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Una partita che sembra già segnata si trasforma al ritorno in campo senza un’apparente logica. La scossa la fornisce una splendida verticalizzazione di Bovo, che conferma di avere piede da regista, che mette Belotti davanti a Handanovic, complice un gran movimento di Maxi Lopez a liberare spazio. Il Gallo fallisce l’occasione per la bella uscita del portiere avversario, ma la dormita dei difensori è il segnale che il cervello e il cuore dell’Inter siano rimasto altrove e che basti veramente poco per regalarsi una serata degna di questo nome.
Pochissimi minuti dopo Molinaro avanza sulla sinistra e serve in area Maxi che mette in scena una giocata da attaccante clamoroso qual è: spalle alla porta controlla tenendo a distanza a Miranda, finge quasi con un passo di danza di andare verso la sua sinistra e poi tocca morbido per lo stesso Molinaro che arriva al galoppo. Una sponda deliziosa, che quasi ferma la sfera e invita a tirare. Il terzino granata però non calcia, ma va ancora avanti di qualche metro prima di infilare finalmente la porta avversaria con la sua prima rete in campionato con la nostra maglia. In precedenza aveva segnato solo in Europa League contro l’Helsinki l’anno precedente: bello di notte.
L’Inter perde il raziocinio. Miranda, già ammonito, entra duro a metà campo su Belotti proprio sotto gli occhi di Guida che non può far altro che sventolargli il secondo giallo in faccia. Il difensore brasiliano sembra stordito, si scusa col Gallo ed esce come se l’ingenuità commessa fosse stata opera di un altro. L’inferiorità numerica non sembra, inizialmente, essere troppo patita visto che Padelli deve superarsi per dire di no a un colpo di testa ravvicinato di Icardi, ma è solo un’illusione.
Benassi ha spazio per avanzare e serve Maxi Lopez che mette in scena un’altra masterclass controllando con la punta del piede sinistro e poi, mentre ci si aspetta la conclusione, vede col terzo occhio l’arrivo di Belotti e lo smarca con un colpo di tacco col destro. Nagatomo corre verso l’avversario per provare una chiusura disperata e il centravanti del Toro vola per aria. A velocità normale sembrerebbe rigore netto, invece Gallo si lascia andare, ma non siamo ancora in tempo di var e quindi rigore più espulsione. Belotti è un mostro di freddezza e nessuno può immaginare la pletora di rigori falliti che inizierà di lì a poco proprio in quella porta, ma contro i colori rossoneri, e ci si ritrova in vantaggio di una rete e di due uomini.
Non tutte le ruggini spariscono come per magia, ovviamente. Invece di provare a chiudere la gara definitivamente il Toro smarrisce un po’ di sicurezza, incerto se controllare o affondare e il clamoroso palo di Baselli nel finale, con un tiro giro che avrebbe meritato miglior sorte, ci mette una scimmia ancora più pesante sulla spalla prima che il triplice fischio di Guida regali un mezzo sorriso che evaporerà in fretta, mentre la gioia di Moretti l’anno precedente si staglia ancora in cielo. Lì avevamo ancora un mezzo campionato da vivere, e saremo addirittura rientrati nella corsa europea, e soprattutto la prospettiva di una sfida da urlo contro l’Athletic Bilbao. Quella sera, invece, non c’era niente se non la mesta fine di un quinquennio. Ecco perché l’ultima vittoria del Toro in casa dell’Inter resterà figlia di un dio minore.
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