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Massimo Carrera è uno dei più positivi della stagione bianconera, ma la maledizione della stracittadina colpisce anche lui. Rilancio sbagliato, molle, impreciso dell’ex barese che spiove pigro sulla tre quarti difensiva juventina finendo sulla testa di Scienza. L’ex reggiano è abilissimo a colpire verso Rizzitelli il quale, tenuto in gioco proprio da Carrera, si invola verso la porta avversaria. Ci sono anni in cui la prendi benissimo e non segni, ci sono stagioni nelle quali ci riesci quasi in ogni modo. Per “Rizzi”, dopo anni meno fortunati, siamo proprio in una di quelle situazioni visto che gonfierà la rete per diciannove volte. Stavolta non calcia particolarmente bene, anzi. Il rasoterra finisce addosso a Peruzzi in uscita, ma il pallone è così forte che si impenna e termina in rete. Vale come un gol in rovesciata, vale per l’1-0. “Rizzi”, con la fascia da capitano sul braccio, esulta a braccia aperte e va a ringraziare Scienza, Sonetti esulta alzando il pugno. La stracittadina sembra essere sempre una festa, che ci sia il freddo di gennaio o il tepore della primavera.
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Nel derby d’andata la Juventus reagì fulmineamente ai primi due vantaggi granata, ora ci mette un po’ di più. Pastine fa ottima guardia su Ravanelli e Del Piero, ma a metà frazione il diavolo ci mette la coda o meglio Maltagliati ci mette una gamba. Baggio riprova lo scherzetto del 1990 calciando una punizione da posizione defilata, “Malta” prova a deviare, ma diventa il peggior nemico di Pastine: autorete.
Una girata di Baggio sull’esterno della rete sembra il segnale di una Juventus rinfrancata, ma di fatto risulta l’ultimo vero squillo del tempo (e non solo). Una punizione di Pelè che sibila vicina all’incrocio suona la carica per il Toro che, al 34’, ritorna definitivamente in vantaggio. Mago Abedì, fermo ai venticinque metri come un giocatore di basket all’ultimo possesso che aspetta i secondi avvicinarsi allo zero prima di partire, all’improvviso allarga per Angloma in arrivo sulla destra. Quel fenomeno di Jocelyn mette il turbo, passa in mezzo a due bianconeri e crossa al centro. Anche qua ci sono due avversari, ma sono fermi. Rizzitelli no, salta come un ariete e colpisce la palla alla perfezione, schiacciandola nel sacco con Peruzzi immobile. Una rete bellissima confezionata dai tre giocatori di maggior classe schierati da Sonetti quel giorno. Quattro reti in due derby vinti: Ruggiero Rizzitelli entra definitivamente nella storia granata. A fine partita si metterà in ginocchio durante le interviste per una promessa fatta prima della gara, ma siamo noi a essere in ginocchio da lui.
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Nella ripresa la Juventus attacca in modo fiacco e resta in dieci per l’espulsione di Paulo Sousa al 61’. Il Toro ha la partita in mano, potrebbe dilagare, ma non la chiude ed è quello l’unico motivo che tiene in partita avversari irriconoscibili. Nel finale, dove perdiamo Sogliano per doppia ammonizione a 3’ dal termine, Rizzitelli potrebbe siglare addirittura la tripletta, ma prima sbaglia di testa su perfetto cross di Pelè e poi non è efficace nel pallonetto per superare Peruzzi. Non importa: il Toro vince lo stesso. Il Parma, perdendo in casa col Milan, resta dietro nove punti, ma in casa bianconera la rabbia la fa da padrona con Lippi che, infuriato, non si dà pace per come si continuino a fare regali al Toro e i giocatori che si dicono dispiaciuti perché sanno quanto ci tenevano i tifosi. Dalla parte opposta Sonetti se la ride (“Quanto si gode”), “Rizzi” è felicemente incredulo dell’accaduto e i sogni possono continuare. Purtroppo per poco.
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Una vittoria, tre pareggi, quattro sconfitte. Sei punti nelle ultime otto partite, dopo il derby il Toro cede di schianto e l’inserimento nella lotta europea appassisce diventando una salvezza anticipata con qualche grande soddisfazione. Il penultimo derby vinto è stata la carezza sul capo di un Toro che stava per entrare nel periodo durissimo che, con troppi bassi e qualche alto, sta continuando a vivere ora, perché non sono diciotto anni, ma ventotto quelli in cui le amarezze hanno spesso sotterrato i bei momenti. Quel penultimo derby vinto è stato una specie di saluto. Questo è il Toro che amavamo, adesso deve andare, ogni tanto rifarà capolino perché non puoi lasciarlo in un buco per sempre, ma poi verrà di nuovo trascinato giù. Ripenso a quel pomeriggio bellissimo e mi viene in mente solo una domanda, mentre ci si contorce tra i soliti mancati riscatti, i soliti nomi e nometti, il solito calciomercato del cazzo: Toro, quando torni?
Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (o meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l’eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e…Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.
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