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“A l’era velóc eh Poletti…”
Disclaimer: Oggi, 15 ottobre 2025, ricorre il 58° anniversario della scomparsa di Gigi Meroni. Questo articolo vuole essere un modo per ricordare la “Farfalla granata”, simbolo eterno del Torino e del calcio italiano, tragicamente scomparsa a soli 24 anni dopo essere stata investita in Corso Re Umberto poche ore dopo una partita contro la Sampdoria. In quell’incidente fu coinvolto anche il compagno e amico fraterno Fabrizio Poletti, che riportò soltanto lievi ferite e che da allora ne custodisce con affetto il ricordo.
Poletti Fabrizio da Gavello (FE), classe 1943:
"Arrivai a Torino nel 1961 come ala destra e mi mandarono in prestito all'Asti in Quarta Serie (24 partite, 2 goal). Là l'allenatore mi trasformò in un terzino che attaccava la fascia. Al Toro faticai a impormi in questo ruolo sotto la guida di Rocco, che non voleva superassi la metà campo, io lo facevo comunque e tra i due tempi mi arrivavan certe zoccolate addosso...All'inizio ho pagato il noviziato, allora i giovani dovevano saper aspettare. Io ho giocato prima con Enzo Bearzot e poi con Cesare Maldini, erano già avanti con gli anni e lenti come lumache. Il nostro portiere Lido Vieri urlava di affrontare gli attaccanti e loro indietreggiavano fino alla porta. Che ridere! Io ho marcato Gento, Riva, Prati, Barison, Corso, Chiarugi, ma soffrivo molto Giampaolo Menichelli (l'ala bianconera, fratello di Franco, il ginnasta azzurro olimpionico di Tokio '64). Ero sempre il sacrificato per andare sul più pericoloso e veloce. Ero veloce, facevo entrate dure ma sempre cercando la palla. Burgnich per esempio ti massacrava, piede o palla".
Da ex punta Poletti aveva acquisito e mantenuto un buon controllo di palla, ed in particolare la confidenza con il tiro in porta nelle sue frequenti proiezioni in attacco.
Oberdan "Bida" Ussello ne ricordava così le caratteristiche di giocatore: "Un difensore tutto grinta, davvero implacabile, che non disdegna, se il caso, anche qualche rudezza. Sa incidere come pochi sull'avversario. E pensare che la prima volta che l'ho visto giocava centravanti".
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Vieri; Poletti, Fossati... inizia così la formazione granata del Torino "Tremendista" Anni '60, in cui Poletti fu l'inamovibile terzino destro. Conquistò due Coppe Italia (1967-68 e 1971-72), e un terzo posto in campionato dietro le milanesi che dominavano a livello mondiale. Col senno di poi, un bel Torino, il Torino di Ferrini, in grado di garantirsi sempre la permanenza nella massima Serie e di costruire i presupposti per gli anni a venire ricchi di soddisfazioni. Nereo Rocco, Edmondo Fabbri, Giancarlo Cadè (con Beniamino Cancian) sulla panchina granata. E il professor Cattaneo, figura d'altri tempi nei sui interventi di medico sportivo in campo, alto, elegante, in cravatta, correva rigido e composto nei suoi interventi in campo a supporto del giocatore che necessitava di cure.
Poletti giocò i supplementari di Italia-Germania 4-3, "El partido del siglo", come si legge sulla targa apposta sul muro dello Stadio Azteca di Città del Messico che ospitò la semifinale del Mondiale Mexico '70. Fabrizio Poletti entrò al minuto 91 al posto di Roberto Rosato "il martello di Chieri", stopper del Milan, cresciuto al Filadelfia. Del cambio non se ne accorsero né il telecronista RAI Nando Martellini, né l'attaccante tedesco Gerd Müller, che pochi minuti dopo si infilò tra lo stesso Poletti e Albertosi. La sfera rimbalzò sul corpo del difensore, mentre il portiere tardava a uscire. Poletti provò a salvare, ma era troppo tardi. In tribuna stampa alcuni giornalisti annotarono tra i marcatori "Culo baxo" Gerd Müller, altri l'autogol del terzino azzurro. La Germania Ovest passò avanti 2-1. L'Italia riuscirà ad arrivare in finale, ma Poletti nella sconfitta contro "quel" Brasile -Jairzinho, Gerson, Tostão, Pelè, Rivellino, una delle cinque più forti squadre di tutti tempi- non scenderà in campo
"Il Mondiale è il sogno di tutti i giocatori. Per Valcareggi io ero la prima riserva di tutti i quattro difensori, potendo giocare sia a destra che a sinistra. Nell'ultima amichevole pre-Mondiale giocai debilitato per via della maledizione di Montezuma e così all'esordio non ero in panchina. Si fa male Niccolai, entra Rosato che farà un torneo strepitoso. Roberto era un furbacchione e al novantesimo della semifinale con la Germania Ovest simulò un dolore alla caviglia che scomparve magicamente tre giorni dopo per la finale. Io non mi aspettavo di entrare, sono stato buttato dentro senza scaldarmi e tra Müller e Grabowski non sapevo mai chi prendere. Rimangono quaranta giorni bellissimi, ne abbiamo fatte di tutti i colori".
"Ho Meroni sempre nel cuore". Ha raccontato ad Alberto Facchinetti de IL FOGLIO in un'intervista del 2023 in occasione del suo compleanno degli ottanta. Poletti vive in Costarica da più di trent'anni. Una scelta di vita radicale. "Ogni mattina vedo il sole, abito a settecento metri d'altitudine, non c'è il caldo della pianura, due ore d'auto e posso vedere il Pacifico o l'Atlantico, ma anche l'interno con i suoi boschi, i laghi e le cascate.
Cristiana fa sei mesi in Costa Rica e altrettanti in Italia, in pratica vive perennemente in estate. Ricordiamo Gigi ogni volta che vado a cena da lei". Cristiana Uderstadt è stata il grande amore di Gigi Meroni, l'amico fraterno di Poletti. Classe 1943 sia Gigi che Fabrizio, compagni di squadra al Toro, sono stati inseparabili fino a quella maledetta domenica 15 ottobre 1967.
Come a Samarcanda, la Nera Signora aspettava soltanto Gigi in Corso Re Umberto. Non Fabrizio, nel cui destino c'era evidentemente una vita dolce in Centro America. E che ricorda sempre Gigi dal profondo del cuore.
Gianni Ponta, chimico, ha lavorato in una multinazionale, vissuto molti anni all’estero. Tuttavia, non ha mai mancato di seguire il “suo” Torino, squadra del cuore, fondativa del calcio italiano. Tra l’altro, ha scoperto che Ezio Loik, mezzala del Grande Torino, aveva avviato un’attività proprio nell’ambito dell’azienda in cui Gianni molti anni dopo sarebbe stato assunto.
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