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La sua aurea quasi non viene “sfruttata” (nel senso buono del termine, ovviamente!) per dare un contributo concreto nella gestione quotidiana della società. Ci si pone di fronte al Grande Torino come ad una pagina unica ed irripetibile della storia del Toro: è palese che sia così, certamente, ma trovo che in generale l'atteggiamento che abbiamo sia quasi contradditorio. Ammesso che sia improbabile e irrealistico poter ambire a replicare ciò che Ferruccio Novo realizzò a cavallo della Seconda Guerra Mondiale, avere una fonte di ispirazione così alta e nobile dovrebbe essere, a mio parere, un faro costante nel guidare le scelte della società: se non ci si confronta con qualcuno o qualcosa di livello superiore come si potrà sperare di migliorare e ottenere il massimo di quanto si può dare? Il Torino di Pulici, Sala, Graziani e Zaccarelli che arrivò a vincere lo scudetto del ‘76 e i cui tifosi erano composti per una buona percentuale da gente che il Grande Torino lo aveva visto giocare coi propri occhi, non erano intimoriti da quel paragone costante e nemmeno troppo latente che la tifoseria perennemente e inevitabilmente metteva in atto. Al contrario, quei continui riferimenti a mostri sacri come Mazzola e compagni erano uno stimolo in più per dare il 110% per una maglia che, sì, pesava tanto, ma tanto trasmetteva.
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Tralasciando quindi l'aspetto legato al marketing che sarebbe comunque un'arma efficacissima per fare conoscere il brand Toro in Europa e nel Mondo attraverso il Grande Torino, spesso ho la sensazione che questo patrimonio unico sia poco “usato”, permettetemi il termine rozzo, dalla società, un po' per timore di “scomodare” un tale mito, un po' per paura di non essere all'altezza. Ma è proprio questo il punto: la Storia non deve essere vissuta come una tara di inadeguatezza del presente, ma come una stella polare che guidi verso un futuro migliore. E una storia, anzi una leggenda come la nostra, quasi nessuna squadra ce l'ha. Fa bene Juric a chiedere che ogni giocatore sia vicino alla lapide quando il capitano legge i nomi degli Invincibili perché è un momento che ti entra nel cuore e ti segna indelebilmente se lo vivi nel modo giusto. E per fortuna anche nel vivaio si stanno tornando ad impiantare semi di granatismo: ci sono ragazzi che vivono il Torino a 360 gradi, vanno allo stadio in Curva Maratona, baciano la maglia quando fanno gol perché genuinamente la amano, non come falsamente fanno certi calciatori in Serie A. Il Robaldo sarà il luogo che dovrà fare da incubatore ai Buongiorno di domani, ragazzi a cui non occorrerà spiegare cos'era il Grande Torino perché lo avranno vissuto costantemente sulla propria pelle sin da bambini. È questo che si sta provando a fare ed è questo quello che si deve fare. Siamo nani sulle spalle dei giganti e questi giganti nella storia del Toro sono gli Invincibili: se scendiamo dalle loro spalle perdiamo un patrimonio inestimabile e diventiamo ancora più piccoli…
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.
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