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Per cogliere definitivamente la soddisfazione di mettere il fùtbal nella rete alle spalle di Zamora, senza discussioni, Adolfo Baloncieri dovette aspettare ancora tre anni. Accadde a Bologna nel maggio 1927, in occasione dell'inaugurazione del nuovo stadio Littoriale, voluto dal gerarca Arpinati, l'attuale Dall'Ara, intitolato al grande presidente del Bologna. 29 maggio 1927 Italia-Spagna 2-0. Amichevole L'Italia schierava:
Gianni; Bellini, Caligaris; Genovesi, Bernardini, Giordani; Munerati, Baloncieri, Libonatti, Della Valle, Levratto. Nel ricordo di Baloncieri:
"L'azione dello storico goal fu molto bella e la ricordo nei minimi dettagli. Servii Libonatti sulla destra, in profondità. Libonatti rimise la palla sul centro, a cinque metri dalla porta: la ricevetti sul destro e, con la coda dell'occhio, vidi l'ombra di Zamora accennare a tuffarsi sulla sua destra; io infilai dalla parte opposta. Da terra mi lanciò un'occhiata di fuoco — aveva uno sguardo magnetico — come se volesse incenerirmi mentre io, felice, esultavo. Ero il primo italiano ad averlo battuto. Raddoppiammo con un autogoal di Prats e vincemmo 2-0". "Esta vez me has batido bien: me felicito contigo". "Buena suerte Ricardo: que te valla bien". "Gracias, otro tanto a vos". "Soltanto ai Mondiali del 1934, quando Pozzo mi diede l'incarico di osservatore, ebbi modo di parlare con Zamora. Fu in quell'occasione che, parlando un po' di tutto, rievocammo l'episodio di Anversa. Ci scusammo reciprocamente, riappacificandoci. Non portava rancore e mi stimava al punto da dichiarare ai giornali che ero stato l'avversario da lui più temuto. Dotato di un bel fisico, con mani forti e grandi, rendeva facile il difficile. Era agilissimo, con scatti felini anche da fermo volava quasi da palo a palo. Riuscì persino a bloccare un mio tiro, con il corpo perfettamente parallelo alla linea di porta, a cinque centimetri da terra".
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Gianni Ponta, chimico, ha lavorato in una multinazionale, vissuto molti anni all’estero. Tuttavia, non ha mai mancato di seguire il “suo” Torino, squadra del cuore, fondativa del calcio italiano. Tra l’altro, ha scoperto che Ezio Loik, mezzala del Grande Torino, aveva avviato un’attività proprio nell’ambito dell’azienda in cui Gianni molti anni dopo sarebbe stato assunto.
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