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Il Granata della Porta Accanto

Schizofrenia Toro

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
Non battere il Genoa vorrebbe dire vanificare le certezze teoricamente acquisite con il successo sul Napoli

Si dice che i numeri non mentano mai, ma i numeri della stagione del Torino sono a dir poco schizofrenici: sconfitte pesantissime con Inter e Atalanta con 0 gol fatti e 8 subiti, vittorie con due delle attuali capolista, Roma e Napoli, con 2 gol fatti e 2 clean sheet per Israel. Nel mezzo un pirotecnico 3-3 con la Lazio, gentilmente omaggiata di un punto a partita praticamente vinta nel recupero, e brutta sconfitta di misura a Parma, campo dove un derelitto Lecce ha poi maramaldeggiato la domenica successiva. 8 punti in 7 partite sono una media da salvezza stra-tranquilla, sebbene conquistati in 6 partite (Parma esclusa) contro formazioni che l'anno passato ci guardavano dall'alto in basso. Restiamo la peggiore difesa della Serie A, eppure due insperati e sorprendenti clean sheet contro squadre dal forte potenziale offensivo dicono che questa squadra è pronta a stupire anche nel bene (nel male ha già ampiamente dato).

Contro il Napoli la squadra di Baroni è stata trascinata da un "Cholito" in versione deluxe, capace di giocare un'ora ad altissimi livelli condendo la sua prestazione con il gol vittoria. Che gli sia giovato avere accanto un'altra punta "che parla la sua stessa lingua" come Adams? Io dico di sì. L'esordio del modulo a due punte, sebbene in un banco di prova durissimo come quello contro i campioni d'Italia, ha portato una vittoria e la convinzione che questa squadra due attaccanti in campo in contemporanea se li può permettere. È piaciuta la spinta di Nkounkou a sinistra (un po' meno la sua fase difensiva), sono piaciute le accelerazioni di Vlasic, che dovrebbe chiedere a qualche professore di fisica per quale assurda legge il suo tiro dopo aver colpito il palo interno non sia entrato in rete ma finito in rimessa dal fondo sul palo opposto, così come è piaciuta la verve di un rinato Tameze in versione difensore con licenza di offendere e le uscite di Israel che hanno dato sicurezza ad una difesa messa sotto stress nell'assalto partenopeo dell'ultima mezz'ora di gioco.

È stata una vittoria "da Toro" per la sofferenza e la capacità di resistere del secondo tempo, legittimata però da un buonissimo primo tempo con 3 occasioni clamorose. La cosa che mi fa ben sperare e che mi fa credere che forse il vento è cambiato è stato l'episodio finale, quello del gol annullato al Napoli per fuorigioco: di beffe così ne abbiamo subite parecchie nella nostra storia, ultima in ordine di tempo quella di Roma con la Lazio, ma averla "scampata" sabato sera mi dà fiducia e mi fa pensare che forse la nostra proverbiale sfiga si sia decisa a guardare per un po' da un'altra parte. Sarebbe forse la notizia dell'anno, ancora più determinante per il prosieguo della nostra stagione rispetto a qualunque rivoluzione tattica o di modulo che si inventasse Baroni da qui in avanti. Invece adesso arriva il difficile: confermarsi. Torino-Genoa di domenica prossima ci dirà se questa squadra ha svoltato davvero. Non battere il Grifone vorrebbe dire vanificare le certezze teoricamente acquisite con il successo sul Napoli. I numeri non mentono mai e le vittorie nell'era dei tre punti contano molto più di un tempo. Certe partite si devono vincere, non basta la prestazione. E col Genoa ci vorrà questo altro passo in avanti. Altrimenti, come al gioco dell'oca si ritornerà daccapo in un loop che da troppo tempo tiene prigioniero il Toro ed i sogni dei suoi tifosi.

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.

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