con il passaggio alle due punte. La chiave di lettura più convincente per questo andamento dicotomico è quella fornita già da qualche tempo da Baroni, che trova una spiegazione nella campagna acquisti avviata e conclusa tardi e nel fatto che i principali giocatori di qualità innestati vengono da anni di attività limitata. In effetti, la crescita esponenziale di Simeone e Asllani, unita alle buone cose fatte vedere da Ngonge, raccontano di giocatori con bassissimo minutaggio nelle squadre di provenienza che stanno recuperando il ritmo partita e l'efficacia. Speriamo che lo stesso possa accadere presto con Zapata, il cui ingresso col Napoli ha destato qualche perplessità quanto all'effettivo recupero ad oltre un anno dall'infortunio. Le prossime quattro gare, che vedranno il Toro opposto a due formazioni in difficoltà e due potenzialmente di fascia più alta, offriranno elementi conclusivi sulle aspettative per questo campionato. La prova del nove del derby dirà quanto di Toro e del Toro la rosa attuale ha assorbito e può mettere in campo. Di sicuro un risvolto meno positivo della vittoria con il Napoli – che resta una splendida prova di tenacia e di carattere – è che sono rispuntate un po' dovunque sui media e sulle reti social le lezioni di tifo granata ai sostenitori, rei di contestare ingiustamente la società. Questa tendenza carsica, iniziata con il ''manca amore'' di Juric e rimpolpata dall'accusa a Vanoli di ''allenare i tifosi'', rispunta ogni volta che la squadra fa qualcosa di buono e punta contro i sostenitori l'indice di chi li vede contestare eccessivamente una società che tutto sommato fa quello che può.

Granata dall'Europa
Lezioni di granata
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Alla partita di sabato hanno fatto eco vari articoli che non si spiegano come il Torino FC non goda del sostegno che merita, e sia anzi vittima della contestazione di una ''minoranza chiassosa'' (sic) e di non meglio identificati ''professorini-ini-ini'' (sic) rei di essere immaturi e impazienti. Ora, al netto del fatto che non basta qualche rara soddisfazione a giustificare anni di niente mischiato col nulla, voler dare lezioni di tifo ai sostenitori granata è un esercizio quanto meno scivoloso e per farlo servono solide basi di storia del Toro e almeno un'idea di quanto vissuto dai tifosi negli ultimi venti anni. La società attuale ha avuto tutto il tempo e tutte le occasioni possibili per avvicinarsi ai sostenitori, capirne le esigenze e entrare in simbiosi con loro sulla base dei valori e dei principi che sono la componente essenziale dell'anima granata. L'aver fallito in questo indispensabile esercizio va ascritto a chi la società la guida e la gestisce, non certo a chi spende soldi e tempo per sostenerne i colori. Si può anzi affermare che la pazienza dei tifosi è stata tanta ed è durata a lungo, e che la contestazione non è nata per caso in un breve arco di tempo, ma è, al contrario, una reazione giustificata che si à cristallizzata nei lunghi anni di carenze, mancanza di lungimiranza e freddezza di cui la società ha fatto prova. Ma proviamo a passare dalla teoria alla pratica: ecco due azioni concrete per convincere i tifosi che il Torino FC ha davvero qualcosa di granata in corpo: finanziare in toto lo spostamento del Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata al Filadelfia; finanziare le spese di sicurezza per garantire l'apertura del Filadelfia ai tifosi con cadenza regolare. Sono due azioni che costerebbero meno di uno solo dei tanti mediocri pedatori raccattati negli ultimi anni e poi finiti nel dimenticatoio, ma che racconterebbero ai tifosi di un impegno vero, teso a capire e tramandare la nostra storia. Sono azioni concrete, realizzabili in un breve arco temporale e indispensabili se la società vuole davvero meritarsi il sostegno dei tifosi. Sul perché non siano mai state messe in atto, i professoroni-oni-oni di tifo granata potrebbero chiedere spiegazioni a chi di dovere; in ogni caso a tutti loro si consiglia, tanto per cominciare, un viaggetto a Trezzo sull'Adda e a Grugliasco, anche se la loro risposta sarebbe più che prevedibile: ''a fare che?''.
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