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Incubo Toro. Correre ai ripari in difesa dopo il crollo a San Siro
Una serata da dimenticare, un vero e proprio incubo. Il Toro crolla a San Siro sotto i colpi dell'Inter, incassando un pesantissimo 5-0 che mette a nudo tutte le fragilità di una squadra in grande difficoltà. La sconfitta non è solo nel punteggio, ma in una prestazione che ha mostrato lacune evidenti in ogni reparto. La difesa granata è stata un vero e proprio colabrodo. Regali madornali, mancanza di concentrazione e una lentezza sconcertante hanno spianato la strada agli attaccanti nerazzurri. Ogni azione dell'Inter sembrava un potenziale pericolo per la porta di Israel, con marcature sempre superficiali e inadeguate. La fragilità del reparto arretrato è la prima, grande preoccupazione, e il risultato ne è la diretta conseguenza. Ma i problemi non si limitano alla fase difensiva. L'intera squadra è apparsa inconsistente. Il gioco, soprattutto in fase di impostazione, è stato di una lentezza esasperante e di una farraginosità preoccupante. L'insistenza nel voler costruire dal basso a tutti i costi, in un contesto dove i difensori sono in difficoltà e costantemente pressati dagli avversari, si è rivelata una scelta controproducente. Le uscite palla al piede sono state spesso un assist agli avversari, portando a recuperi pericolosissimi che, infatti, in tre circostanze hanno portato a subire gol.
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È evidente che non sempre il gioco dal basso è la soluzione e che la situazione attuale richiede una maggiore concretezza. Dopo il secondo regalo era necessario cambiare approccio e iniziare a calciare lungo qualche pallone. Invece niente. Ben 33 i palloni persi dal reparto difensivo sugli 88 dell'intera squadra. Tre di questi errori (Masina, Gineitis e Tameze) hanno portano al gol avversario. Un quarto (il 1° gol) è stato frutto di un altro regalo, a metà tra Simeone, che si è perso Bastoni sul corner, e Masina, che ha abbassato la testa invece di provare ad intercettare la palla. Largamente insufficienti non solo il marocchino e Coco, ma anche Lazaro e Biraghi, oltre al solito Pedersen, sul quale ormai non abbiamo più parole da spendere. Ma è mancata anche la grinta, basti pensare che nel primo tempo abbiamo contato appena due falli granata, e non perché abbiamo vinto tutti i contrasti: solo 50% di contrasti vinti e solo 30% dei duelli aerei (6/20). La sterilità offensiva è l'altra faccia di una serata disastrosa. I granata sono apparsi spuntati davanti, incapaci di creare pericoli veri e propri. Simeone si è battuto tanto, ma quando si è trovato a tu per tu con la porta ha sciupato l'unica occasione capitatagli, sciabattando malamente il possibile 2-1. Adams, subentratogli negli ultimi 30', ha tentato il tiro due sole volte.
Ngonge, pur avendo fatto vedere di possedere numeri importanti, non ha mai finalizzato quanto costruito, scoccando il primo tiro dei granata (centralissimo) appena al 46'. Qualcosa ha fatto vedere Aboukhlal, subentrato nella ripresa, ma i suoi due tiri, pur se di ottima fattura, sono sembrati un po' troppo pretenziosi. Fatto sta che il gioco lento e prevedibile non ha permesso di innescare gli attaccanti, che sono rimasti isolati e poco incisivi. La mancanza di idee chiare in fase offensiva rendono il Toro prevedibile e facile da contenere. Alcune scelte tecniche di mister Baroni, poi, ci hanno lasciati interdetti: perché insistere su Masina e non far giocare Maripan? Perché togliere Ilkhan (il migliore nel disastro) per Tameze, che regista non è? Perché lasciare Ilic in panchina quando in campo si aggiravano le bruttissime copie di Casadei e Gineitis (qui temiamo di avere la risposta, ed è legata a ragioni di mercato, che, se fossero vere, non condividiamo affatto)? Perché non riprendere in modo drastico Pedersen, autore dell'ennesima sgangherata rimessa laterale da oratorio ovviamente assegnata agli interisti? La partita contro l'Inter non è solo una brutta sconfitta, ma un campanello d'allarme che non può essere ignorato.
È evidente la necessità di correre ai ripari e di prendere decisioni drastiche. La prima, e più urgente, è intervenire sul mercato per un difensore centrale di qualità, in grado di dare solidità a un reparto in crisi e di costruire il gioco. Lo abbiamo già scritto qui: tra dicembre e gennaio mancheranno anche i due titolari di Milano, Coco e Masina, e avremo solo Maripan e Ismajli (corna facendo sugli infortuni), ma sembra che nessuno consideri questo come il primo problema da affrontare e risolvere. La seconda è rivedere le strategie di gioco. Rinunciare alla costruzione dal basso a tutti i costi e puntare su un approccio più pragmatico e diretto potrebbe essere una chiave per ritrovare più equilibrio e un po' di fiducia. La terza è prendere un terzino sinistro che possa far rifiatare Biraghi, evidentemente in debito di ossigeno. Il Toro ha bisogno di ritrovare sé stesso, partendo dalle basi, ma il calendario terribile non perdona: occorre agire con urgenza, se non vogliamo rivedere la disfatta di San Siro.
Manager, docente Luiss, esperto di comunicazione e Public Affairs, giornalista pubblicista col cuore granata. Michelangelo Suigo è un autore che per chi è avvezzo al mondo della comunicazione, specialmente se legata all’imprenditoria, non ha bisogno di presentazioni. Chi volesse approfondire il suo sterminato curriculum può farlo sul sito di Inwit, azienda di cui ricopre attualmente il ruolo di EVP External Relations, Communication & Sustainability Director. Ma soprattutto, per quel che attiene a questa rubrica, Michelangelo è un orgoglioso e genuino tifoso granata.
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